Buongiorno Gentile Redazione Tp24.it,
Come accordi presi invio mail per rispondere, rettificare, correggere e chiarire alcune informazioni contenute nel vostro articolo: "Mafia, la storia di Silvio Badalamenti. Ucciso a Marsala il 2 giugno del 1983".
Intanto, voglio fare una premessa importante: come si evince dal mio libro io custodisco nella mia anima un ricordo bellissimo di Marsala, della sua luce, dei paesaggi, persino del vento e dei profumi; come anche della sua gente, i marsalesi accoglienti e gentili, sorrisi sinceri e una comunicazione affettuosa impressa nella mia memoria.
Perciò mi ha creato profondo dolore scoprire che proprio da un contesto marsalese veniva partorito un articolo, su di me e la mia storia, superficiale, senza neanche avere cura di intervistarmi. Posto pure che sarei stata molto felice di parlare con voi, ma comunque mi auguro che a fronte di ciò che ci siamo detti telefonicamente e che abbiamo concordato, si possa provvedere a riportare la verità dei fatti con maggiore chiarezza.
Dunque riporto alcuni punti in ordine di apparizione dell’articolo per ristabilire chiarezza e verità.
Punto1) Silvio Badalamenti direttore di esattoria di Marsala. Esattoria SARI di Firenze, un’esattoria che come stabilito da carte e documenti in nessun modo faceva riferimento o aveva legami con l’esattoria dei cugini Salvo di Palermo.
Punto2) la guerra di mafia contestualizzata non fu circa nel 1984, ma ebbe inizio nel 1976. Risulta importante, dunque, specificare, perché nel 1983 era già iniziata e perseguiva da lunghi anni. Poiché si evinca dalla ragione temporale lo stato della scelta di mio padre e della nostra famiglia. Sapevamo che c’era questa spietata guerra e che venivano uccise anche persone innocenti in una strategia di terrore. Ma la dignità di mio padre era fondata su principi quali il suo lavoro onesto, una vita normale e onesta. Mio padre non volle vivere da fuggiasco per colpe che non aveva e poi ci manteneva solo con il reddito del suo onesto lavoro, voleva continuare la sua vita normale e disse no alla mafia! Ai parenti che erano tutti fuggiti al nord e a cui non volle dare aiuti e ai corleonesi che lo volevano fuggiasco come un criminale, nonostante non avesse contezza e responsabilità di mafia.
Punto 3) io non ho mai rilasciato dichiarazioni in merito a dubbi su chi avesse ucciso mio padre. Ho specificato che la responsabilità è di tutta la mafia anche e soprattutto dei Badalamenti mafiosi. Perché i pentiti dicono che fu su ordine dei corleonesi, esiste anche una lettera anonima di quel giorno, che dice che c’era anche la responsabilità di don tano che voleva dimostrare cosa succedeva a chi non voleva aiutarlo. Questi documenti sono reperibili agli archivi del maxi 1 e sono tutti riportati fedelmente nel mio libro. Per chiarire posizione, fatti e circostanze basta leggere il mio libro.
Punto4)il mio libro non è un’autobiografia o memoir come voi lo avete definito. Ma bensì come è scritto in copertina è un romanzo autobiografico. Ossia, un libro dove racconto tutta la verità su quanto concerne la storia e gli eventi legati a mio padre, per il rispetto di questa dignità e verità. Ma tutto il resto è romanzato, cioè enfatizzato, colorato, esaltato, a tratti inventato. E in questo senso anche il racconto della visita in carcere in USA potrebbe anche non essere mai avvenuto.
Io non intendo specificare cosa è da cosa sembra!
Punto5) Silvio Badalamenti non è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta su un traffico internazionale di stupefacenti, ma è stato arrestato per una vicenda che riguardava un’alfetta blindata di proprietà di Gaetano Badalamenti, ma è stato immediatamente rilasciato da Giovanni Falcone in virtù di atti, testimonianze e carte prodotte ai tempi, disponibili negli archivi del maxi 1, riportati interamente nel mio libro, prodotti in una nuova denuncia che io stessa ho presentato c.a. Agli inquirenti. Prove queste che hanno convinto poi lo stesso Giovanni Falcone dell’innocenza di mio padre, innocenza che ha ribadito anche in sede processuale (vedi testimonianza di generale dei carabinieri Nicolò Gebbia processo Omega)
Punto 6) trovo insopportabile essere definita ‘ la figlia del nipote di Badalamenti ‘ io sono la figlia di un ragazzo perbene che di cognome faceva Badalamenti. Io sono Maria Badalamenti una donna coraggiosa che ha fatto importanti denunce contro i potenti mafiosi di Cinisi, tra questi anche i Badalamenti mafiosi. Invero mi chiedo perché l’antimafia cinisense non si espone contro i mafiosi del territorio di Cinisi, fortemente inquinato. I Lo Piccolo erano a Cinisi da una famiglia del luogo, che io ho denunciato; gli Impastato della cava che risultano su sentenza fedeli collaboratori di Provenzano (che io ho denunciato per minacce e tentativi di estorsione mafiosa);il Lipari mafioso proprietario dello z10 di cinisi; la Giusy di Trapani moglie di Madonia considerata là boss reggente a Palermo. E gli stessi figli di Tano Badalamenti , che non io accuso di avere ancora importante ruolo criminale, ma le stesse procure che hanno in mano importanti indagini. Cose queste che voi come testate giornalistiche dovreste sapere e seguire. Ecco, perché tanto silenzio da parte dell’antimafia cinisense su questi eventi e nomi????
Punto7)vorrei aggiungere che quando vi riferite a posizioni pubbliche contrarie alla mia, introducete la cosa con tale formula: ‘ l’altra faccia della medaglia...’ e mi pare opportuna come frase perché da il senso di un drammatico dubbio: non vorrei che qualcuno in questa storia cercasse medaglie, oro, denaro da questa situazione e per questo si incaponisse a contrastarla. Esiste di fatto un’antimafia ipocrita ed opportunista che cerca soldi, potere e privilegi, ma certa di non incorrere in reali rischi. Voglio sbagliarmi e in tal senso ribadire che noi vogliamo invece solo giustizia e verità e che non siamo più disposti a stare in silenzio a vantaggio dei soliti sciacalli anche a costo della vita!!!
Punto8) per quanto riguarda le dichiarazioni che voi riportate a nome dell’associazione Impastato. Io spero e credo che si rifacciano a tanto tempo fa, forse queste dichiarazioni nascono per la testimonianza del pentito Angelo Siino, che riferiva di una battuta volgare detta da mio padre a siino sulla morte di Peppino. A riguardo oggi io ho chiarito in un’intervista su La Repubblica e ampiamente sul mio libro che Angelo siino non ha mai incontrato Silvio Badalamenti. Perché al contrario di loro, io ho conosciutoe frequentato il figlio di siino tale Giuseppe, durante gli anni del liceo. E ricordo l’amarezza di noi adolescenti nello scoprire che i nostri genitori non si conoscevano, ma che invece il padre siino conosceva dei cugini Badalamenti come anche il fratello di mio padre tale Salvatore . Tutto ciò è ampiamente riportato nel mio libro con tutti i particolari della nostra amicizia e dei nostri confronti. È probabile invero che Angelo siino abbia fatto il nome di un morto, per altro innocente, per omettere il nome di un vivo certamente mafioso. Tuttavia intendo qui ricordare che nello stesso procedimento lo stesso siino alla domanda del giudice se Silvio Badalamenti fosse uomo d’onore il siino risponde: ‘no, a mia conoscenza non era un mafioso’. Ancora una volta tutto riportato nel libro.
Punto 9) quando ancora riportate virgolettate le parole dell’associazione Impastato ‘le vittime di mafia non possono essere associate ad appartenenti a famiglie mafiose..’ io resto basita e perplessa da tale dichiarazione Ed invito tutti ad una logica riflessione. Come possono essere partorite queste considerazioni contraddittorie da un’associazione a nome di un uomo, Peppino, che era figlio di un mafioso e per questo appartenente ad una famiglia mafiosa. Al contrario io aggiungo che le due figure Peppino impastato e Silvio Badalamenti sono accomunate da alcuni importanti elementi. Non cinisi, perché noi non abbiamo mai vissuto a cinisi e in quel contesto. Ma sono accomunate dal fatto di essere nati casualmente e senza averne ovviamente colpa e responsabilità in famiglie mafiose, ma entrambi si sono dissociati dalla mafia e dalla famiglia e per questo sono stati uccisi. Si sono dissociati con modalità differenti certo perché di carattere e temperamento diverso. Peppino si è dissociato attraverso la politica e la radio e Silvio Badalamenti invece nell’intimità della sua coscienza e della sua famiglia decidendo di dire no ai parenti mafiosi a cui non ha voluto dare aiuto e ai corleonesi restando nella sua terra, non cedendo a quel ricatto mafioso che lo voleva fuggiasco nonostante non avesse alcuna responsabilità criminale. Decise di andare a lavorare come sempre, al suo onesto lavoro, come faceva ogni mattina, la stessa strada e neanche un’arma per difendersi ( come evinto dalle molte perquisizioni svolte quel giorno) . Ora mi e vi chiedo e chiedo a chi parla di criminale: ma quale criminale stolto nel 1983, quando dei Badalamenti in Sicilia non c’erano più ne donne e ne bambini, decideva di andare a lavorare , che i mafiosi a lavorare non ci sono mai andati, disarmato e a piedi facendo ogni mattina la stessa strada??????
Punto 10) nella conclusione del vostro articolo scrivete: ‘per la figlia Maria il papà fu ucciso per il suo no alla mafia per chi è stato vicino a Peppino era invece contiguo alla criminalità...’ intanto discuto la forma della frase finale che dà adito ad una logica che mi vuole in quanto figlia per forza dalla parte di mio padre, ma non è così. Perché io affermo tali cose supportata da atti e testimonianze e documenti tutti riportati nel libro e nelle mie denunce. E oltre ad una logica elementare già esplicata per cui uno che è contiguo e criminale ha contezza di potere essere ucciso, specie in quei giorni e non va a lavorare ogni mattina, al suo onesto lavoro, a piedi e facendo la stessa strada persino disarmato. Ma tuttavia a testimoniare le mie dichiarazioni ci sono tutti pentiti, dico tutti, compreso siino, che dichiarano nei processi e ad atti che Silvio Badalamenti era estraneo a fatti di mafia. Addirittura Patti e giacalone dichiarano che non sapevano neanche chi fosse e che per tale ragione hanno dovuto capire chi era, si sono appostati per tanti giorni per capirne le abitudini ecc. ed hanno appurato che andava ogni mattina a lavorare e che spesso lasciava prima noi bambine a scuola. Poi ci sono le autorevoli estimonianze di Giovanni Falcone e del generale dei carabinierei Nicolò gebbia e ancora ci sono tanti importanti giudici in prima linea contro la mafia che mi hanno sempre accolta con autorevole ma gentile senso di giustizia. Io chiedo che cambiate questa frase conclusiva perche dà adito a fraintendimenti e facili interpretazioni che disorientano la verità. Dovete aggiungere che io supportata da carte, testimonianze e documenti affermo che Silvio Badalamenti è stato ucciso dalla mafia pur essendo estraneo a contesti di criminalità, pur essendo innocente.
Ma poi chi sono questi vicini a Peppino a dire il contrario? Conoscevano forse Silvio Badalamenti olà sua storia?
Siamo certi che queste siano attuali dichiarazioni o sono delle cose che voi di Tp24 avete supposto in base a datate dichiarazioni???
Con questa ‘mail documento’ vi chiedo formalmente e ufficialmente di riportare per intero senza correzioni, ne modifiche, ne tagli, ne aggiunzioni alcune quanto da me stessa qui scritto e riportato.
Diversamente mi riservo di procedere per vie legali.
Sono certa comunque che la fiducia e la simpatia che è riposta su Marsala e la sua gente non sarà tradita!
Distinti saluti
Maria Badalamenti