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31/10/2013 06:35:00

Selinunte, Il Parco Archeologico chiuso nei festivi per motivi di budget

 In una calda e assolata domenica di ottobre iniziate con una lunga sequenza sulle “numerose colonne ancora in piedi che da lontano somigliano ad una grande città dalle molte guglie”, mostrate uno scorcio di mare turchino, fate seguire una serie di primi piani dei volti estasiati di alcune centinaia di francesi, tedeschi, scandinavi: avete creato il set di uno spot pubblicitario, sia pure di maniera, per Selinunte, il Parco Archeologico più grande del Mediterraneo. Ingredienti fin troppo abusati, si dirà, ma sempre efficaci. Ma, come in tutte le vicende siciliane, c’è sempre un quid che non fa andare le cose per il verso giusto. Si dà il caso infatti che il messaggio non è valido per le domeniche e i festivi. Giorni in cui la biglietteria chiude alle 12,30, con la chiusura totale dopo appena un’ ora. Peccato però che domenica 27 ottobre non ne fossero a conoscenza alcune centinaia di turisti e tra questi, oltre a chi scrive, una cinquantina di operatori economici presenti in zona perché interessati alla filiera olearia legata della “nocellara”. Del resto anche il sito web e la pagina facebook del Parco indicava per il 28 l’inizio del nuovo orario. Comprensibile quindi il malumore manifestato, anche con qualche epiteto colorito, dalla gente rimasta fuori dai cancelli. L’unica a rimanere stupita delle lamentele è stata però la dottoressa Caterina Greco. La programmazione dell’orario è in vigore dall’anno scorso, ha dichiarato. A causa del budget limitato disponibile, ha aggiunto. Insomma, una questione di vil denaro, dovuto alla stretta economica e ai tagli di spesa imposti dal governatore Crocetta. La chiusura pomeridiana dei giorni festivi tra ottobre e marzo permetterebbe di avere più custodi in turno nel periodo primavera-estate. Dimenticando però che solo dal mese del dicembre dello scorso anno mancano all’appello ben sette unità lavorative e che prima non c’erano le chiusure festive. Una soluzione angusta per un problema enorme, come si vede. Un’isola che vanta un inestimabile bacino di beni culturali dovrebbe avere governanti lungimiranti in materia di turismo-culturale. E’ come se gli spagnoli lesinassero soldi per il Prado di Madrid, i francesi per il Louvre di Parigi e i Greci per il Partenone di Atene. Una micragnosa visione del settore culturale non produce nemmeno un indotto positivo in quello turistico. Del resto, non c’è stato qualche ministro che ha teorizzato l’improduttività della cultura? Ma l’episodio di domenica è stato rivelatore di una questione che ormai si protrae dal dicembre dello scorso anno, come accennavamo. Da quando, cioè, 17 lavoratori dipendenti della società “Novamusa”, di cui 7 al parco archeologico di Segesta, 3 al Baglio Anselmi di Marsala e 7 a Selinunte (Carmela Caldarera, Vito Cusumano, Francesca Di Maria, Giusy D’Agostino, Ami Di Maio, Pamela Sciortino e Teresa Giglio) persero il posto di lavoro a seguito della decisione del Presidente della Regione di revocare alla società in questione la gestione dei siti citati. Fu un brutto Natale per quelle 17 famiglie che, di punto in bianco, si trovarono senza fonte di reddito. Invano si sono rivelati le manifestazioni dei lavoratori e le prese di posizioni da parte dei rappresentanti sindacali per trovare insieme una soluzione alla vicenda. Che, come si ricorderà, prese l’abbrivio dopo l’arresto del legale rappresentante della Novamusa, tale Gaetano Mercadante, accusato di non avere versato alla Regione siciliana introiti per circa 19 mln di euro, provenienti dagli incassi dei più noti tesori siciliani come il Teatro Greco di Taormina o il Parco Neapolis di Siracusa. C’è chi sostiene che il presidente Crocetta avrebbe deciso di bloccare ogni affidamento esterno dei siti e che sarebbe questo il motivo per il quale non viene dato seguito all’aggiudicazione dell’appalto della nuova società “Munus srl”, in colosso romano del settore, che si occupa dei musei civici di Firenze e Padova, del museo nazionale di Villa Pisani e della Biblioteca nazionale e centrale di Roma. Di più. Con la delibera n.34 del 31-1-2013 il presidente Crocetta ha chiesto all`avvocatura dello Stato se vi siano gli estremi per revocare le gare. Il sindacato e i lavoratori hanno, dal canto loro l`immediata aggiudicazione delle gare regolarmente vinte, con l`assorbimento del personale. In particolare in provincia di Trapani ad essersi aggiudicata la gara d`appalto per la gestione dei siti di Segesta e Selinunte, del Museo Pepoli di Trapani, del Museo Satiro di Mazara del Vallo e del Museo della Nave punica di Marsala è stato proprio il gruppo di imprese di cui capofila è la sopra citata società Munus Spa. Fino ad oggi nessuna decisione è stata assunta, viene denunciato dai sindacati. Le conseguenze ricadono tutte sulle spalle dei lavoratori, totalmente estranei alle malversazioni consumate. La maggior parte dei quali lavorava nel settore dal 2005, acquisendo esperienza e professionalità, ma che hanno anche messo su famiglia, contraendo mutui e che oggi pagano per colpe certamente non loro. Era stato promesso a questi lavoratori che sarebbero stati assorbiti dalle aziende che si sono aggiudicate gli appalti relativi ai servizi aggiuntivi. Sulla vicenda era intervenuta favorevolmente e per sollecitare una decisione al governo anche l’on Antonella Milazzo del Pd. Tutto vano, fino a questo momento. Eppure nel trapanese la valutazione degli incassi si aggirerebbe sui 2 milioni. La Regione incasserebbe dai futuri concessionari un canone fisso, più almeno il 70% dei biglietti staccati e il 5% dell'incasso legato a gadget e attività sui siti. Eppure quello di Selinunte è il Parco Archeologico più vasto d’Europa, esteso 270 ettari circa e che parte da un potenziale di 300mila visitatori provenienti da tutto il mondo, dall’Europa dell’Est, all’Argentina, dal Brasile all’Asia. Numeri e dimensioni che certamente non possono essere affrontati in un’ottica miope e ragionieristica, che pone al centro della questione solo un centinaio di ore di straordinario da concedere al personale utilizzato.
Franco Lo Re