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20/07/2017 09:10:00

Marsala, domani alle 19 Versi al Tramonto alle “Due Rocche”

di Katia Regina. A Marsala esiste un posto… un posto che c’è sempre stato, ma solo di recente è diventato il posto di alcuni. Si chiama le due rocche, o almeno è sempre stato chiamato così per via delle rocche (due o tre?) che emergono dal mare. E chi lo ha chiamato così, per la prima volta, non doveva essere uno stratega del naming, non cercava un brand né tantomeno d’ incuriosire il turista rispetto al luogo. Mosso dalla sola necessità di chiamarlo per indicarlo, lo battezzava un po’ come fanno gli indiani, osservando gli elementi nel qui ed ora.

Nessun comfort per chi lo sceglie, almeno non quello generalmente inteso. Pietre insidiose e viscide, alghe stracotte di sole e appiccicose, pallottole secche cucite da salsedine e vento. E non serve aggiungere altri elementi scoraggianti, perché quel luogo dev’essere magico e ci resta, nonostante tutto. Non si spiegherebbe altrimenti quel variegato panorama antropologico dello scoglio più cosmopolita di Marsala, una promiscuità che si è creata spontaneamente.

Un fenomeno da studiare per carpirne il segreto e riprodurlo in altri luoghi, in ogni altrove. Il privilegio del tramonto lo si gode in altri scorci della nostra costa, eppure… Se è vero che l’energia si rigenera e abita gli spazi, allora si potrebbe azzardare l’ipotesi che su quelle rocce gli allievi della scuola neoplatonica si siano seduti, dentro quelle acque si siano bagnati. Che lo stesso Porfirio su quegli scogli abbia pensato e riconosciuto quell’Uno verso cui l’Essere tende. E perché no, la stessa Sibilla vi abbia divinato. Che tutto questo vortice inebriante di bellezza sia rimasto lì, nei secoli, spiazzando il superfluo.

Non c’è altra spiegazione, altrimenti, non così suggestiva almeno. Ecco perché il luogo mette tutti d’accordo, concilia ogni cosa, senza scarti. Intellettuali ma non solo, nivurincioli e sciuscià indigeni. Gente semplice e poeti non estinti. Ci si abbronza e si dorme sotto il sole. Si fa il bagno senza badare troppo alle difficoltà per tornare sulla terraferma. Ci si spartisce il pane (cunzato) spezzandolo con le mani, si perpetua il rito dentro la più maestosa delle cattedrali.

Alle due rocche, da qualche anno, si fanno cose, incontri per parlare di letteratura, attualità, poesia e persino brevi rappresentazioni teatrali. Tutto pressoché improvvisato, in ogni caso senza una comunicazione ufficiale , canonica. Tutto ciò grazie ad un gruppo di amici, ed uno in particolare, il professore Nino Contiliano. È stato lui, tra i primi, a vedere quel luogo che altri guardavano e basta. La sua sfrontata sensibilità ha intercettato quell’energia. Ed è per questo che si avverte un certo obbligo morale nei suoi confronti, quando si intende organizzare un evento alle due rocche.

Ed ecco perché venerdì 21 luglio, alle ore 19 ci sarà anche il professore alle due rocche per leggere i suoi Versi al Tramonto, insieme a quanti decideranno di esserci.
Ci sarebbe inoltre la querelle irrisolta, ossia se le rocche sono in realtà due o tre. La questione non è di poco conto per i frequentatori. La soluzione potrebbe essere quella di rinominare il posto, proprio come fanno gli indiani che possono mutare il nome nel corso della loro vita in base ad un evento straordinario che si manifesta.

Gli approfondimenti ipertestuali sono a cura del professore Nino Rosolia.
 



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