Non si placa la rabbia negli Stati Uniti, rabbia innescata a Minneapolis dall’uccisione lunedì scorso di George Floyd, afroamericano padre di famiglia morto soffocato dal ginocchio dell’agente di polizia Derek Chauvin (ora in carcere per omicidio colposo).
È stato proclamato il coprifuoco in 40 città di 20 Stati americani. In 15 di questi è intervenuta la Guardia nazionale. Finora, stando al Washington Post, sono state arrestate 2.564 persone. Quattro i morti.
A Jacksonville, in Florida, un agente di polizia è stato pugnalato al collo ed è ricoverato. In tutto si contano 11 poliziotti in ospedale e 60 membri del secret service feriti.
Da New York a Los Angeles, da Ferguson a Tampa, sono stati dati alle fiamme commissariati e mezzi della polizia, saccheggiati negozi e distrutte vetrine.
A Minneapolis la polizia ha caricato le centinaia di persone che avevano violato il coprifuoco. Il bilancio più pesante si è registrato a Indianapolis, nell’Indiana, dove tre persone sono rimaste ferite a colpi d’arma da fuoco (ci sono stati anche tre morti, ma non legati alle proteste).
Questa notte a Philadelphia alcuni manifestanti hanno dato alle fiamme due auto della polizia e saccheggiato negozi. A New York, dove sabato è stata arrestata anche Chiara de Blasio, la figlia 25enne del sindaco di New York, hanno fatto discutere le nuove violenze degli agenti, in particolare dopo la pubblicazione di un video che mostra un’auto della polizia andare contro i manifestanti.
Nonostante Trump avesse minacciato di accogliere gli «anarchici e saccheggiatori con i cani più feroci e le armi più minacciose che io abbia mai visto», sono continuati scontri e tafferugli anche davanti alla Casa Bianca, con vetrine distrutte e cassonetti incendiati. Venerdì, ha fatto sapere il New York Times, il secret service ha dovuto persino portare il presidente in un bunker sotterraneo per un’ora. Nella telefonata ai familiari di George Floyd, secondo quanto raccontato dal fratello Philonise, Trump «non ha permesso alle persone dall’altra parte di parlare, come se avesse fretta di chiudere la conversazione».
«Dopo la morte violenta di Floyd, agitatori arrivati da fuori hanno preso il sopravvento sulle proteste spontanee e pacifiche. Gente legata a gruppi di suprematisti bianchi nati in rete e cresciuti sull’onda delle proteste anti-lockdown. Si fanno chiamare Boogaloo Bois, sono anti-Stato e anti-polizia. Sostengono il diritto a portare le armi. Vogliono scatenare una seconda guerra civile americana» scrive Repubblica.
«E poi ci sono esempi di diverso tipo, come la città di Flint nel Michigan o Camden nel New Jersey, dove la polizia ha preso una decisione diversa: i poliziotti sfilano fianco a fianco con i manifestanti, in un'atmosfera di fratellanza» aggiunge Il Messaggero.
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