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07/10/2018 06:00:00

Palazzo Lucatelli, parla Antonio Galfano/2: "Operazioni finanziarie regolari"

Ecco la seconda parte del lungo intervento di replica di Antonio Galfano, sul caso del Palazzo Lucatelli a Trapani. La prima parte l'abbiamo pubblicata ieri e la potete leggere cliccando qui. La terza e ultima parte, invece, verrà pubblicata domani.


 3- RESPINGIMENTO DELLE VALUTAZIONI CRITICHE OPERATE,NEL CONTESTO DELL’ INCHIESTA, IN ORDINE GLI ASPETTI FINANZIARI DELL’OPERAZIONE DI ACQUISTO DEL PALAZZO “ LUCATELLI.”

Per passare ad altro aspetto dell’inchiesta, confesso di non avere compreso il senso dell’affermazione secondo cui l’operazione “Palazzo Lucatelli” potrebbe essere assimilata ad <una specie di lavatrice... perché i soldi vanno (al Comune) e tornano all’Ente Luglio, perdendo il vincolo della destinazione per investimenti>. Non ho compreso- dicevo - tale impostazione concettuale per il semplice fatto che, nel caso di specie, quella operazione ha una valenza sostanziale ( direttamente percepibile e valutabile) nettamente diversa da quella teorizzata nel contesto dell’inchiesta giornalistica. E’ infatti inconfutabile che l’Ente luglio contestualmente abbia acquisito:

1) la comproprietà in ragione del 72,9% dell’immobile in questione per un valore di Euro 729.000,00(valore ufficiale di stima), così come risulta dal relativo contratto e dalle annotazioni consequenziali sui pertinenti pubblici registri;

2) un apporto finanziario straordinario di Euro 720.000 che è stato utilizzato per il ripianamento di una cospicua fetta di debiti pregressi.

Altro che lavatrice dunque! Senza considerare il fatto che la rilevante quota di proprietà del suddetto Palazzo, in relazione alla felice ubicazione dell’immobile, al suo pregio architettonico ed alla sua grossa consistenza ( in termini di superficie e di volumetria) aveva, almeno a quel tempo, un valore enorme, sicuramente superiore al prezzo d’acquisto. Vero è piuttosto che nel perfezionare quell’operazione sono stati tenuti presenti i seguenti tre obiettivi fondamentali:

-permettere all’Ente luglio Musicale di acquisire un bene immobile di notevole rilevanza sia ai fini del miglioramento della Sua consistenza giuridico patrimoniale e finanziaria (prima di tale operazione pressoché insussistente), sia ai fini della sua funzionalità, utilizzando correttamente il citato finanziamento Ministeriale accantonato da anni e che purtroppo aveva costituito oggetto , durante l’amministrazione Braschi, di una utilizzazione straordinaria soggetta all’obbligo della preventiva reintegrazione ( contestualmente eseguita);

-accettare la proposta del Comune di Trapani di assegnare all’Ente luglio successivamente al pagamento del prezzo di vendita un consistente apporto finanziario straordinario da utilizzare per il pagamento di debiti pregressi ( Euro 720.000,00);

- conseguire, attraverso tale via, l’obiettivo di salvare l’Ente luglio Musicale, e con esso, i suoi dipendenti .

L’alone di mistero o di sospetto, che si ricava dall’inchiesta per via della correlazione temporale tra l’acquisto del Palazzo Lucatelli da parte dell’Ente Luglio e l’apporto finanziario straordinario accordato dal Comune di Trapani a quest’ultimo Organismo, dal punto di vista giuridico-finanziario, non ha ragion d’essere. Ed infatti se le due operazioni, separatamente considerate, sono pienamente legittime ( così come lo sono), mai si può supporre che perdono tale requisito per effetto della loro “vicinanza” temporale, in presenza peraltro di provvedimenti propedeutici regolarmente assunti dai rispettivi organi collegiali di amministrazione e debitamente pubblicati ( a quel tempo anche l’Ente Luglio disponeva di un suo Albo liberamente visionabile).

La preventiva reintegrazione, anche in maniera rateizzata, del conto di Euro 729.000,00 (corrispondente al contributo Ministeriale vincolato per investimenti), disposta al fine di regolarizzare i prelevamenti provvisori operati durante la gestione Braschi (Euro 290.000) è ben lungi, obiettivamente, dal costituire un elemento di censura o di biasimo, per il fatto che tale operazione soddisfa un preciso obbligo giuridico-finanziario, in quanto rispetta appieno gli impegni di reintegrazione del conto vincolato che erano stati assunti a suo tempo . D’altronde, Il competente Ministero, al quale è stata rimessa la documentazione relativa all’utilizzo del suddetto finanziamento, non ha eccepito in merito alcunché.

4- REGOLARITA’ DELL’UTILIZZO PROVVISORIO,DURANTE LA GESTIONE FAZIO/BRASCHI, DI UNA QUOTA DEL FINANZIAMENTO MINISTERIALE ACCORDATO PER INVESTIMENTI: PRECISAZIONI RISPETTO A QUANTO SOSTENUTO A TALE RIGUARDO IN SEDE DI INCHIESTA –ALTRE VALUTAZIONI A PROPOSITO DEGLI OBIETTIVI SPECIFICI LEGITTIMAMENTE CONSEGUITI DALL’ENTE LUGLIO .

Ma in questa sede ravviso l’opportunità di svolgere qualche considerazione anche sulla questione dell’utilizzo provvisorio, durante la gestione Fazio/Braschi, di una parte del succitato finanziamento Ministeriale ( E.290.000,0) con riserva di successiva reintegrazione. A tale proposito rilevo, in primis, che una simile operazione ripete, in via analogica, la facoltà accordata ai Comuni di sopperire ad esigenze momentanee di cassa utilizzando - prima di chiedere anticipazioni di tesoreria al Tesoriere/Banca - finanziamenti disponibili acquisiti per interventi di investimenti e altri fondi a destinazione vincolata, con l’obbligo di procedere alla successiva reintegrazione del relativo conto vincolato . Tali operazioni finanziarie , mirando a conseguire l’obiettivo di contenere le esposizioni bancarie di tesoreria, nella prassi sono assai frequenti e addirittura concorrono ad evitare responsabilità contabili imputabili, in caso di sussistenza di oneri per interessi maturati per effetto di anticipazioni di Tesoreria, alla mancata utilizzazione occasionale dei fondi a destinazione vincolata momentaneamente disponibili . Fermo restando ,ovviamente, l’obbligo del reintegro del conto e l’adempimento, in sede gestionale,dell’annotazione dei relativi estremi (prelevamenti provvisori e reintegrazione del relativo fondo) nelle apposite evidenze contabili documentali. Addirittura con adeguati provvedimenti propedeutici possono essere configurati automatismi operativi ( di prelevamento e di reintegrazione) a carico del Tesoriere. Con tali operazioni finanziarie,dunque, l’Ente Luglio - che stava affogando nei debiti e che prima di disporre l’utilizzo provvisorio di tale fondo, faceva ricorso ad anticipazioni bancarie di Tesoreria particolarmente gravose in termini di interessi - era riuscito a conseguire apprezzabili economie, nelle more delle decisioni dei competenti Organi amministrativi dell’Ente in ordine all’impiego definitivo del finanziamento Ministeriale più volte citato ( se ricordo bene, in un primo momento si era pensato di utilizzare il finanziamento stesso per realizzare un mega teatro/tenda). Alla luce delle precisazioni che precedono le operazione di prelevamento finanziario provvisorio di cui sopra sicuramente non possono formare oggetto di sospetti o di censure. E, a maggiore ragione, neanche di biasimo. Qualche nota critica semmai potrebbe concernere la mancata tempestiva rilevazione (e valutazione) di una situazione debitoria complessiva talmente grave da mettere a rischio la possibilità di procedere ad una tempestiva reintegrazione del conto a destinazione vincolata di cui si discute . Ma quello è un altro paio di maniche, che riguarda per altro il piano teorico della faccenda. Nella realtà,invece, l’intercorsa operazione di effettiva reintegrazione di quel conto, può essere ricondotta nella nutrita casistica amministrativa “dei pericoli provvidenzialmente scampati in tempo utile ”.

La “parabola” del < cetriolo e dell’ortolano> riportata nel contesto dell’articolo in commento, il Comune di Trapani ( se è lui l’ortolano) la conosceva bene per averla sperimentata in passato <direttamente con il suo sedere> . La conosceva tanto bene che in questo frangente sicuramente ha temuto l’insorgere di una “recidiva” ancora più grave, imputabile alla prospettiva, in caso di mancato o tardivo soccorso finanziario, di una forte lievitazione dei debiti dell’Ente luglio,con conseguente loro accollo , in misura preponderante, a carico del Comune stesso, per ragioni facilmente intuibili. E d’altro canto lo stesso Comune se avesse voluto < fare cassa> avrebbe potuto vendere l’immobile, quale<bene patrimoniale disponibile>, in regime di libero mercato, mandando come si suole dire” a gambe all’aria ” l’Ente luglio. Con il proposito, magari, di fare un corno all’altro socio di livello istituzionale o ai creditori oppure con l’intento di affossare gli amministratori dell’organismo associativo eventualmente responsabili della maturazione di situazioni debitorie. E l’Ente Luglio, di contro, avrebbe dovuto rinunciare alla opportunità di ripianare una grossa fetta di debiti attraverso una soluzione operativa pienamente legittima ed estremamente vantaggiosa? Se avesse deciso in tal senso avrebbe chiuso ben presto i classici battenti. Per la felicità dei Suoi numerosi “detrattori” e per il gusto sadico di rovinare i Suoi dipendenti e le loro famiglie, buttando al macero mezzo secolo di storia musicale e teatrale Trapanese. E quale fine, poi, sarebbe stata riservata al ripetuto finanziamento Ministeriale ? Con la menomazione del finanziamento, per via della mancata reintegrazione di quel prelevamento, il cetriolo avrebbe colpito anche il Ministero. Fatte salve,ovviamente, le successive procedure del “di più a praticarsi”.