Quantcast
×
 
 
27/05/2020 06:00:00

Sanità e mazzette in Sicilia. Bloccata gara da 200 milioni. Damiani e Candela fanno scena muta

Il terremoto giudiziario che ha colpito la sanità siciliana ha sortito i primi effetti.


Dopo gli arresti per corruzione di Antonino Candela, capo dell'emergenza Covid in Sicilia, e Fabio Damiani manager dell'Asp di Trapani, è scattato lo stop ad una gara d'appalto da 200 milioni di euro. La Regione ha anche disposto la rotazione straordinaria di tutto il personale che sta seguendo le diverse gare ancora in corso presso la Centrale unica di committenza. Un provvedimento - si legge - "per far fronte ai casi di corruzione che coinvolgono anche atti di gara indetti da questa Centrale".


Nel frattempo sia Damiani che Candela hanno fatto scena muta davanti al gip nel corso dell'interrogatorio di garanzia.

I due super manager della sanità sono accusati di corruzione, avrebbero intascato mazzette per aggiustare gare d'appalto a favore di alcune società. Gare d'appalto milionarie, gestite da Damiani quando era a capo della Centrale unica di committenza della sanità siciliana e da Candela quando dirigeva l'Asp 6 di Palermo. Oggi Damiani è in carcere, Candela ai domiciliari. Un'inchiesta che ha scosso la sanità siciliana, con 10 misure cautelari, e il sistema degli appalti.

L'impressione è che la cricca di “Sorella sanità” non si chiuda con le persone coinvolte in questo filone dell'inchiesta, e che gli approfondimenti che continuano a fare gli inquirenti potranno portare ad altri risvolti. Nei giorni scorsi, infatti, la Guardia di Finanza ha sequestrato tutta la documentazione relativa agli appalti concessi dai due manager delle Asp di Palermo (Candela) e Trapani (Damiani). I finanzieri su richiesta della procura hanno eseguito delle perquisizioni negli uffici dell'Asp del capoluogo siciliano e dell'assessorato regionale all'Economia negli uffici della centrale unica di committenza (Cuc) sequestrando tutti i faldoni delle gare affidate negli ultimi anni. Si tratta di decine di avvisi pubblici, transitati dalle scrivanie di Candela e Damiani.

 

Tra le gare sospette c'è quella da 202 milioni di euro che la Regione ha stoppato in attesa che si facciano le verifiche sulla commissione giudicatrice. A presiederla infatti è un dirigente indicato proprio da Damiani, si tratta di Maurizio Bruno, dirigente analista dell'Asp di Trapani.


Una gara milionaria che riguarda la gestione e la manutenzione degli strumenti elettromedicali negli ospedali e negli ambulatori delle Asp e su cui, secondo quanto emerso dalle indagini, si erano concentrate le attenzioni sia di Damiani che di Candela, all'epoca manager dell'Asp di Palermo.


Una gara bandita nel dicembre 2016 e che al momento è ferma all'assegnazione del terzo e quarto lotto. Per i primi due lotti la commissione giudicatrice – presieduta da Bruno - doveva valutare le offerte. Una gara con un percorso accidentato.

Dalle indagini è emerso infatti che Candela, attraverso il suo faccendiere Giuseppe Taibbi, anche lui ai domiciliari, avrebbe favorito la società Tecnologie Sanitarie per l'aggiudicazione dei due lotti che riguardavano le province di Trapani, Agrigento, Palermo, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa.


Nel febbraio 2018 l'aggiudicazione viene bloccata per un ricorso al Tar da parte del raggruppamento d'imprese GE Philips Conmed perchè nella commissione giudicatrice, insediatasi quando era Damiani a gestire gli appalti, era presente un geologo, figura non adatta per esprimersi sulle offerte per la gestione e la manutenzione di macchinari sanitari molto delicati.
Recentemente per la nuova gara si era insediata la nuova commissione presieduta da Maurizio Bruno e altri tecnici sui quali la Regione vuole fare le verifiche. C'è da dire che all'insediamento della nuova commissione né Damiani né Candela avevano ruoli diretti, ma Damiani da manger dell'Asp di Trapani avrebbe potuto dire la sua sul nuovo iter.


Damiani intanto ha fatto scena muta, si è avvalso della facoltà di non rispondere, nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip avvenuto al carcere Pagliarelli di Palermo.