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15/06/2018 06:55:00

Mafia. Anche Claudio Fava contro il corteo di Castelvetrano “riveduto e corretto”

 “Contro la mafia non si costruiscono cortei per reclamare l’orgoglio patriottico di una città”. A dirlo è Claudio Fava, presidente della commissione parlamentare antimafia nazionale, che ha incontrato la commissione prefettizia a Castelvetrano, prima dell’audizione di giovedì prossimo a trapani.

Un corteo riveduto e corretto” ha detto Fava, che non è nato proprio sull’onda della benevolenza nei confronti del lavoro commissari, ai quali invece bisognerebbe far sentire la propria presenza. Una presenza che dovrebbe essere fondata sull’accoglimento dei segnali che vengono dati dagli stessi commissari.

Questi ultimi ovviamente non parteciperanno. Invitati dalla Pro Loco, hanno precisato di voler continuare a svolgere la loro attività “come finora fatto, nel silenzio del nostro ufficio, che è la casa dei tanti castelvetranesi onesti che credono nel futuro di questo paese”.

 

Ad ogni modo, ormai è tutto pronto per il corteo di domani (ne abbiamo già parlato QUI e QUI), organizzato da un gruppo di cittadini che ha come portavoce l’ex addetto stampa dell’ex sindaco del comune sciolto per mafia un anno fa.

Lo slogan “Sono castelvetranese e non sono mafioso”, come è noto, nasce da un post su Facebook dell’avvocato Mariella Cardinale, il giorno dopo l’intervista Rai di Uno Mattina al commissario straordinario Salvatore Caccamo. Quest’ultimo aveva rappresentato una carenza nella collaborazione dei cittadini che, dopo l’iniziale fisiologica diffidenza, non si era trasformata nell’auspicata collaborazione “per un problema di cultura”.

Parole definite dall’avvocato Cardinale come “un attacco gratuito e palesemente diffamatorio alla città ed ai suoi cittadini” che, nel giro di pochissimi giorni, ha prodotto sui social una valanga di commenti negativi nei confronti della commissione.

 

Ce n’è uno, ormai cancellato dall’autore (pare tra i convinti sostenitori del corteo), che addirittura considera l’operato del commissario più infamante di quello di Matteo Messina Denaro: “Mentre io, ed altri come me, difendono l’onore di questa città, altri castelvetranesi danno voce ad uno di altre città che ci infanga peggio dello stesso Messina Denaro. Io dico basta,#nonsiamomafiosi”.

 

Intanto quelle associazioni, che in un comunicato avevano annunciano il corteo del 16 giugno (Tribunale per i diritti del malato, Confcommercio,  Ora Basta, Pro Loco Selinunte, Corteo Santa Rita, Arcadia, Diritti del cittadino, Spa Music,  Kiwanis Club Selinunte, Rotary, Lions, Codici, Progetto Triscina), spariscono quasi tutte. Anche se in realtà rimangono, ma nella qualità di semplici cittadini.

E visto che la cosa stava per sfuggire di mano, è stato necessario un aggiustamento: non siamo contro i commissari, ma contro quelli che ci prendono tutti per mafiosi (certa stampa, certa tv…).

Il tutto senza però rinnegare la matrice originaria della singolare protesta. Nessuno si è sognato di dire che quel commento dell’avvocato Cardinale non li rappresentasse e che la commissione era invece vista come un prezioso strumento per garantire la futura rinascita della città. 

Però, un corteo contro l’etichetta avrebbe avuto poco spessore e sarebbe stato di certo criticato, soprattutto oltre i ristretti confini di Castelvetrano. Allora ecco l’altro aggiustamento: la manifestazione diventa “contro ogni forma di mafia e di criminalità organizzata”.

 

Un’operazione delicata. Da un lato, infatti, si rivolge (in ritardo) ai pochi che in buona fede vogliono davvero manifestare contro la mafia. Dall’altro è il motore di un’insofferenza nei confronti del commissario e di chi “infanga il nostro territorio” con tutto questo parlare di mafia.

Ma a questo punto non importa, l’essenziale è essere in tanti.

Ecco allora la ridda di comunicati stampa che “sponsorizzano”  il corteo con il loro appoggio:

La Pro Loco, Noi Laboratorio Civico, Confabitare, Progetto Triscina, Ora Basta, gli Scout, i preti. Perfino l’onorevole Giovanni Lo Sciuto, da subito uno dei principali negazionisti dell’infiltrazione mafiosa  nel comune di Castelvetrano, esprime la sua vicinanza agli organizzatori del corteo.

Un comitato evidentemente composto da più anime, dove coloro che non hanno accettato lo scioglimento per mafia del comune sembrano essere in netta maggioranza.

 

Ma c’è anche una minoranza che va al di là della strumentalizzazione della reazione all’etichetta. Oltre a La Sinistra per Castelvetrano e al Partito Democratico, hanno detto no anche la Cgil di Trapani, la Camera del Lavoro di Castelvetrano ed il locale meetup 5 Stelle.

"La lotta a Cosa nostra – affermano il segretario generale della Cgil di trapani Filippo Cutrona e il segretario della Camera del Lavoro di Castelvetrano Gaspare Giaramita - è una battaglia che i cittadini devono condurre insieme alla Istituzioni siano esse elette dal popolo siano nominate dallo Stato. Per questa ragione sarebbe stato opportuno scendere in piazza affermando non solo che essere castelvetranese non vuol dire essere mafiosi, ma sostenendo anche l'attività dei commissari del Comune impegnati nel gravoso compito del risanamento economico dell'Ente e nell'affermazione della cultura della legalità".

Mentre il meetup 5 Stelle, scrive di essere consapevole “che in un momento così delicato in cui le infiltrazioni mafiose sembrano ancora ben lungi dall’essere estirpate, occorre agire con i fatti e porre in essere azioni positive”.

 

Al di là delle contrapposizioni e del successo che il corteo potrebbe avere in termini di partecipazione, non si può fare a meno di porsi delle domande.

Perché il corteo antimafia è stato deciso subito dopo quelle dichiarazioni del commissario in televisione?

Perché sulla vicenda Giambalvo non c’è stata la stessa indignazione?

Perché nessuno slogan e nessun corteo hanno visto la luce dopo le tante operazioni antimafia che hanno riguardato il territorio quasi ogni anno?

Certo, i fiancheggiatori sono “presunti”. Ma anche nei confronti dei familiari di Matteo Messina Denaro e dei suoi più stretti amici, ormai condannati in terzo grado, tutti zitti.

 

Certo, manifestare è un diritto sacrosanto che è bene sempre garantire. Ma cosa succederà dopo?

Crescerà la partecipazione concreta dei cittadini e Castelvetrano tornerà in pari con i conti, scongiurando il dissesto finanziario?

C’è ancora un anno di tempo. Ma le premesse non sembrano incoraggianti.

 

Egidio Morici