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17/09/2019 07:18:00

Sicilia, le mani della mafia sui locali notturni. I boss imponevano i buttafuori

 Le mani della mafia sui locali notturni a Palermo, in Sicilia. I boss imponevano con violenza e minaccia l'assunzione dei buttafuori, tutti con pesanti procedenti penali. Un'operazione antimafia ha portato all'esecuzione di undici arresti per estorsione aggravata al metodo mafioso. Grazie alle intercettazioni sono state individuate le estorsioni a cinque locali. 

Cosa Nostra imponeva il servizio di sicurezza, per poi occuparsi anche del resto, se necessario.

Interfaccia degli interessi del sodalizio mafioso nella gestione dei rapporti con gli esercenti dei locali notturni era Andrea Catalano, un uomo legato agli esponenti di spicco del mandamenti mafiosi di Porta Nuova per imporre il reclutamento di personale, di sua scelta, per effettuare il servizio di vigilanza, con la complicità di una società privata, che si occupava della regolarizzazione amministrativa e contabile degli impiegati.

Inoltre, al fine di eludere la normativa di settore, erano state fondate due associazioni di volontari antincendio nell’ambito delle quali venivano formalmente impiegati, in qualità di addetti antincendio, quei “buttafuori” che, a causa dei loro precedenti penali, si trovavano nell’impossibilità di ottenere la necessaria autorizzazione prefettizia.

Le numerose intercettazioni hanno consentito di documentare tante, troppe estorsioni nei riguardi dei titolari di almeno 5 locali notturni di Palermo e provincia ai quali veniva imposta, mediante violenze e minacce, l’assunzione dei “buttafuori”.

Emblematica, in tal senso, è la vicenda in cui è coinvolto Massimo Mulè, uomo d’onore, considerato dagli inquirenti il reggente della famiglia mafiosa di Ballarò, il quale era stato già arrestato nel corso dell'operazione Perseo e nell'operazione “Cupola 2.0", ma che era stato scarcerato dal tribunale del riesame il mese scorso.

Il capomafia si era interessato affinché Vincenzo Di Grazia, suo cognato, fosse impiegato stabilmente nella gestione della sicurezza nel corso delle diverse serate organizzate presso un noto locale della movida palermitana. Le conseguenti lamentele del capo della sicurezza di quel locale, costretto a escludere, a turno, uno dei buttafuori solitamente impiegati che, pertanto, era costretto a cedere il suo posto di lavoro e parte dei propri compensi, venivano soffocate dalle pesantissime minacce proferite nei suoi riguardi e dei suoi familiari dai fratelli Andrea e Giovanni Catalano.