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08/06/2021 10:10:00

Social network. Perchè serve un'educazione digitale ai giovani (e non solo)

 La singola funzione dei social sfugge a quasi tutti, eppure si tratta di una piazza dove ciascuno di noi ogni giorno sosta, per breve o lungo tempo.


Basta dare uno sguardo per capire che l’utilizzo che ogni singolo individuo ne fa dipende dal proprio substrato culturale, dagli studi e da quello che vuole comunicare.

Perché è necessario responsabilizzare al corretto uso dei social e ad un utilizzo consapevole?

Perché i social orientano le masse, rendono permeabile una classe sociale che non ha la formazione adeguata o gli strumenti per contrastare l’odio, il razzismo, il cyberbullismo, i contenuti che ledono la dignità della persona.

E non tutti i social vengono utilizzati in ugual misura, ognuno ha una sua funzione.
L’ultima piattaforma che vede spopolare famiglie intere con milioni di follower è Tik Tok, si etichettano come influencer ma in verità sono persone che decidono di far vedere il loro quotidiano fin dentro casa, i più bravi sono i palermitani e i napoletani, che non si curano dei filtri mostrandosi per quello che sono, con le canzoni neomelodiche in sottofondo.

L’omicidio di Palermo, di Emanuele Burgio, figlio di un mafioso, diventa virale su Tik Tok, i quartieri popolari della Vucciria, Ballarò, Borgo Vecchio, diventano il suo altare, i giovani lo osannano, qualcuno incita alla vendetta, tutto rigorosamente mostrato su quel social.

Uno spaccato di società che è inquietante, tanto che il Questore di Palermo fa immediatamente rimuovere ogni striscione e i funerali vietati al pubblico.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg, a Napoli Rita De Crescenzo, a cui l’account è stato bloccato in maniera definitiva, è entrata nel mirino del deputato regionale Emilio Borrelli per l’occupazione abusiva di un ormeggio ma su quel social è diventata la regina incontrastata di Napoli ( non parla una sola parola di italiano).
Due esempi per spiegare come questo social in verità nasceva per 60 secondi di risate, rivolto soprattutto ai giovanissimi, e infine è diventato la piattaforma per famiglie in cerca di notorietà.

Instagram è tutta un’altra roba, per stare su quel social devi saper comunicare con le stories, che sono accattivanti solo se le si fanno parlate, creando una interazione con chi scorre e comunicando qualcosa. Non è per tutti, al di là delle foto postate c’è una nicchia di persone che ha saputo fare di quel social, e quindi della propria carriera, veicolo veloce e attuale.
Inutile fare il classico esempio di Chiara Ferragni, basta volgere lo sguardo altrove per capire che su Instagram ci stai se hai contenuti. Un esempio?

L’ estetista cinica, vende i suoi prodotti, dispensa consigli sulla bellezza, viaggia e mostra le particolarità del nostro Paese, è grande conoscitrice di arte. Alla faccia di chi dice che una estetista non gode di buona cultura, Cristina Fogazzi, questo il suo vero nome, è una imprenditrice di successo.

I politici scelgono tre social in particolare, Facebook, Instagram, Twitter. L’uccellino blu arriva poco ma è molto utilizzato dai giornalisti e dalla nicchia, da quanti sanno che si sta parlando ad un determinato pubblico, non ci si aspetta tanti cuoricini, che equivalgono ai like, ma in poche righe bisogna essere in grado di esprimere un concetto che arrivi a tutti.
E veniamo a Facebook la piazza più grande, quella dove ognuno scrive anche senza avere nulla da condividere ma alimenta polemiche, inizia a commentare talvolta con odio, si veicolano spesso dei messaggi sbagliati e fuorvianti.

Vanno completamente demonizzati? No, anzi, al contrario vanno utilizzati con sano criterio. I social sono importanti per tutti noi, ci consentono di essere connessi con qualunque parte del mondo e di scoprire luoghi a noi sconosciuti, di vedere le ultime uscite dei libri, di sapere le ultime notizie o gli approfondimenti.

La comunicazione è di primaria importanza, è elemento di libertà, se usati coscientemente ci possono anche aiutare.
E’ fondamentale educare i giovani ad un uso consapevole dei social network. La domanda è: come farlo?

Attraverso l’attivazione dei Media Education, cioè di un insieme di attività di tipo didattico ed educativo  che faccia sviluppare agli studenti la capacità di comprendere i diversi media e le varie tipologie di messaggi, usare in maniera propositiva i media.
L’utilizzo consapevole del mondo virtuale significa imparare a convivere con la rete, rispettando se stessi e gli altri sapendone riconoscere i rischi.

Rossana Titone