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15/01/2020 06:00:00

Addio trasparenza. Redditi e beni di politici e dirigenti restano segreti. Ecco perché

 Alla faccia della trasparenza e delle informazioni sugli amministratori accessibili a tutti i cittadini.


Conoscere i redditi di politici e dirigenti non sarà più possibile.
Non sarà possibile, per tutti i cittadini, consultare online le dichiarazioni dei redditi dei consiglieri comunali, come degli assessori e del sindaco della propria città. Non sarà possibile visionare la situazione patrimoniale, che tipo di proprietà hanno, immobili, barche, auto di lusso o utilitarie, partecipazioni societarie o investimenti. Politici di ogni ordine e grado, dal consigliere comunale del più piccolo comune, al deputato regionale, al membro del governo regionale, ma anche deputati, senatori, ministri, e dirigenti pubblici. Tutti adesso riescono a tenere segrete le proprie ricchezze. Con buona pace di quel principio di trasparenza alla base delle democrazie moderne.

Tutto questo a causa di un bel pasticcio che è andato avanti per anni, e che è culminato prima con una sentenza della Corte costituzionale, poi con l’ultimo decreto milleproroghe varato dal governo 5 Stelle-Pd.


In particolare a febbraio del 2019 la Corte Costituzionale ha ridimensionato l’obbligo di pubblicare online i dati reddituali e patrimoniali dei titolari di incarichi o cariche di amministrazione, direzione, governo e dei titolari di incarichi dirigenziali.
Adesso con il decreto Milleproroghe, il classico decretone di fine anno, quell’obbligo non c’è più e politici e dirigenti possono mantenere segreti i propri redditi. 


Il decreto interviene modificando la legge sulla trasparenza nella pubblica amministrazione varata in prima battuta dal governo Monti. In particolare sospende fino al 31 dicembre 2020 l’applicazione delle sanzioni per la mancata pubblicazione dei dati da parte dei titolari di incarichi di governo e di amministrazione. Sanzioni che prevedono una multa da 500 a 10.000 e per i dirigenti sono causa di responsabilità e danno all'immagine verso l'amministrazione di appartenenza. Lo stop alle sanzioni è motivato dalla necessità di adeguare la norma ai rilievi della Corte Costituzionale. C’è da dire che il governo, prima quello gialloverde, poi quello giallorosso, ha avuto 10 mesi di tempo per le opportune modifiche.
Insomma, si dovrà riscrivere la norma.
“I nuovi obblighi di pubblicazione - si legge nel Milleproroghe - dovranno essere graduati tenendo conto del rilievo esterno dell'incarico svolto e del livello di potere gestionale e decisionale esercitato dai dirigenti”.


C’è da dire che il governo con il Milleproroghe ha inteso interpretare in senso estensivo la decisione della Consulta. Infatti, la Coorte, ha dichiarato incostituzionale la legge del 2016 sulla trasparenza nella pubblica amministrazione relativamente ad alcuni ruoli dirigenziali. I ruoli apicali della pubblica amministrazione, dai sindaci, ai consiglieri regionali, ai membri dell’esecutivo regionale e nazionale, ai parlamentari, questi sì che dovrebbero sottostare, per la Corte, alle regole della trasparenza.


Come scrive Gian Antonio Stella sul Corriere: “La Consulta diceva solo che un pubblico monitoraggio a tappeto di tutti i dirigenti non ha senso. Ma che il principio in sè su una platea più stretta era e resta positivo”.
E ora? Si legge nel Milleproroghe che i dati reddituali e patrimoniali dovranno essere oggetto «esclusivamente di comunicazione all'amministrazione di appartenenza». La trasparenza, inoltre, cederà il passo alle ragioni di sicurezza nazionale per i dirigenti del Viminale e della Farnesina e per Forze armate, Polizia e amministrazione penitenziaria.

La decisione di non rendere più pubblici i dati reddituali e patrimoniali degli amministratori pubblici è certamente grave. Lede il principio democratico della trasparenza, della possibilità data a tutti i cittadini di monitorare la situazione dei propri rappresentanti.
Negli anni Tp24 ha portato avanti delle battaglie per rendere ancora più trasparenti e accessibili i dati online della pubblica amministrazione.

Adesso molte cose non saranno possibili. Non potrete leggere quest’anno quanto hanno guadagnato i deputati e senatori eletti in provincia di Trapani. Grazie alle norme sulla trasparenza eravamo riusciti a calcolare la “ricchezza” accumulata dai 5 Stelle siciliani, una possibilità troncata dal Milleproroghe. Così come non potremo fare la consueta classifica dei deputati regionali più ricchi. Poi, scendendo nel dettaglio delle città della provincia di Trapani, non sarà possibile monitorare redditi e situazioni patrimoniali dei consiglieri comunali, così come dei membri della giunta, anche quando sono morosi…. Non sarà possibile monitorare molte cose, come la crescita economica di consiglieri una volta eletti. O ancora le partecipazioni societarie, che potrebbero creare dei conflitti d’interesse con la pubblica amministrazione.


Molte cose andranno perse. Ed è certamente curioso che un simile freno sia stato posto anche dal Movimento 5 Stelle, che sulla trasparenza e i dati aperti online ha concentrato molto della sua campagna di comunicazione. Adesso però, vige la privacy del potente, del politico, un passo indietro enorme per la democrazia moderna, basata sull'accesso aperto alle informazioni.