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26/09/2019 06:00:00

Che fine hanno fatto le demolizioni delle case abusive sulla costa a Marsala?

 Che fine hanno fatto le demolizioni delle case abusive costruite sulla costa di Marsala?
A che punto sono gli abbattimenti, cosa sta facendo l’amministrazione comunale per ripristinare la legalità in una costa martoriata dal cemento selvaggio?


Marsala è una delle città della Sicilia, come molte sulla costa, in cui l’abusivismo edilizio con vista mare ha creato delle vere e proprie mostruosità, con porzioni di spiaggia praticamente privatizzati, a nord e a sud del litorale.
Casette piccole, nate con una stanza, che poi si sono allargate. Altre costruite già grandi, in quei favolosi anni ‘80, quando politici e funzionari assicuravano: “costruisci, tanto poi arriva la sanatoria”. Lo dicevano a uno, a due, e poi tutta la costa è diventata una distesa di villette con accesso al mare privato. Mare che piano piano sta avanzando, che anno dopo anno si sta mangiando porzioni di spiaggia impressionanti, come abbiamo raccontato in un’inchiesta di quest’estate. L’erosione costiera, hanno detto più volte gli esperti, dipende soprattutto dalle azioni dell’uomo, e il cemento sulla costa è un’aggravante. Il mare, la sabbia, non trovano più “sfogo”, il primo avanza, l’altra arretra. E ogni anno quella distesa di spiaggia marsalese arretra sempre di più.

 

 


Al di là delle ripercussioni ambientali, nell’abusivismo edilizio sulla costa c’è un principio semplice. Quello della legalità: dalla fine degli anni ‘70 è illegale costruire immobili a meno di 150 metri dalla costa. Negli anni sono intervenute sanatorie, sentenze, disegni di legge. Ma alla fine, circa una decina di anni fa le procure hanno detto basta, i Comuni non devono fare i ciechi e quegli immobili per cui è diventata definitiva la sentenza devono andare a terra: demoliti.

Marsala è una delle prime città della Sicilia che ha dato via agli abbattimenti, nel 2011, quando sindaco era Renzo Carini, circostanza che ha costretto l’ex sindaco a girare sotto scorta in quel periodo per le tensioni che si erano create. Qui il nostro reportage della prima demolizione a Marsala. 

 

 


Da allora cosa è successo?
Intanto da diversi mesi sono ferme le ruspe, sono ferme le demolizioni. per quale motivo. I funzionari del settore abusivismo al Comune di Marsala non sanno dare risposta: “intoppi burocratici”, è la motivazione sempre più utilizzata. Dall’ufficio abusivismo sanno poco, si mettono sulla difensiva. E tra l’altro anche sui numeri c’è molta incertezza. Già, perchè, quante sono le case abusive da demolire? Sarebbero circa 500 gli immobili acquisiti al patrimonio comunale perchè abusivi e dichiarati definitivamente insanabili. “Ma non sono tutti da demolire” - ci dicono dagli uffici preposti. E allora quanti sono? “Non lo sappiamo”, è la risposta che rimbalza in municipio.
“Sono centinaia” ci dice l’assessore ai lavori pubblici Salvatore Accardi, ma neanche lui è sicuro.


Dal 2012 ad oggi quanti ne sono stati demoliti?
Circa 25, in sette anni. Si era partiti forte, e si sta andando ad una media quasi quattro demolizioni all’anno. Ma come dicevamo da parecchio tempo gli abbattimenti sono fermi. “Dobbiamo considerare che alcuni proprietari stanno demolendo per proprio conto”, ci dice Accardi. Infatti una volta arrivata la sentenza definitiva, viene detto al proprietario di demolire l’abuso, se non lo fa sarà il Comune a farlo rivalendosi poi sul proprietario. E la cosa non è molto conveniente per l’abusivo. “Non so dire quanti sono gli immobili abbattuti dai proprietari a proprie spese, saranno una ventina”, dice Accardi. Anche qui, numeri incerti. E le demolizioni che sta curando il Comune, quando riprendono? “Sono già in corso” dice l’assessore. Non nel senso che le ruspe sono in azione.

 

“C’è una gara d’appalto che ha completato tutto l’iter, dopo vari intoppi burocratici - aridaje - e sono pronti per partire, se non sono già partiti”. Si tratta di un appalto affidato un anno fa, ad una ditta di Campobello di Licata, il cui costo per il Comune è di circa 60 mila euro. Quanti immobili verranno demoliti con questi soldi? Cinque, sei al massimo. Ci spiega l’assessore che tutto dipende dal tipo di immobile, e che la maggior parte del costo deriva dallo smaltimento dei materiali. E se si trova amianto allora il costo aumenta, e con il budget si demoliscono meno immobili. Ma come si decide quali case abbattere per prima? Sembra, intanto, che la lista sia davvero top secret, soprattutto per ragioni di ordine pubblico. Vengono comunque demolite le case considerando l’ordine di protocollo, la data della fine della procedura amministrativa e giudiziaria.


Le ruspe però sono ferme, dicono dal Comune che finita l’estate si può ripartire.
Ma c’è molta incertezza sui numeri e come al solito le cose vanno molto a rilento.
Bisogna ricordare però, che le Procure siciliane, sono molto più incalzanti del passato sul tema abusivismo e abbattimenti. I sindaci che non danno seguito alle ordinanze di demolizione degli immobili abusivi rischiano il processo per omissione di atti d’ufficio.


Rischiano anche i funzionari e i dirigenti comunali.
A Marsala, infatti, è iniziato un processo che vede imputati nove tecnici del Comune di Marsala con l’accusa di avere consentito a un privato di mantenere, nonostante un’ordinanza di demolizione, opere abusive realizzate nella trasformazione di parti della sua abitazione.
Nel 2014 la Procura della Repubblica di Marsala puntò alla tolleranza zero sul fronte dell’abusivismo edilizio sia nei confronti degli abusivi, sia degli stessi Comuni per far rispettare l’iter delle demolizioni ed evitare rallentamenti. Quell’inziativa portò alla firma di un protocollo d’intesa promosso dalla Procura e firmato da Regione, Comuni e Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani per fissare regole e procedure per la fase esecutiva delle demolizioni ordinate con sentenze passate in giudicato e che la stessa Procura è tenuta per legge ad attivare.


C’è sempre molta "timidezza", in tutti i Comuni, nell'abbattere l’abuso. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, in Italia, su circa 32 mila ordinanze di demolizione, dal 2004 al 2018, in poco più del 20% dei comuni costieri italiani che hanno risposto all’indagine “Abbatti l’abuso”, solo 3.651 sono state eseguite, cioè con il ripristino dei luoghi e l’abbattimento del manufatto abusivo: in pratica poco più dell’11%. La Sicilia arriva a una percentuale del 15% nel rapporto tra ordinanze di abbattimento emesse e realmente eseguite. Segno che negli anni si sono fatti passi in avanti, ma sul tema serve sempre tenere gli occhi aperti.