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14/08/2018 06:00:00

Rifiuti a Trapani e in Sicilia. Chi sbaglia non paga e a farlo sono sempre le famiglie

Fin qui Trapani e la Sicilia sono state vittime del malgoverno della Pubblica Amministrazione di fatto deresponsabilizzata e volta a garantire interessi non ben identificabili a danno delle condizioni socioeconomiche del territorio e delle famiglie residenti, queste oggetto di una crescente, insostenibile ed ingiusta pressione della fiscalità locale.

L’esordio amministrativo della Giunta comunale del capoluogo, guidata dal neoeletto Sindaco Giacomo Tranchida, promette bene in generale per il suo programma elettorale ed in particolare, adesso, sul tema della “guerra alla monnezza”, come dallo stesso definita. Ecco 7 obiettivi programmatici, in gran parte già posti in essere: 1) trasferimento di tutte le competenze gestionali dei rifiuti del Comune alla “Trapani Servizi” S.p.A., costituita con totale partecipazione azionaria dello stesso Comune capoluogo; 2) ripristino dei cassonetti nelle more dell’avvio in autunno del ritiro porta a porta; 3) ripristino delle isole ecologiche anche “mobili” per il conferimento multiplo della differenziata anche nelle frazioni per incentivare il conferimento dei cittadini con lo sconto sulla tassa; 4) pianificazione di un’efficace azione informativa del calendario della raccolta dei rifiuti; 5) scerbatura anche ai fini antincendio e potenziamento disinfestazione; 6) Potenziamento della pulizia delle spiagge compreso il Lido Marausa; 7) Potenziamento della vigilanza ambientale della Polizia Municipale e con la collaborazione di Associazioni di volontariato.

Sembra così allontanarsi la barbarie civica conseguente alle inopinate scelte commissariali di avviare la raccolta differenziata disponendo la rimozione improvvisa ed inattesa dei cassonetti senza un efficace servizio di ritiro dei rifiuti differenziati e indifferenziati, con l’esito di sommergere la città sotto una fetida coltre di immondizia. Questa iniziativa commissariale farà sì che il Commissario Messineo sarà a lungo ricordato per la sua improvvida delibera con la quale ha disposto di addebitare alle famiglie trapanesi la somma occorrente per recuperare “lo scostamento tra gettito a preventivo e a consuntivo del tributo comunale sui rifiuti, al netto del tributo provinciale” (cfr Art. 8D - Costo di gestione del Regolamento IUC componente TARI - Delibera commissariale n.7 del 27.3.18).

Insomma, viene da chiedersi: “perchè chi ha sbagliato a fare il preventivo del gettito tributario non debba pagare e perchè, invece, si debbano obbligare a pagare per questi errori le incolpevoli famiglie contribuenti?”.

Vedere ora come stanno le cose in Sicilia. A 21 anni dal Decreto Ronchi del 1997, che obbligava le Regioni a dotarsi entro 1 anno di un Piano regionale di gestione dei rifiuti (sic!), il 30 maggio scorso il Piano stralcio sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti è stato adottato dall'Assessore regionale all'Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità, Alberto Pierobon. Un obiettivo prioritario del Piano stralcio appare quello di recuperare i 170 milioni di fondi europei previsti dalla programmazione 2014 – 2020, fermi a Bruxelles perché congelati dalla Commissione europea che ha avviato una procedura d’infrazione della Sicilia per la mancata adozione del piano di gestione dei rifiuti.
È, infatti, accaduto che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea il 2 dicembre 2014 ha condannato l’Italia (e indirettamente la Sicilia, sulla quale il Ministero dell’Economia eserciterà la rivalsa) a pagare una sanzione di 40 milioni di euro e una penalità semestrale di 42,8 milioni di euro fino all’esecuzione completa della sentenza per non avere rispettato l’obbligo di avere un Piano regionale per la gestione dei rifiuti e per 12 discariche irregolari di cui 1 di rifiuti pericolosi.

C’è da chiedersi perchè i Presidenti della Regione siciliana, succedutisi nel ruolo di Commissari delegati dal Governo nazionale per l’emergenza rifiuti dal 1998 ad ieri,: Angelo Capodicasa, Salvatore Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, debbano sfuggire alle proprie responsabilità e perché non debbano essere chiamati a rispondere di tali sanzioni, quindi a pagare per le loro colpe? C’è da chiedersi ancora perchè tali sanzioni debbano andare a gravare ancora una volta e ulteriormente sulle tasche dei siciliani?

Veniamo, infine, ad un’altra spesa ingiustificabile che graverà presto sulla TARI che pagheranno le famiglie siciliane.
Orbene, l’obiettivo primario del recente Piano stralcio è arrivare entro due anni (2020) al 35% di raccolta differenziata, partendo da quello attuale del 15,4%. Si pensi che nella classifica stilata dall’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) la Sicilia è all’ultimo posto della classifica nazionale per la RD - Raccolta differenziata, subito dopo il Molise con il 28%.

Il Piano stralcio prevede, inoltre, che ogni provincia sia dotata di centri comunali di raccolta, di almeno due impianti di compostaggio (Palermo, Catania e Messina dovranno averne quattro), un impianto di selezione della frazione secca, uno di selezione meccanico-biologica e di presso-estrusione delle plastiche e uno di produzione di materia prima (Palermo, Catania e Messina dovranno averne tre); almeno un centro CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi,Consorzio privato a cui aderiscono oltre 850.000 imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi, il quale rappresenta per i cittadini la garanzia che i materiali provenienti dalla raccolta differenziata trovino pieno utilizzo attraverso corretti processi di recupero e riciclo). Il Piano stralcio prevede, altresì, la realizzazione di almeno una discarica pubblica per provincia, in base al fabbisogno dei comuni considerando che si prevede che servirà lo spazio necessario per conferire in discarica di 4.500.000 tonnellate.
Veniamo, infine, ad un’altra spesa ingiustificabile che graverà presto ed ingiustamente sulla TARI che pagheranno le famiglie siciliane.

Ecco perché! Il CDR (Combustibile derivato dai rifiuti) è un combustibile solido triturato secco ottenuto dal trattamento dei rifiuti solidi urbani, raccolto in blocchi denominati ecoballe, la cui spesa per produrlo già grava sui siciliani. Queste ecoballe sono tenute a deposito fino a quando non vengono trasportate fuori Regione ancora a spese dei siciliani. Accade poi che lo “smaltimento” del combustibile contenuto nelle ecoballe viene pagato agli impianti inceneritori, dotati di sistemi di recupero dell'energia prodotta dalla combustione, i quali, a loro volta, lo utilizzano per venderlo come energia. Tutto logico, normale, no? A spese dei contribuenti, quindi, si produce il CDR, si imballa, si trasporta e si consegna per lo “smaltimento” e gli impianti inceneritori si trovano tra le mani gratis questa risorsa energetica da cui ci guadagnano due volte: per prenderla in carico e per venderne l’energia prodotta.

Non è finita qui. Angelo Borrelli, il nuovo Capo del Dipartimento di Protezione Civile l’8 marzo scorso ha “liberamente” deciso di emettere l’ordinanza n. 513, il cui articolo 3, rubricato “Copertura finanziaria”, al comma 1, lettera a) stabilisce che “per l’attuazione degli interventi di trasferimento dei rifiuti fuori Regione, pari a complessivi euro 40 milioni, (si provvede) con oneri a carico della Tariffa o della Tassa di smaltimento dei rifiuti, localmente applicata”.
Insomma, ci sarebbe da chiedere ai responsabili della Giustizia: “per quanto tempo ancora dovrà durare la deresponsabilizzazione delle Autorità o Pubblica Amministrazione statale, regionale e locale che producono questo enorme danno agli incolpevoli e indifesi cittadini e famiglie?”.

Ubaldo Augugliaro