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24/10/2022 20:00:00

"Ora tocca a noi", il documentario di Walter Veltroni che racconta Pio La Torre

 Ora tocca a noi, il regista Walter Veltroni propone al pubblico un documentario con qualche ricostruzione fiction per ripercorrere la vita e la vicenda politica ed esistenziale di Pio La Torre, ucciso dalla mafia quarant’anni fa, nell’aprile del 1982. Tra le testimonianze raccolte dal regista, quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di Emanuele Macaluso, dell’ex presidente Giorgio Napolitano, di Giuseppe Tornatore, di Franco La Torre e, nei filmati d’epoca, le parole della moglie, Giuseppina Zacco e del generale Dalla Chiesa.

Ora tocca a noi, la trama
Pio La Torre cresce in una famiglia di braccianti nella durezza della vita nelle campagne intorno a Palermo, cresciuto inizia a militare nelle fila del partito comunista facendosi portavoce delle istanze che meglio conosceva, quelle relative al terribile sfruttamento del mondo agricolo, alla vergogna della terzadria che vigeva in Sicilia al posto della mezzadria e alla necessità di dare le terre a chi le lavorava. Battaglie che lo portarono subito a crearsi nemici tra i baroni ei padroni di veri e propri feudi che non mancarono di minacciarlo. Nel corso di alcuni scontri durante una manifestazione finisce in carcere e lì fa la conoscenza del suo primo figlio. Pio infatti si è nel frattempo innamorato e sposato con una compagna, Giuseppina Zacco, con cui condividerà per tutta la vita amore, famiglia e battaglie politiche.

Il documentario segue poi l’ascesa di Pio La Torre come esponente importante del partito comunista in Sicilia e ne testimonia le posizioni prese in totale libertà e anche a critica dell’apparato del suo stesso partito, quando c’era da scegliere tra difendere gli interessi dei più deboli e sposare una linea per pura necessità strategica. E poi, le battaglie che gli sono costate la vita, in particolare quella per il riconoscimento della fattispecie di associazione di stampo mafioso e per la previsione della misura della confisca dei beni ai mafiosi, che tanto si è rivelata fondamentale nella lotta a Cosa Nostra.

Ora tocca a noi, un omaggio alle battaglie di Pio La Torre a 40 anni dal suo assassinio
A quarant’anni da quel giorno di fine aprile del 1982, quando i sicari di Cosa Nostra trucidarono il dirigente del partito comunista siciliano Pio La Torre, “Ora tocca a noi” ripercorre le tappe che portarono un militante sempre dalla parte degli ultimi a subire l’esecuzione della mafia. “Ora tocca a noi” è la frase che lo stesso Pio La Torre pronunciò parlando della situazione a Palermo in una passeggiata sul lungotevere con Emanuele Macaluso, a pochi giorni dalla sua morte.
Una frase che rifletteva la lucidità di La Torre, la consapevolezza che il suo lavoro, le sue battaglie stavano veramente dando troppo fastidio alla mafia, e dunque stavano andando nella direzione giusta, ma di cui lui stesso era pronto a pagare il prezzo più alto. La mobilitazione contro la costruzione della base missilistica di Comiso intorno alla quale gravavano enormi interessi su cui Cosa Nostra progettava di allungare la sua mano e, soprattutto, l’intuizione di usare come strumento efficace per la lotta alla criminalità organizzata il sequestro dei beni, portare via ai boss i piccioli che erano l’obiettivo ma anche la fonte stessa del loro incontrastabile potere era pronta per essere messa nero su bianco e sancire un colpo fondamentale alla Mafia.

La legge che istituì questa misura, nota come legge La Torre – Rognoni, entrò in vigore quando il suo ispiratore era già stato ammazzato ed è l’eredità più preziosa di una vita di battaglia in difesa dei diritti e della legalità. Una battaglia che Veltroni ripercorre mettendo mano a una gran mole di materiali di archivio, costruendo un racconto lineare e coerente, asciutto e diretto come è giusto che sia un prodotto che è innanzitutto un documentario. La parte iniziale in cui si ricorre alla fiction per ricostruire l’infanzia e la prima giovinezza di la Torre è utile per contestualizzarne la figura, ma ovviamente non ha e non può avere l’impatto emotivo che le testimonianze di famigliari, amici e compagni apportano alla conoscenza di una figura che questo lavoro ha il merito di contribuire a far conoscere. (Today)