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04/05/2022 06:00:00

Erice, "Non vedo mio figlio da 44 giorni". Sono finiti i soldi per i servizi sociali

Non vede il figlio da 44 giorni, lo ha visto l’ultima volta il 22 marzo scorso, alla presenza, come stabilito dal giudice, di un’assistente sociale e di una psicologa. E’ quello che accade a “Francesco”, è il nome di fantasia, che diamo ad un genitore, un papà di Erice, che a seguito della separazione con la moglie, ora si ritrova per decisione del giudice a vedere il bambino in un ambiente neutro e per poche ore a settimana.

Ma se fino allo scorso 22 marzo il signor Francesco è riuscito a vedere suo figlio, ora non può più vederlo, almeno fino a questo momento, per un fatto burocratico ma soprattutto, ed è incredibile tutto ciò, economico. Gli incontri, infatti, sono curati dai servizi sociali del Comune di Erice, tramite un progetto sostenuto da finanziamenti pubblici, ed ora per mancanza di fondi, il servizio degli incontri è stato sospeso.

“Il sindaco Daniela Toscano – dice Francesco – mi ha risposto che il Comune non ha l'obbligo legale di fornire questo servizio. Tuttavia, ritenendolo essenziale lo stanno ripristinando”. Sta di fatto, però, che l'ultima volta che ha incontrato il figlio era il mese di marzo. “Un incontro - rileva – di appena un'ora e mezza, in presenza di estranei e chiusi in una stanza.

“E’ come se mio figlio fosse stato sequestrato – continua Francesco -, e tutto ciò va avanti da tempo. Mi impediscono di incontrarlo perché sono "finiti i soldi dei progetti", che prevedono due operatori che stanno lì a monitorarti mentre per appena un’ora alla settimana o a volte anche un’ora ogni 15 giorni cerchi di stare assieme a tuo figlio.”

Non si riesce a capacitare il signor "Francesco" di questa situazione, ci dice che non ha alcuna condanna e che lui fino a quando il figlio ha compiuto tre anni, stavano assieme da 12 a 18 ore al giorno. Poi da aprile 2019 e fino a luglio 2021, con l’ordinanza di affido condiviso, gli cade il mondo addosso e può vedere il suo bambino per 48 ore al mese, anche se ha usufruito di una media mensile di 15/20 ore al mese.

“Da dicembre dello scorso anno mi hanno tolto il diritto di poter vedere e uscire con mio figlio – continua nel suo racconto Francesco. Da allora l’ho visto per un’ora a settimana, in una stanza piccolissima di appena 10 metri quadri, poi c’è stata la possibilità di incontrarlo nella palestra del Centro “Peppino Impastato”, un posto più grande, dove poter anche giocare. Purtroppo il Tribunale demanda ai servizi sociali del Comune, che nomina una psicologa e una assistente sociale, ma questi servizi si possono espletare tramite finanziamenti. Un diritto inalienabile regolato, incredibilmente, da progetti di pochissime ore mensili, circa 4 in tutto che già di per sé ledono il diritto del bambino ad avere un padre. Mi chiedo se sia normale ed eticamente lecito che dei diritti inalienabili e essenziali possano essere regolati dai soldi?”.

E sono tanti i genitori, purtroppo, che vivono la stessa condizione che vive il signor Francesco, ce lo conferma lui stesso. Tanti papà o mamme che, oltre a vivere una situazione difficile, di un rapporto con i figli, fatto di incontri che dipendono dalle decisioni di un tribunale, devono sottostare o addirittura non poterli vedere per la mancaza di fondi destinati ai servizi sociali. Un qualcosa di incomprensibile, quando ci sono in mezzo, le vite e i rapporti tra genitori e figli piccoli, che sono coloro che maggiormente subiscono le conseguenze di questo sistema di gestione degli incontri, sicuramente anomalo.