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26/04/2019 14:33:00

La triste acrobazia dei salvinisti siculi

Et voila! Mancava solo quest'ultima acrobazia fenomenale, questo salto prodigioso sul carro del nuovo vincitore, il signor dottor ministro vicepresidente Salvini, fino a ieri grande odiatore e sprezzatore dei “terroni”, oggi improvvisamente convertito in adoratore della Trinacria, difensore della Patria, dell'Italia una sacra e indivisibile. Et voila! Il triplo salto mortale è eseguito con successo: la Sicilia si abbandona con fede fanatica nelle braccia del nuovo vincitore, del nuovo uomo forte, del nuovo caporione politico che promette mare e monti, ricchezza, felicità, protezione, favori, distruzione della mafia addirittura! Lui, che in queste ore difende a spada tratta il signor Siri, gravemente sospettato di affari immondi coi poteri mafiosi. Ma va bene lo stesso, chi se ne frega! Non è proprio, del resto, il “me ne frego”, il magico motto mussoliniano che il nuovo salvatore della Patria ama esibire a ogni piè sospinto, facendosi beffe della magistratura, del senso civico, delle più elementari norme di equilibrio istituzionale e di umanità?

Salvini è quello che alcuni anni fa a Milano (non tanti anni!) proponeva l'apartheid sulle corrozze della metropolitana, come nel Sud Africa degli anni 50, come in Alabama prima della nuova legge federale antirazzista. Salvini è quello dei cori razzisti contro i napoletani, della Padania libera, di Roma ladrona, dei terroni che puzzano e che ammazzano e diffondono nel mondo la peste nera della mafia. Salvini è quello della “pacchia è finita”: la stessa frase che Hitler ripeteva spesso nei suoi discorsi riferendosi agli ebrei. Salvini è quello che appoggia le battaglie oscurantiste sulla “famiglia naturale”, perché è rimasto legato alla fobia medievale per i “diversi”, e non è in grado di capire che ciò che conta in una unione non è il sesso ma l'amore.

A quest'uomo, che pur di divorare sempre più potere è capace di compiere qualsiasi giravolta, al punto da far venire le vertigini anche ai politicanti di bassa lega più incalliti, a quest'uomo che ha voltato le spalle anche alla festa del 25 aprile, la festa che sancisce l'unità degli italiani nella fede per la democrazia, ebbene a quest'uomo adesso una marea di siciliani si appresta a dare fiducia. A lui si apprestano le folle a tributare l'eterno “bacio li mani” che si fa ai potenti, nello stile del più puro e atavico servilismo di un popolo assuefatto a secoli di degrado e di schiavitù.

Guardate la foto di Salvini gongolante e trionfante davanti alla folla di Bagheria. Eccola la Sicilia che non vorremmo mai più vedere. La Sicilia che si vende per un pugno di lenticchie al potente di turno, magari pronta alla prima occasione, quando il vento cambierà, a tradirlo immediatamente, come fecero le migliaia che subito dopo lo sbarco degli Alleati nel 1943 corsero a gettare nelle latrine gli stemmi e i gagliardetti fascisti. Che tristezza. La storia si ripete. Sempre in peggio. Ma quando mai finirà questa nostra terribile maledizione?

Selinos