Quantcast
×
 
 
24/09/2014 07:00:00

Ryanair, i Comuni ancora non pagano. Birgi in caduta libera

Non si respira una bella aria all’aeroporto di Trapani-Birgi. Preoccupati sono i dipendenti dell’Airgest, la società che gestisce lo scalo “Vincenzo Florio”. Preoccupati sono anche gli operatori e i commercianti che all’interno dell’aeroporto hanno cominciato, da quando è arrivata la Ryanair, a lavorare, e parecchio. Da qualche mese però i numeri a fine mese sono diversi. C’è aria di incertezza, perchè la Ryanair ha annunciato che diminuirà, ancora, le tratte da e per lo scalo trapanese. Non è una novità, ma adesso scompariranno tratte fondamentali, come quella con Gerona-Barcellona, l'unica da e per la Spagna rimasta. Già da un paio di anni la compagnia irlandese ha cominciato a manifestare interesse per altri aeroporti, per altri affari, in Sicilia. Prima con Palermo, e adesso con Comiso. Se si vuole che la Ryanair resti a Birgi bisogna pagarla. Una pratica non proprio legale, nel mercato della libera concorrenza. Ma questa è stata la condizione. Allora è stato inventato un accordo di co-marketing sottoscritto dall’Airgest, che è in maggioranza pubblica. Dopo l’uscita di scena della Provincia regionale di Trapani, socio di maggioranza è diventata la Regione Siciliana. Poi una cordata di privati e la Camera di Commercio.
L’accordo prevede che anche i 24 Comuni trapanesi si impegnino a contribuire indirettamente per fare stare a Birgi la compagnia. Sono impegni gravosi: 300.000 euro a testa solo per i Comuni di Trapani e Marsala, e via via tutti gli altri, secondo cifre concertate qualche mese fa dal Presidente della Camera di Commercio, Pino Pace, e dal Prefetto Leopoldo Falco. I Comuni trapanesi devono mettere due milioni di euro l'anno, in totale, ogni anno. Se avessero messo tre milioni di euro l'anno la riduzione dei voli non ci sarebbe stata. Perchè, nel frattempo, Ryanair ha annunciato il taglio di alcuni voli da e per Trapani per l'inverno 2015. Così dai quattro aeromobili che facevano base al Vincenzo Florio si è passati a 3 lo scorso anno, e presto ne potrebbe restare solo uno. Significa meno voli, meno indotto, meno tutto. E i Comuni, che si sono accorti soltanto adesso del pacco anzichè pensarci quando la compagnia cominciava a battere cassa, non hanno ancora versato le quote. Al momento soltanto le amministrazioni comunali di Erice, Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Favignana, Paceco, Partanna, San Vito Lo Capo e Valderice hanno provveduto a versare le rispettive quote previste nell'ambito dell'accordo sottoscritto con la compagnia Ryanair. E gli altri? Molti non hanno ancora approvato il bilancio di previsione. Alcuni per trovare i soldi hanno dovuto applicare la tassa di soggiorno, che le strutture ricettive hanno fatto pagare malvolentieri ai turisti (anche questi diminuiti rispetto allo scorso anno). E cosa succederebbe se alcuni Comuni decidessero di tirarsi indietro, di non pagare? Anche perchè, in realtà, la storia delle quote è nata come una sorta di “patto tra gentiluomini”. Insomma, tutto fa mettere a rischio l’accordo di co-marketing, la permanenza di Ryanair a Trapani e l’esistenza stessa dell’aeroporto. Per questo il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco ha sollecitato le amministrazioni comunali. Marsala e Trapani, prima di tutti: “Hanno anche il dovere morale di essere di esempio per gli altri enti”, anche perchè devono versare la quota maggiore, 300 mila euro a testa. A Marsala, commissariata, si aspetta l’approvazione del bilancio di previsione e vedere quanto hanno racimolato hotel e b&b con la tassa di soggiorno. A Trapani, il sindaco Vito Damiano ha detto di aver previsto in bilancio le somme, ma ha anche chiesto la collaborazione dei privati. Della questione aeroporto vuole che se ne parli in un consiglio comunale straordinario, e chiama in causa anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ognuno vuole mettere becco, in questa vertenza. C’è da dire che l’aeroporto vive, oggi più di prima, in una zona di nessuno. Fin quando c’era la Provincia come socio di maggioranza, nel bene o nel male, esisteva una governance, seppur politica, dello scalo. E l’Ente versava fior fior di quattrini per l’Airgest.
L’aeroporto di Trapani-Birgi è interessato anche da una crisi economica che coinvolge la società che la gestisce che avrebbe registrato un ulteriore disavanzo in bilancio. Senza la Provincia sono venute meno diverse entrate in bilancio. E altre sono in netta diminuzione, come conseguenza del taglio dei voli, come ad esempio i proventi dei parcheggi a pagamento. Intanto il Movimento 5 stelle ha sollevato il caso d della crisi in Libia che potrebbe avere ripercussioni sul traffico aereo siciliano. Questa la preoccupazione del senatore 5 Stelle, il trapanese Vincenzo Santangelo, che ha chiesto chiarimenti al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, durante il “question time” sui possibili disagi per il traffico civile nell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani.
In passato è già accaduto che il traffico civile dell’aeroporto di Birgi, vicino alla base del 37° stormo dell’Aeronautica militare, fosse stato chiuso per rendere più sicure le operazioni militari, con ricadute economiche sul territorio che si fanno sentire ancora oggi.
Il ministro Pinotti ha risposto che non esiste nessuna programmazione in merito alla situazione della Libia.