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03/10/2019 06:00:00

Castelvetrano. Cucciolo sbranato nel canile abusivo della Laica, ma l’Asp chiude gli occhi

 E’ a processo per maltrattamento di animali, ma i suoi canili che erano stati sequestrati dai Carabinieri del Nas di Palermo, tornano ad essere popolati di cani.

Si tratta della signora Liliana Signorello, nota per il caso delle strutture abusive di Castelvetrano (risultate dei veri e propri lager nel 2015), del quale ci siamo ampiamente occupati.

 

Stavolta, in uno dei suoi canili, un cucciolo è stato sbranato da un branco incontrollato.

E’ successo sabato scorso, quando la presidente dell’Enpa di Castelvetrano Elena Martorana, che si trovava nell’ambulatorio veterinario distante poche decine di metri dall’abitazione della Signorello, ha sentito degli urli strazianti provenire dal suo giardino e si è precipitata davanti il cancello.

Da alcuni buchi della lamiera che ne ricopriva le sbarre, le si è presentata una scena agghiacciante.

Cinque o sei cani si erano avventati su un cucciolo di circa tre mesi e lo stavano sbranando.

Ha cominciato quindi ad urlare battendo i pugni sulla lamiera nel tentativo di distrarre i cani dalla loro azione, ma il branco era come impazzito e non accennava a fermarsi.

 

Ero agitatissima – ci racconta – ho chiamato i carabinieri, che per fortuna sono arrivati in pochi minuti e, dopo aver guardato anche loro cosa stesse succedendo attraverso il cancello, hanno subito rotto il catenaccio con un attrezzo preso dalla loro macchina. Siamo entrati e, mentre loro allontanavano il branco, io ho preso in braccio il cucciolo agonizzante e l’ho portato fuori da lì”.

Il cagnolino però è morto subito dopo e i carabinieri hanno chiamato il dottor Luigi Mauceri veterinario reperibile dell’Asp.

 

Nel frattempo, oltre ai vigili urbani, arriva anche la signora Signorello con il compagno Enzo Bono (da anni ormai non abitano più nella casa accanto al loro giardino-canile), rispettivamente presidente e vicepresidente della più che controversa associazione Laica.

Non sembrano preoccupati per la morte del cucciolo, che la Signorello disconosce asserendo addirittura che a metterlo lì dentro fossero stati suo fratello (arrivato sul posto in un secondo tempo), col quale è in rotta da anni e la stessa presidente dell’Enpa.

Sono invece molto più preoccupati del sopralluogo che il dottor Mauceri avrebbe potuto fare in quel sito abusivo e della relazione che ne sarebbe scaturita in seguito alle visite degli animali, visto che lo stesso è stato uno dei testimoni chiave al processo per maltrattamento per i fatti del 2015.

I due chiedono con forza ai vigili urbani che si impedisca l’intervento del dottor Mauceri a favore di quello di un altro veterinario, chiamano il loro avvocato, lo fanno parlare al telefono coi vigili… Insomma, le tentano tutte.

 

Alla fine il veterinario reperibile è proprio il dottor Mauceri, che arriva dopo circa un’ora.

Ma stranamente non fa alcun sopralluogo, limitandosi soltanto a constatare la morte del cucciolo: “Sono stato chiamato solo per questo cane, non per altro”.

Sembra a disagio. E più gli viene chiesto di verificare almeno il numero degli animali presenti nel sito, più si mostra irremovibile: “Non posso entrare!”… “E poi, proprio oggi che è sabato?”.

 

Un comportamento singolare quello del dottor Mauceri, soprattutto in relazione alle misure sanitarie, disposte dal regolamento di polizia veterinaria per prevenire la diffusione della rabbia, che stabiliscono l’obbligo della visita clinica e l’osservazione sanitaria per 10 giorni dei cani che hanno morsicato persone o altri animali.

Ma è come se ciò che è avvenuto al di là di quel cancello, sotto gli occhi dei carabinieri, non avesse alcuna importanza.

Alla fine, il sito è rimasto blindato.

Ufficialmente non si conosce il numero dei cani presenti, il loro stato di salute e le condizioni igienico sanitarie in cui vivono. E non si sa nemmeno se dopo il sequestro del 2015, l’area, oggetto di zoonosi ed infestato da parassiti, sia stata poi bonificata.

 

In sostanza, la signora Signorello ha continuato a fare più o meno quello che faceva prima del sequestro e del processo per maltrattamento, che dovrebbe arrivare a sentenza nel mese di gennaio o febbraio.

E raramente, gli interventi di verifica hanno prodotto qualche cambiamento. Per esempio, nell’ottobre del 2017, dopo diverse segnalazioni da parte dei vicini, la polizia municipale di Campobello di Mazara e l’Asp disposero un sequestro amministrativo dell’abitazione della Signorello nella frazione balneare di Tre Fontane, dove rilevarono la presenza di 22 cani.

Oggi i vicini riferiscono che la situazione è praticamente quella di prima.

L’impressione è che ci siano diversi siti, in collaborazione con volontari più o meno in buona fede. E che, in assenza di un intervento improvviso e determinato, gli animali possano essere spostati da un sito all’altro in modo da aggirare gli eventuali controlli. Il tutto soprattutto per un’attività di adozioni all’estero, con rimborsi da 500/600 euro per ogni singolo cane.

 

Ma anche se il sistema sembra impenetrabile, qualcosa emerge lo stesso.

Ed anche stavolta, i video postati su facebook dal fratello della Signorello, dai quali abbiamo estratto delle foto che riportiamo in questo articolo, forniscono un quadro abbastanza chiaro. Immagini girate dopo l’intervento dei carabinieri, nel giardino in cui è stato sbranato il cucciolo, che mostrano cani spaventati, immobili, con la testa contro il muro. Soprattutto, in mezzo agli altri, un cane con evidente dermatite, ulcere ed un orecchio pieno di pus. Davvero l’ultimo posto dove lasciare un animale così mal messo e bisognoso di cure.

 

E, sempre su facebook, il fratello Ciro ha postato anche le immagini attuali dell’altro sito che nel 2015 fu oggetto di sequestro: quello di via Seggio. Anche lì, oltre ad una decina di cuccioli, colpisce la presenza di un cane adulto che non smette mai di grattarsi forsennatamente, con segni che sembrano di rogna e col pelo in buona parte assente. E poi erbacce altissime e grosse pozze di acqua verde, ricettacolo di zanzare, coi soliti ripari fatiscenti e vecchi container.

 

Una situazione che si sa da un bel po’, ma a nulla sarebbero valse le denunce e le segnalazioni.

Da qualche anno, a Castelvetrano è sempre sabato.

E spesso, il lunedì successivo non c’è più niente da segnalare.

 

Egidio Morici