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07/12/2017 07:16:00

Marsala, Maurizio Planeta condannato a un anno e mezzo per stalking ad Antonella Lusseri

Il pm aveva chiesto 2 anni e 4 mesi di carcere, ma il giudice ha ritenuto equa una condanna a un anno e mezzo. E’ quanto ha sentenziato il magistrato Matteo Giacalone nel processo al 48enne pregiudicato marsalese Maurizio Planeta, accusato di “stalking” in danno della giornalista Antonella Lusseri.

Teatro dei fatti contestati al pregiudicato è un cortile del centro storico marsalese, in via Antonino Barraco. Maurizio Planeta, che abita con il padre, è vicino di casa di Antonella Lusseri.

Il pregiudicato, difeso dall’avvocato Francesca Frusteri, ha cercato di respingere le accuse affermando che i dissidi avuti con la giornalista erano dovuti solo a “problemi di vicinato”. All’inizio del processo, però, Antonella Lusseri, costituitasi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Concetta Inglese, ha parlato di atti persecutori che sarebbero iniziati nel 2014.

“Si comincia con un rapporto di buon vicinato – raccontò la giornalista quando esplose il caso – dopo, però, mi sono un po’ stancata delle sue attenzioni, di qualche molestia stupida. Io lo ignoravo, ma ottenevo un atteggiamento più assillante. A un certo punto, ho denunciato”.

All’inizio, comunque, la presunta vittima non si rendeva ancora ben conto di essere vittima di stalking, ma su consiglio delle forze dell’ordine installò telecamere davanti l’ingresso principale della sua abitazione. Tenendo anche il telefonino sempre acceso (e quanto è stato videoregistrato è stato acquisito agli atti del processo con quattro Dvd). Intanto, per evitare di incontrare il Planeta, cominciò ad entrare e uscire di casa da un altro ingresso, in un cortile vicino.

“Dopo due anni di denunce, minacce e ingiurie – continua Antonella Lusseri – a un certo punto, a questa persona vengono revocati gli arresti domiciliari e finisce in carcere. Aveva minacciato noi vicini con un coltello. Il padre mi aveva anche chiesto di ritirare la denuncia. In prossimità della scarcerazione, deduco che tornerà a casa e mi preoccupo, perché sono stata oggetto delle sue attenzioni, delle sue minacce, con prove, video e testimoni. Dalla videocamera che ho installato si vedeva lui che scattava foto, aspettava che io uscissi da casa. Una volta mi disse: ‘Io mi sono fatto tanti anni di galera, non ho niente da perdere, se mi crei problemi le conseguenze le paghi tu e le altre vicine’. Ci sono prove, registrazioni, video”. In aula, il pregiudicato ha cercato di difendersi affermando: “C’erano dei diverbi, ma erano solo per questioni di vicinato”. Per la difesa, infatti, la vicenda sarebbe stata un po’ “ingigantita”. Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato difensore Francesca Frusteri ha dichiarato: “Esito scontato. Sembrerà strano ma era proprio quello che ci aspettavamo vista la eco mediatica che inevitabilmente ha influenzato la serenità del giudizio. Rispettiamo la sentenza ma non la condividiamo e attendiamo tra 90 giorni di leggere le motivazioni per proporre appello”.

"Ho provato vergogna per il carico di bugie contro - commenta Antonella Lusseri - ,rimorso per la piccolezza umana, soddisfazione per la strada fatta e sollievo per un capitolo chiuso".