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18/01/2018 07:26:00

Omicidio Lombardo a Partanna: ergastolo per il mandante Scimonelli

La massima pena (ergastolo), come invocato dal pm della Dda Carlo Marzella, è stata inflitta dalla Corte d’assise di Trapani (presidente Samuele Corso) al presunto boss mafioso di Partanna Giovanni Domenico Scimonelli, 50 anni, processato con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso con due fucilate, a Partanna, davanti il bar “Smart Cafè”, il 21 maggio 2009.

L’ucciso, un pastore con precedenti penali, aveva 47 anni. Ad indicare Scimonelli come “mandante” sono stati i due uomini che, alcuni mesi dopo l’arresto, avvenuto nel novembre 2015, hanno deciso di collaborare con la giustizia, autoaccusandosi come autori materiali del delitto: Attilio Fogazza, 45 anni, di Gibellina, e Nicolò Nicolosi, anch’egli di 45 anni, di Vita. Il 21 aprile dello scorso anno, Nicolosi e Fogazza (a sparare sarebbe stato il primo, mentre il secondo era alla guida dell’auto) sono stati condannati a 16 anni di carcere ciascuno dal gup di Palermo Filippo Anfuso. Secondo l’accusa, Lombardo sarebbe stato punito per il furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar di Partanna, di cui, all’epoca, “Mimmo” Scimonelli sarebbe stato gestore “di fatto”. Sul caso, nel 2015, ha fatto luce un’indagine dei carabinieri. Il 2 maggio 2016, Scimonelli è stato condannato a 17 anni di carcere dal gup di Palermo Walter Turturici nel processo “abbreviato” scaturito dall’operazione antimafia “Ermes”. Per l’accusa, l’imprenditore è “uomo d’onore” e “colletto bianco” tra i più vicini a Messina Denaro. A difendere Scimonelli è stato l’avvocato Calogera Falco, che durante il processo ha cercato di mettere in luce alcune “piste alternative”. Per il legale, infatti, anche altri avevano interesse ad eliminare Lombardo. E ieri sera, dopo la sentenza, letta intorno alle 21, dopo circa dieci ore di camera di consiglio, l’avvocato Falco ha affermato: “La lunga camera di consiglio e gli elementi introdotti nel fascicolo per il dibattimento dopo una lunga istruttoria ci lasciano presagire che non vi fosse una grande certezza degli elementi di condanna. Siamo pronti per l’appello che ci darà la possibilità di sviscerare meglio tutti gli elementi idonei ad addivenire all’assoluzione”. Sul caso ha fatto luce l’indagine avviata dai carabinieri. Nel 2015, a segnare una svolta nel “cold case” fu un dialogo intercettato dai militari tra Giuseppe Tilotta e Giuseppe Bongiorno nell’ambito delle attività di ricerca del superlatitante Matteo Messina Denaro. Gli investigatori ascoltano i due presunti mafiosi che lamentano il disinteresse di Messina Denaro verso le sorti degli affiliati al clan. Il superlatitante è accusato di pensare solo ai sui affari e di non fare abbastanza per proteggere i componenti della famiglia mafiosa. E nel corso della telefonata, sostengono gli inquirenti, vengono svelati inconsapevolmente i killer e il movente dell’omicidio Lombardo. E per la Dda, Tilotta è attendibile perché parla del luogo e delle modalità del fatto di sangue. Scattarono, così, i provvedimenti cautelari (carcere), a fine novembre 2015, per Nicolò Nicolosi e Attilio Fogazza e poi, a metà dicembre, per Scimonelli.



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