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02/04/2018 06:00:00

Crisi Pd da Marsala, ad Erice a Trapani. Campagna: "Meno caminetti, più circoli aperti"

Marco Campagna, segretario provinciale del Pd, le elezioni regionali prima e nazionali poi hanno lasciato un Partito Democratico da ricostruire. Da dove si parte in provincia di Trapani?

 

Ripartiamo dai fondamentali. Due sconfitte,regionali e nazionali, politiche perché in entrambi casi avevamo governato noi. In provincia di Trapani nonostante la sconfitta alle regionali siamo andati bene ottenendo il 20%, il miglior dato oltre la media regionale del PD. Il risultato nazionale, nonostante la provincia fosse tagliata in due, non è drammatico ma sicuramente segna una netta sconfitta. Dobbiamo ripartire alla vecchia maniera, dalla cultura politica per dare una “costituzione emotiva” alla sinistra del XXI secolo e dalla forma partito, per individuare nuovi strumenti di dialogo con la società e di selezione della classe dirigente. servono meno caminetti e più incubatori di impegno civico. Meno interviste a briglia sciolta e più circoli aperti per discutere e ripartire. Quindi ripartiamo da qui. E in questa fase significa dai territori con le assemblee di circolo dove non solo gli iscritti ma anche i sostenitori possono partecipare. Questo momento deve coinvolgere tutto il nostro partito e prevedere, nelle prossime settimane, ( già in alcune realtà della provincia si sono celebrate) diversi appuntamenti capillari e diffusi. Come ha detto il nostro segretario reggente Maurizio Martina, portiamo il gruppo dirigente, dai neoparlamentari ai dirigenti locali, a svolgere un’impellente attività di confronto e di presenza sui territori, una rete che fa ancora del nostro partito, pure nella difficoltà del momento, un soggetto unico nel suo radicamento territoriale. Abbiamo bisogno di ascoltare iscritti ed elettori, chiamarli a raccolta, raccogliere le sollecitazioni utili per riconnettere il partito a tutti coloro che ci hanno sostenuto. Questo percorso di assemblee locali ci condurrà, nell’arco delle prossime settimane, a convocare l’Assemblea nazionale del PD: questo, come prevede il nostro Statuto, sarà il luogo ultimo delle decisioni politiche e organizzative da prendere in futuro, per aprire quella fase costituente di cui il nostro Partito ha bisogno, per uscire da questa dolorosa sconfitta ancora più forte.

 

Lei è il segretario provinciale dem, ha assunto delle posizioni da mediatore ma sui territori c'è qualcosa che non va. Lotte intestine e faide interne hanno portato allo scollamento con gli elettori e con le città. Ci sarà una sterzata o si continuerà ad avallare in silenzio?

 

Nessuno ha avallato in silenzio alcunché. Ma sono sempre stato convinto che i gruppi dirigenti locali devono assumersi responsabilità e essere loro a decidere le scelte politiche locali. Coerenti con la linea politica provinciale. Anche con forti discussioni interne. E se sbagliano se ne assumano anche le conseguenze. Se emergono limiti e giusto cambiare. Così cresce un gruppo dirigente se no abbiamo esecutori silenti e non mi interessa e non interessa ad un partito che vuole guidare il paese. Questo fa un partito e ormai siamo rimasti solo noi a coltivare i luoghi della rappresentanza democratica. 

 

A Marsala una segreteria che prima boccia l'operato del sindaco e di tre assessori, poi spacca il gruppo consiliare. Nel frattempo si dimettono in tanti dalla segreteria, prendono le distanze, e tre consiglieri si autosospendono. C'era una regia precisa? Quale? La città non aveva bisogno di questo muro contro muro...

 

La città ha bisogno di altro. Le scelte politiche hanno delle conseguenze. Non nascondiamoci c’è un malessere nella comunità marsalese ma il muro contro muro non aiuta al bene della città. Come vede abbiamo dirigenti che sono consequenziali a scelte non condivise dimostrando lealtà al partito e alla città. Non tutti si dimettono oggi. Era corretto che localmente si compissero gli atti dovuti.

 

Su Marsala si attende il suo intervento. Si andrà verso un commissariamento o verso una reggenza?

 

Seguiamo Marsala da subito e abbiamo accompagnato con la giusta distanza e nel rispetto dei ruoli le scelte che andavano fatte. Nei prossimi giorni interverremo e dopo aver ascoltato tutti prenderemo rapidamente le decisioni necessarie.

 

Ad Erice le cose non vanno meglio. L'elezione di Simona Mannina come segretaria dei Giovani Democratici ha portato Gianrosario Simonte a picchiare duro. L'assemblea dei tesserati pare sia avvenuta in una pizzeria con solamente alcune convocazioni escludendo altri tesserati. Che succede?

 

Ad Erice un gruppo di giovani si è riunito dopo avere esercitato percorsi politici autonomi dal PD. I Giovani Democratici hanno i loro organi a tutti livelli e un loro tesseramento distinto dal PD. Hanno svolto il congresso presso un altro locale perché il PD di Erice non ha più una sede. E il segretario di Erice non sa neanche questo. Si vede che non convoca una riunione da chissà quanto tempo. Ne conosce i suoi tesserati. Chi sono gli eventuali esclusi? Siamo sicuri che erano iscritti? O magari tutta questa manfrina di comunicati nasce solo perché dei giovani liberamente hanno deciso di fare politica senza chiedere permesso a nessuno? O magari perché hanno eletto la giovane consigliera Mannina che eletta con la maggioranza e’ stato oggetto di ostracismo dal gruppo dirigente perché alle ultime regionali ha sostenuto un candidato diverso rispetto a quello locale così come hanno fatto nei confronti di altri dirigenti? Quindi meno caminetti meno interviste a briglia sciolta e più circoli aperti per discutere e ripartire. Ed inoltre le dimissioni non si annunciano non si minacciano si danno e basta. La politica dicono e’ come il teatro ci sono due momenti fondamentali e difficili sono l’entrata in scena e l’uscita.

 

Trapani è chiamata ad uscire dalla stagione buia del commissariamento. Chi sarà il candidato del PD? Ci sarà un Piero Savona bis?

 

Stiamo lavorando per avere un candidato sostenuto dal Pd cercando ed essendo disponibili a fare sintesi tra le proposte di candidatura avanzate. Certo con i nostri valori e le nostre bandiere. Non abbiamo nulla da rimproveraci rispetto alla campagna elettorale di un anno fa che ci ha portato al ballottaggio e ad essere il secondo partito in città. Siamo consapevoli che e’ cambiato molto e proprio per questo ci stiamo confrontando e dialogando per trovare la migliore candidatura.

 

Fausto Raciti, segretario dem regionale, non si è dimesso. Resta un partito che deve ricominciare ma non si comprende da dove. La stagione dei congressi aprirà altre fratture, la leadership pare andrà ai catanesi. Lei ha partecipato alla direzione regionale di domenica, che impressione ne ha avuto?

 

Ancora molta confusione ma e’ normale visto quanto accaduto. Eviterei di parlare di leadership non risolve i problemi del PD nazionale e regionale. Dobbiamo invece interrogarci a fondo, non c’è più la socialdemocrazia del novecento. La sinistra europea vive una crisi senza precedenti. C’è un radicale mutamento dove globalizzazione e rivoluzione tecnologica espongono le persone a nuovi rischi. E ancora manca una risposta nuova e chiara dei progressisti e riformisti. Bisogna studiare la contemporaneità: schemi e parole del recente passato sono superati dagli eventi. Serve tornare a leggere e ad ascoltare che cosa si muove in Italia, provando a dare risposte di senso, profonde e che hanno respiro. Per ambire a rappresentare il paese reale, incarnando i valori di progresso e proteggere gli esclusi. C’è tanto da fare mettiamoci a lavoro. Ecco per dirla con Antonio Gramsci: “Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna mettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”.