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26/05/2018 06:00:00

A Castelvetrano, in preghiera contro la mafia. Due domande a Filippo Inzirillo

  Abbiamo fatto due domande all’avvocato Filippo Inzirillo che a Castelvetrano, il 23 maggio, ha riunito trenta giovani per pregare contro la mafia (in coda, il suo comunicato stampa). 

Trenta giovani che si riuniscono a Castelvetrano per pregare contro la mafia, non è certo un evento da trascurare. In una città spesso caratterizzata da una “prudenziale” indifferenza, se non proprio da un consenso sociale alla cosca dei Messina Denaro, potrebbe rappresentare un’occasione sulla quale costruire dal basso una cultura della legalità, dal momento che il commissariamento del Comune potrebbe non essere sufficiente.

 

Il 23 maggio non c'è stata solo una “prudenziale” indifferenza dei castelvetranesi al fenomeno mafioso, ma c'è stata proprio una scelta da parte dell’intera società civile del nostro paese di non parlare di Falcone e della strage di Capaci; non ne comprendo le motivazioni, per certi versi non ne sono sorpreso, ma è stato questo il motivo che mi ha spinto a dare risalto a quello che un gruppo di giovani aveva ideato e realizzato contro la mafia a Castelvetrano in occasione di questa tragica ricorrenza.

La nostra Fraternità, organizzando questo evento, ha voluto tentare di svegliare le coscienze dei nostri concittadini ed auspichiamo che altre organizzazioni sociali, culturali e politiche, facciano qualcosa. Speriamo che sia da pungolo nei confronti della Chiesa locale e del nostro amato Vescovo; non possiamo permetterci il lusso di perdere terreno contro la cultura della sopraffazione del business a tutti i costi, perché la Chiesa di questo territorio martoriato dal sistema mafioso, deve tornare ad essere scuola di formazione culturale che aiuti a fare un corretto discernimento tra il bene ed il male specialmente tra le nuove generazioni.

La mafia è una questione di mentalità, un problema culturale dove la Chiesa ha degli esempi meravigliosi di risposta a questo fenomeno, come il Beato Padre Pino Puglisi.

 

Riuscirete ad aggregare altre realtà associative, anche di retaggio diverso dal vostro?

 

Noi stiamo avviando una campagna culturale alla quale tutti sono invitati. La nostra speranza è che si possano unire persone appartenenti ad altre religioni, ma anche atei, perché in fondo si parla di cultura della vita e non di sterile cultura di legalità fine a se stessa. Certo, da parte nostra è chiaro che chi è mafioso è scomunicato perché in antitesi con i principi fondanti del Cristianesimo.

E la Chiesa, come istituzione, deve portare avanti un’azione di propaganda culturale che aiuti a modificare le mentalità dei nostri concittadini affinché nessuno, intervistato a Castelvetrano da un giornalista, possa dire che la mafia non esiste o che addirittura i mafiosi di questa città sono dei galantuomini.

Ma, ripeto, si può essere contro la mafia da diverse angolazioni. E le forze sane, seppur di diversa estrazione, possono davvero fare la differenza.

 

 

Riportiamo di seguito il relativo comunicato stampa.

 

Ieri 23 maggio, ricorrenza della strage di Capaci, circa trenta giovani si sono riuniti nella Cappella delle suore di carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, dette anche suore di Maria Bambina a Castelvetrano nella Via Garibaldi, grazie alla disponibilità di Suor Luisa, referente della Pastorale Diocesana Giovanile per la Città di Castelvetrano per pregare e lodare il Signore affinché la mafia venga sconfitta e allontanata per sempre da Castelvetrano.

L’iniziativa è partita da “Gesù Giovane”, ossia i giovani della Fraternità Betlemme di Èfrata, i quali, guidati dall’Avv. Filippo Inzirillo, da tempo hanno avviato una serie di iniziative di sensibilizzazione sul tema della legalità e contrasto alla mafia e ieri, grazie anche alla presenza dei giovani del gruppo “Colibrì” della Parrocchia di Santa Lucia, si è tenuto un momento di adorazione preceduto dalla visione del discorso tenuto da Papa San Giovanni Paolo II, nel 1993 presso lo Stadio Essenito di Agrigento, dove spronava i giovani ad aderire alla civiltà della vita contro la cultura della mafia e affermava che i siciliani hanno diritto a vivere nella pace; il Papa, ancora si scagliava contro i mafiosi ed a gran voce affermava: “convertitevi…verrà il giudizio di Dio”.

I giovani, molto colpiti dalle parole di questo grande e santo Papa, si accodavano e imploravano la conversione di tutti mafiosi, pregavano per le anime di tutte le vittime della mafia e veniva richiesta la protezione e salvezza di tutti gli uomini delle istituzioni e delle forze dell’ordine che per le loro idee e per il loro lavoro vengono minacciati e perseguitati dalla mafia.

Particolarmente toccante è stata la testimonianza di uno dei ragazzi presenti che ricordando la visita fatta a casa del piccolo Di Matteo pregava con forza per la conversione dei suoi carnefici e di chi ne giustificava l’atroce assassinio.

Speriamo che questa iniziativa possa essere solo l’inizio per il rilancio della cultura della legalità a Castelvetrano e possa essere da pungolo per tutte le realtà associative e culturali della nostra cittadinanza che troppo spesso sale agli onori della cronaca per delle corbellerie di nostri concittadini che giustificano, acclamano e tollerano la cultura mafiosa a Castelvetrano.

 

Egidio Morici