Gentile Direttore, Massimo Ievovella, nel suo articolo, “Nuova luce sull’origine del nome Marsala”, afferma che la storia della città continua a suscitare vivissimo interesse, in particolare intorno al dibattuto problema dell’etimologia del suo nome. Ho seguito con molta attenzione il suo ragionamento e la sua analisi soprattutto sul passaggio relativo alla più diffusa convinzione che farebbe derivare “Marsala” dall’arabo “Marsa-Allah”, che significa “Il porto di Dio”. In proposito vorrei raccontare un episodio che prima mi è capitato in Marocco e l’anno successivo in Giordania. Avevo subito pensato di trovarmi nel posto giusto e con le persone giuste per poter formulare la seguente domanda: se il nome di Marsala voleva significare “Il porto di Dio oppure no”. La risposta che mi hanno dato entrambe le guide turistiche fu inequivocabile e perentoria: Marsala non poteva avere alcuna attinenza con Allah. La spiegazione è stata talmente convincente che non ho potuto metterla in dubbio da nessun punto di vista, sia per l’efficacia della sintesi storico – religiosa sia perché scevra da venature o intenti di tipo fondamentalista.
Mi fermo qui anche se gli spunti e le osservazioni di Iacovella richiederebbero ulteriori approfondimenti. Desidero invece fare un breve riferimento all’opera di Giovanni Alagna. La storia. Le testimonianze. Il territorio. Sigma -1999, che conosco e che merita di essere conosciuta più diffusamente. Sono certo che gli aggiornamenti introdotti nel nuovo testo contenuto nei due volumi stimoleranno la lettura di quanti ancora non lo hanno fatto con la prima pubblicazione.
Se mi è consentito vorrei a questo punto fare una considerazione di ordine politico con particolare riguardo alle prossime elezioni amministrative del 4 e 5 ottobre prossimo che si svolgeranno nella nostra città di Marsala per eleggere il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale.
Partendo dalla visione complessiva dell’autore non può sfuggire, specie a coloro che si candidano alla guida del Comune, che la nostra comunità, oltre che rivendicare legittimamente le sue origini millenarie, è anche una delle più interessanti realtà del Mediterraneo che può avere l’ambizione di essere il crocevia di popoli e di culture le più diverse e le più feconde del Terzo millennio. “La storia di Marsala non è comprensibile se si astrae dal mondo in cui si trova. E’ una parte della storia della Sicilia che, a sua volta, è una parte della storia del Mediterraneo”. Questo è uno degli apporti della sua ricerca che Giovanni Alagna ha voluto offrire con la sua nuova impresa ai marsalesi e a tutti coloro che vogliono conoscere e apprezzare la propria storia. Un contributo di cui la politica non può non tener conto.
A giudicare dalle schermaglie, dai modi e dagli strumenti che vengono messi in campo in questa campagna elettorale non pare emerga la volontà di muoversi nel solco della nostra storia.
Mi ha colpito lo scetticismo e la rabbia della lettera di Emmanuele “Sulle elezioni, la vecchia politica e i giovani”, inviata qualche giorno fa al vostro giornale. A una prima lettura il suo poteva essere considerato lo sfogo di un eterno insoddisfatto, di un qualunquista o di una persona che ce l’ha con la politica e con i politici alla ricerca di un posto sicuro, “tutti colmi di buoni propositi sulla carta. Ma i fatti dimostrano il contrario”. Ma nel suo sfogo e nella sua denuncia c’era più di un aspetto ed elemento di verità su cui riflettere seriamente.
Non voglio essere manicheo se dico che fra i due schieramenti che si contendono la leadership politica e amministrativa della città vi è una sostanziale differenza. Sul fronte che fa capo a Massimo Grillo vi è un super affollamento di liste composte da persone e personalità le più diverse, dalla provenienza e dalla formazione più disparata, che più o meno rispondono all’identikit tracciato da Emmanuele, mentre dall’altra parte, quella che fa capo a Alberto Di Girolamo, la mobilitazione e il numero delle liste è molto limitato ed è costituito da un insieme di candidature di donne e uomini, giovani e meno giovani, che si rivolgono all’elettorato per avere una conferma sul lavoro e l’impegno che in questi cinque anni è stato svolto e profuso all’insegna sella serietà, della trasparenza, della competenza, dell’onestà e della legalità. Una continuità che però deve essere orientata al futuro, un futuro che proponendosi di superare le criticità del presente e del passato, sarà anch’esso contrassegnato da emergenze e da difficoltà non agevolmente prevedibili a causa del Covid19 che purtroppo ancora imperversa sui nostri territori e nel mondo.
Se si è convinti fino in fondo di andare avanti con queste premesse, fra gli obiettivi prioritari dovrebbe esserci quello di restituire alla politica la dignità che le spetta, in una società più giusta e più equa, più progredita e più colta, più consapevole delle proprie potenzialità e della propria storia. Ed è forse quello che auspicherebbe Emmanuele.
Filippo Piccione