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12/03/2014 15:19:00

Auguste Rodin, la sinfonia delle forme. Roma, Terme di Diocleziano, fino al 25 Maggio

Un nuovo modo di scolpire, la capacità di coniugare i principi dell’arte classica con valori moderni come la concretezza e il realismo. Modellare il marmo come fosse cera, dare morbidezza ai materiali duri. E trovare un’insolita chiave di lettura per rappresentare l’umanità: attraverso l’eros, i sentimenti, la carne. Tutto ciò fa di Auguste Rodin il padre della scultura moderna o, come è stato definito dalla critica contemporanea, “il Michelangelo della Belle Epoque”.
Nelle sale delle Terme di Diocleziano, si raccolgono ben 62 sculture del Museé Rodin di Parigi, in libera uscita a causa di lavori in corso al museo. Le opere sono raggruppate in 3 sezioni:
La fase classica, ovvero della giovinezza, nella quale l’artista prende a modello l’arte antica e cerca di raggiungere una perfezione classica, come ne L’uomo dal naso rotto, omaggio a Michelangelo. Domina la sala il maestoso Bacio in cui ritroviamo la grazia dell’arte greca - nella figura possente dell’uomo e nelle esili forme femminili - insieme a un’infinita sensualità e un raffinato tocco di erotismo. L’opera, criticata in quanto troppo spinta per la mentalità di fine ‘800, è poi diventata simbolo della scultura moderna poiché è un viaggio verso un desiderio intenso ma liberatorio: il piacere dei sensi. Senza scatti nervosi e nell’abbandono alla dolcezza, si assiste a una delicata sinfonia di forme, perfettamente bilanciate.

 

 

 

 

 

Segue la sezione dedicata alle figure che emergono dai blocchi di marmo creando un dualismo materia/forma, tra la figura levigata e nitida e la base scabra e informe. Qui rimaniamo estasiati dallo struggimento della Danaide – triste personaggio che nella mitologia greca subisce l’ordine di uccidere il marito - corpo sinuoso che cerca di liberarsi dalla roccia.

Dal marmo emergono, colte nel momento della creazione, delle stupende Mani di Dio. E al centro di esse, plasmate dalla materia, delle parti umane. In opere come questa vediamo la capacità dell’artista di immortalare il movimento, di dare un’impronta realista e allo stesso tempo estrosa, geniale, quasi magica.


Infine, la sezione dedicata all’Incompiuto, tema michelangiolesco in quanto l’ opera di riferimento è l’ultimo capolavoro del maestro italiano, La pietà Rondanini. L’idea di lasciare una parte di materia non lavorata nasce dal fatto che la luce viene catturata dalla parte grezza e riflessa nelle parti più levigate dell’opera. Da innovatore, per Rodin il concetto del non-finito assume nuovi significati come la continua ricerca di perfezionamento, l’idea del divenire, e ancora di qualcosa di umano che anima la materia dando vita ad una scultura calda e avvolgente. In questa sala troviamo anche numerose figure caratterizzate da uno spiccato espressionismo e una profonda intensità nei volti scolpiti.
Le sculture godono di un allestimento particolarissimo: tavoli di legno, tubi e tendaggi che richiamano la bottega dell’artista-artigiano, come a voler sottolineare l’importanza degli sbozzatori che – ulteriore elemento di modernità dell’artista francese – lo coadiuvavano nella fase finale dell’opera. In una simile esposizione è possibile ammirare le opere a 360 gradi, camminarvi attorno, studiarle da ogni lato.
Fa piacere pensare che, dopo tanti decenni, rispetto alla data in cui Rodin venne per la prima volta in Italia, l’artista è ancora qui, nei luoghi che tanto amava. In numerosi scritti aveva rimarcato come dal 1908, data in cui venne nella città eterna, il suo gusto e il suo lavoro si fossero incredibilmente evoluti. Influenzato dalla luce, dalla bellezza delle donne, da artisti della portata di Dante, Raffaello e Michelangelo, nel periodo della maturità lo scultore dell’equilibrio classico diventa sempre meno borghese e sempre più audace, fantasioso, passionale. Qualità che faranno di lui uno degli artisti più rivoluzionari della nostra epoca, contemporaneo al nostro spirito.

Sabrina Sciabica



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