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13/09/2018 15:20:00

L'arte italiana a Pechino, "La luce ricorda"

Dopo la splendida mostra che ha portato nel cuore della capitale 62 artisti contemporanei cinesi - al Vittoriano è appena terminata l’esposizione dal titolo Risonanza Cinese - proseguono gli scambi culturali tra l’oriente e la nostra nazione, spostandosi, stavolta, a Pechino.
All'Accademia Nazionale Cinese di Pittura, dal 15 settembre al 15 ottobre 2018, esporranno i Maestri Ruggero Savinio e Giuseppe Modica, insieme a due famosi artisti cinesi, Tang Yongli e Zhang Yidan.
Il titolo della mostra, La luce ricorda, è un’espressione del filosofo Giorgio Agamben che, insieme al Vice Presidente dell'Accademia ospitante Zhang Xiaoling, ha curato il percorso espositivo.
I due artisti italiani sono stati espressamente selezionati e invitati dalla prestigiosa istituzione; il primo, Savinio – membro dell’Accademia di San Luca, celebre pittore che ha ereditato il talento dal padre Alberto Savinio e dal celeberrimo zio Giorgio de Chirico, rielaborandolo nel suo personalissimo stile; il secondo, Modica, in quanto apprezzato a livello internazionale, tanto che ha già esposto nella città cinese di FengHuang, oltre che essere Ordinario di Pittura presso l’Accademia di Bella Arti di Roma.
Tema conduttore delle opere esposte, è la luce, ovvero la base di ogni immagine, seppur nelle diverse modalità con cui ogni artista la declina, la crea o la riflette, sui soggetti dipinti.
In particolare, nota Agamben, i quattro autori hanno il comune denominatore di “ricordarsi, ciascuno a modo suo, della capacità della luce di farsi corpo”.
In Savinio è “raggruppata sui corpi; essi stessi sono il risultato di un assillante e ripetuto picchiettare della luce, tanto che non sapresti dire se il martellio provenga da fuori o da dentro”.
Per Modica è fondamentale la rifrazione della luce, intesa come “sottile slittamento dei piani e cambiamento dell’angolo dello sguardo. Il pittore siciliano crea una sorta di straniante metafisica divisione, che cristallizza la visione su un piano altro, più profondo e remoto, nell’area dell’umor glacialis”.
Ancora diverso è il suo utilizzo nelle tele dei maestri orientali; in esse, la luce non crea ombre. Nei paesaggi della pittrice Zhang Yidan è piuttosto in una delicata bruma che produce un effetto di sospensione; nel pennello di Tang Yongli non dà vita a sfumature e i contorni, ben delineati, rendono i personaggi plastici e concreti e le immagini solenni.
Per presentare l’evento, l’Istituto Italiano di Cultura a Pechino dedica la giornata del 12 settembre ad un incontro con gli artisti, dal titolo Dialoghi d’arte contemporanea.
The Light of Memory è, oltre che un tassello nella continua corrispondenza tra oriente e occidente, il segno tangibile di quanto sia importante la comunicazione, soprattutto tra luoghi diversi e lontani. È soltanto nello scambio interculturale che l’essere umano si evolve e l’arte diventa lo strumento più adatto per realizzarlo.
Onore, dunque, agli artisti, alle Istituzioni e a chi lavora costantemente per favorire questo reciproco arricchimento, in cui convogliano tradizione e innovazione, passato e contemporaneità.

Sabrina Sciabica