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07/11/2019 06:00:00

Italia Viva, il partito di Renzi cerca in Sicilia gli "acchiappavoti"

 Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, in Sicilia sta per mettere una bandiera: la formazione del gruppo all’Ars. Al momento sono in quattro, si tratta dell’adesione, scontata, di Luca Sammartino, di Giovanni Cafeo e poi dei due di Sicilia Futura, Edi Tamajo e Nicola D’Agostino.


Alla nuova formazione pare stiano guardando anche altri componenti dell’Ars.
A suggellare l’evento ci sarà direttamente Renzi a Catania il 16 novembre, l’asse politico non è più palermitano, si è spostato in Sicilia orientale. La prima mossa è chiara, da scuola elementare, senza tanti giri di parole.


Si punta al consenso, quindi dentro chiunque abbia già qualche credito da vantare, è così per Sammartino con le sue 32 mila preferenze e con Tamajo a Palermo.
Il partito che si è presentato come un movimento che viene dal basso e che si fonda sull’opinione pubblica rischia però subito di implodere, di richiamare a corte volti giovani ma della vecchia politica, che guardano alle posizioni da occupare e non al progetto a lungo raggio. Nulla di nuovo sotto il sole.

Se le prime mosse sono queste hanno poco da ben sperare, il consenso è importante per governare ma è altrettanta necessaria la freschezza, che al momento ha lasciato il passo ai riciclati.
Vecchi errori che si ripetono, Renzi lo fece in passato lasciandosi abbindolare dagli esuli di Articolo 4, ci ricasca.

Sui territori, infatti, si muove pochissimo. Gli interessati guardano con attenzione i compagni di viaggio, qualcuno ha deciso, dopo la Leopolda, di scendere prima ancora di iniziare il percorso.

Sul trapanese le adesioni che si davano per scontate sono quelle di Nino Papania, ex senatore alcamese del Pd, che ha smentito categoricamente di essere interessato alla politica se non come dispensatore di buoni consigli, e Giacomo Scala.

Su Scala la situazione è diversa, è in attesa della commissione di garanzia dell’ARS di sapere quale sarà il metodo utilizzato per riempire quel posto vuoto da deputato lasciato da Giancarlo Cancelleri, divenuto vice ministro delle Infrastrutture.


Le ipotesi al vaglio sono tre: l’ingresso di Fabrizio Micari come candidato presidente sconfitto, l’ingresso di un altro grillino a scorrere la lista dei pentastellati, l’ingresso di Giacomo Scala. Quale sia il metodo con precisione utilizzato per il ripescaggio di Scala sfugge ma se dovesse sedere all’ARS la sua posizione sarebbe molto vicina, per non dire organica, al deputato Di Mauro dell’Mpa.
Se questa chance dovesse sgretolarsi allora, a breve, per Scala ci sarà un sottogoverno regionale come presidente dello Iacp di Agrigento.

Difficile che guardi, dunque, ad Italia Viva se non per tenere il piede in due scarpe.
In questo scenario confusionario si rende leggermente più chiaro un aspetto: ad occuparsi delle questioni siciliane in quota Renzi saranno i catanesi.

La provincia di Trapani, se tutto andrà come piano comanda, sarà subordinata a chi vanta una amicizia personale con gli stessi. Territorio che è stato già ampiamente utilizzato per propaganda di ogni tipo salvo poi ognuno tornare a farsi i fatti propri.
Se le premesse sono queste il Pd si riorganizzerà facilmente.



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