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28/10/2020 06:00:00

Sicilia. Miccichè spinge per il rimpasto. Udc frena. Pd-M5s, prove di dialogo

Le faide interne a Forza Italia in Sicilia non fermano il commissario Gianfranco Miccichè, che invece conferma la sua forza di attrarre adesioni. Cresce il gruppo all’ARS degli azzurri, sono in arrivo due donne, si tratta di Marianna Caronia (ex Lega) e di Margherita La Rocca Ruvolo (UDC).


Miccichè riporta in Assemblea il gruppo a 12 componenti, con le nuove arrivate avrà maggiore capacità contrattuale rispetto al quel famoso rimpasto di giunta che chiede da oltre un anno, senza alcun successo.


La parola dovrebbe passare al presidente della Regione, Nello Musumeci, che però in questo momento ha le castagne calde sul fuoco, alcune si sono già bruciate. Tra sanità con problemi mai risolti, emergenza economica e Covid che si diffonde, il governatore non sarà propenso a cambiare degli elementi in giunta. Tuttavia non potrà non tenere conto del fatto che l’UDC avendo meno deputati eletti vanta in esecutivo due assessori, Mimmo Turano e Alberto Pierobon.


Sono mosse politiche queste che preludono alle regionali del 2022, Musumeci pare pronto a scendere nuovamente in campo, l’asse che lo supporterebbe sarebbe quello della Lega e di Fratelli d’Italia. Ago della bilancia sarà proprio Forza Italia e l’UDC, i centristi vorrebbero una figura più moderata, meno legata a partiti estremisti. In questo centro nuovo che dovrebbe nascere, Lorenzo Cesa ovviamente lo vorrebbe a trazione UDC, potrebbero convergere varie forze politiche, dall’Mpa fino ad arrivare ad Italia Viva.

Il Pd guarda con favore ad una alleanza con il M5S, sul nome che potrebbe correre come candidato governatore ci sono delle questioni da risolvere.

I Cinque Stelle sono pronti con Giancarlo Cancelleri mentre in area dem si ragiona sul nome del segretario regionale, Anthony Barbagallo, ovvero sull’attuale Ministro Peppe Provenzano.

Rumors palermitani indicano una candidatura di bandiera per i renziani con Davide Faraone, del resto lo ha fatto Ivan Scalfarotto in Puglia ma la figura è stata pessima.

Il problema di Italia Viva nei territori siciliani è che poco o niente si è creato, manca la rete territoriale, manca il legame. Il partito paga lo scotto di essere dentro il governo nazionale facendo opposizione, difficilmente si potranno ottenere delle percentuali importanti se non si deciderà se appartenere al centrosinistra ovvero al centrodestra.