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26/03/2019 06:00:00

Claudio Fava: "Il rapporto tra pezzi di politica e sistemi di potere illegali è attuale"

Claudio Fava, deputato regionale e presidente della commissione regionale antimafia. Come commenta l’ultima operazione, con la scoperta di una “superloggia” a Castelvetrano, gli arresti di Cascio, Lo Sciuto, l’ex sindaco Felice Errante, Paolo Genco che aveva i suoi problemi con l’Anfe, il candidato sindaco Perricone, ricordiamo che a Castelvetrano si vota il 28 aprile. Le accuse vanno dalla corruzione alla concussione al traffico di influenze illecite. Colpisce di questa inchiesta che non ci sia la parola mafia. Qualcosa sta cambiando se anche a Castelvetrano si fanno i grandi arresti per corruzione e non si abbina a questi la parola mafia? 

Ma io credo che la parola mafia in questo caso sia assolutamente superflua. Di fronte ad un collaudato sistema di potere che gestisce carriere, appalti, denaro, voti, credo che quella parola per avere contezza della pericolosità di questo sistema sia del tutto superflua. Ed è una parola inevitabilmente sospesa, perché parliamo di Castelvetrano. Un Comune che è stato sciolto per mafia, un Comune che sta andando al voto con alcuni candidati coinvolti in questa inchiesta, parliamo di un Comune attorno al quale e dentro il quale si è costruito negli anni il mito di Matteo Messina Denaro, per cui non mi fermerei per valutare la pericolosità e l’attualità di questa inchiesta e il fatto che sia o meno contestato il 416 bis; siamo di fronte ad una occupazione manu militari delle istituzioni pubbliche e delle funzioni pubbliche; siamo di fronte ad un uso perverso di meccanismi della massoneria che diventano un terreno di incontro e di reciproca protezione, totalmente fuori dalla tradizione culturale della massoneria che nulla a che fare con l’uso che se ne fa oggi in quella città, e siamo di fronte ad un incontro tra politica, speculazioni, affarismo, clientele, ricerca e vendita di pacchetti elettorali che ci fa capire come il rapporto tra pezzi della politica e sistemi di potere anche illegali, anche mafiosi, è un rapporto che ha una sua tragica attualità.

Fava cosa ci racconta invece della Sicilia, l’inchiesta che ha portato avanti la Commissione Antimafia e che avete presentato alla stampa qualche giorno fa sul sistema Montante?

Ma il sistema Montante che alcuni hanno definito sistema Lumia, è un sistema che alla fine prescinde dall’identità del suo ideatore, è un sistema di Governo parallelo che ha rapinato la Regione Siciliana di alcune sue funzioni e ha trasferito la sede della gestione della governance politica amministrativa, della decisione su assetti amministrativi, su carriere, su processi di spesa, fuori dalla Regione, l’ha privatizzata e affidata a Montante per ciò che rappresentava, gli interessi di un pezzo dell’imprenditoria siciliana e non solo, attraverso i buoni uffici di tanti sodali che hanno a che fare con la Regione Siciliana, dove Crocetta era l’utile ed obbediente esecutore di volontà che si formavano altrove. E’ un fatto grave, e infatti, dimostra come sia possibile svuotare dall’interno le istituzioni e appropriarsene per finalità che nulla hanno a che fare con gli interessi della collettività.

Onorevole Fava alla luce di queste nuove operazioni, ci sarà mai per la Sicilia la possibilità e la speranza per poter scrivere una pagina nuova e diversa?

Credo di sì. Il fatto stesso che queste cose accadano e siano oggetto di accertamenti di fatti e di una verità istituzionale, il fatto che se ne stia occupando una commissione d’indagine della Regione Siciliana, il fatto che questa consapevolezza ci sia, fa immaginare che non siamo condannati a perseverare nei nostri errori. Certo, la soluzione che la funzione di governo riesca ad essere totalmente autonoma da questi centri di potere privati, è una scommessa importante che passa attraverso gli elettori siciliani e la classe dirigente della politica siciliana. L’autonomia è una parola complicata, vuol dire non dover chiedere permesso a nessuno quando bisogna modificare dall’interno la pubblica amministrazione, quando bisogna costruire squadre di governo che non debbano presentare ossequi a nessuno dei vecchi capi bastone della politica siciliana. E’ facile a farsi, è facile a raccontarsi in campagna elettorale, è meno facile a realizzarsi nella pratica di governo ma da questo non si esce. O si riesce a costruire una funzione della politica che risponde soltanto a se stessa e agli interessi della comunità oppure episodi come quelli di Montante, meccanismi di governo parallelo come accaduto a Castelvetrano, o come accaduto più in grande alla Regione Siciliana sono destinati a ripetersi.
 



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