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10/09/2020 06:00:00

Trapani, criminalità e politica nelle elezioni del 2018. Quel mazzo di fiori della consigliera La Barbera ...

Abbiamo raccontato ieri altri retroscena delle elezioni amministrative di Erice del 2017, quelle che hanno visto la vittoria della Sindaca attuale, e sospesa, Daniela Toscano. Un condizionamento del voto "indubbio" per la Procura di Trapani, con promesse di posti di lavoro e altre forme di compenso in cambio del voto e il coninvolgimento di personaggi "dall'indubbio spessore criminale" per usare le parole della Digos, secondo cui i contatti tra il "grande elettore" Diego Pipitone e la Sindaca Toscano sono "ampiamente documentati". Le indagini che abbiamo raccontato ieri riguardano Erice, e il 2017.

L'anno successivo le indagini riprendono. E' il 2018. E si vota a Trapani (qualcosa era già stato scoperto, come raccontiamo qui). E si ritorna sempre al punto: Diego Pipitone, i suoi movimenti, la sua attività.


 

Nel 2018 ritroviamo Pipitone ancora impegnato in attività di raccolta o gestione del consenso. La base è questa volta un locale in Via Pioppo 1. Quel luogo diventa un comitato elettorale e un luogo di incontro tra pericolosi pregiudicati, che si muovono in favore di chi? Di Claudia La Barbera, candidata nella lista di Forza Italia, poi risultata eletta con 330 preferenze. Nel locale si gioca a carte, Pipitone è sempre presente, insieme a Franco Bonanno. Chi è? E' il fratello del killer mafioso trapanese Pietro Armando Bonanno, condannato all'ergastolo. Pietro Armando Bonanno è stato anche latitante. Tanto che è stato arrestato solo dopo un anno dalla sua condanna, in Argentina. 

Franco Bonanno, invece, non ha precedenti, anche è stato più volte controllato in compagnia di pregiudicati, fra cui il pericoloso Carmelo Salerno (nella foto in basso), condannato per estorsione, associazione mafiosa, spaccio di stupefacenti. 

Claudia La Barbera, che in questa vicenda non è stata indagata, viene eletta. E' l'unica di Forza Italia. Ha preso 333 voti. 

Dopo l'elezione di La Barbera, il 12 Giugno 2018, nel locale di Via Pioppo 1 si tiene una singolare riunione. E' pomeriggio, tardi, si fermano tre auto. Scendono sei persone, accolte con riguardo da Pipitone. Due sono volti noti alla polizia. Il primo è Giosuè Di Gregorio, pregiudicato per i reati di rapina, estorsione, spaccio di stupefacenti, armi clandestine, oltre ad essere stato denunciato nel 2007 per associazione mafiosa dal commissariato di polizia di Alcamo. E' stato anche sottoposto nel 2015 all'obbligo di soggiorno. In quel periodo sulla carta dovrebbe essere in carcere, ma ha avuto un permesso premio di sette giorni. E' famoso perchè una volta i Carabinieri gli trovarono un arsenale nascosto dentro un televisore. 

L'altro che partecipa alla riunione è Gregorio Ascari. Ha precedenti per omicidio volontario, rapina, ricettazione, armi, furto e danneggiamento.

Ad accoglieri con Pipitone è un altro sodale, Michele Chetta, segnalato per estorsione, furto, violenza sessuale, associazione per delinquere, truffa, bancarotta fraudolenta, spaccio di stupefacenti.

I sei parlano, poi brindano. 

Per gli investigatori le nuove indagini si agganciano a quelle del 2017, hanno un tratto in comune: Pipitone gestisce i candidati quasi alla stregua di "prestanome" , sostenuti elettoralmente da un contesto di soggetti tutti caratterizzati da un'elevata caratura criminale. E il summit del 13 Giugno ne è la prova.  Per il Gip, invece, il quadro indiziario è insufficiente per attivare le intercettazioni. Tutto si limita alle videoriprese fatte al "comitato", senza ulteriori elementi di riscontro. 

Rimane, di questa vicenda, solo un mazzo di fiori. Quale?

E' quello che gli investigatori vedono tra le mani di Diego Pipitone l'11 Giugno 2018, appena terminato lo scrutinio. 

Ed è lo stesso la consigliera La Barbera decide di fotografare per pubblicare poi un post su Facebook, con un semplice, ma immaginiamo significativo, "grazie".