Oggi è il 47° anniversario della Strage di Alcamo Marina. La verità sempre più lontana
La notte tra il 26 e il 27 gennaio di 47 anni fa, il diciannovenne Carmine Apuzzo, originario di Castellammare di Stabia e il trentacinquenne Salvatore Falcetta di Castelvetrano, furono sorpresi e trudidati nel sonno da alcuni malviventi, rimasti da allora sconosciuti, che entrarono nello stabile della casermetta “Alkamar” dopo aver forzato la porta mediante l’utilizzo di una fiamma ossidrica.
La tragica scoperta avvenne l’indomani, all’alba, quando gli uomini della scorta dell’allora segretario del MSI Giorgio Almirante, nel transitare lungo la strada statale che costeggia la località balnerare, videro la porta della caserma completamente divelta, si fermarono e una volta dentro trovarono all’interno i corpi dei due poveri carabinieri senza vita.
A quarantasette anni di distanza da quella notte, ancora oggi, purtroppo, non si sa nulla dei mandanti nè degli autori materiali di quella fine tremenda dei due militari. Tante le ipotesi, ma mai realmente accertate. Dall’omicidio per mafia, al terrorismo, ed ancora i collegamenti con la Strategia della Tensione e con l’organizzazione paramilitare Gladio, e il possibile collegamento con un traffico di armi. Fra le ipotesi, anche quella passata all’attenzione di Walter Veltroni, quando era membro della Commissione Parlamentare Antimafia. I due carabinieri Falcetta e Apuzzo avrebbero fermato, il giorno prima, un furgone che trasportava armi forse con a bordo uomini dell'organizzazione.
Quindici anni dopo la strage la polizia scoprì un arsenale appartenente a due militari dell'Arma: l'appuntato Vincenzo La Colla e il brigadiere Fabio Bertotto (impegnato in missioni in Somalia). Accusati di essere gli "armieri" del clan di Alcamo, risultati appartenere ai servizi segreti, furono assolti. La Colla patteggiò una pena per l'accusa di detenzione illegale di armi.
Della Strage di Alkamar si occupò anche Peppino Impastato, l'attivista e giornalista ucciso dalla mafia nel 1978. La sua cartella con i documenti su Alcamo Marina fu sequestrata dai Carabinieri nella casa della madre poco dopo la morte, e non fu più restituita a differenza degli altri documenti.
Della strage di Alcamo Marina, i due poveri carabinieri non furono le uniche vittime. Quelli, infatti, che per anni sono stati ritenuti i colpevoli, i quattro giovani di Alcamo: Giuseppe Gulotta (qui raccontiamo la sua storia), Vincenzo Ferrantelli, Gaetano Santangelo e Giovanni Mandalà, furono in realtà torturati per una notte intera affinchè dichiarassero di essere stati loro gli autori della carneficina; ed è sicuramente una vittima lo stesso Giuseppe Vesco, il giovane di Partinico, vicino al movimento anarchico che, confessando di essere uno degli autori, accusò i quattro ritrattando subito dopo, per poi morire suicida in carcere; fu trovato impiccato nonostante avesse solo una mano.
L’unica verità accertata, grazie al processo di revisione e alle confessioni dell’ex Brigadiere Renato Olino - presente la notte delle torture a Gulotta e gli altri -, ha portato all’assoluzione di tutti i condannati.
Purtroppo l'apertura di una nuova inchiesta per la morte di Apuzzo e Falcetta e l’altra su quattro carabinieri accusati di sequestro di persona e lesioni gravissime, non hanno portato a nulla di concreto e a nessuna verità, e il mistero della Strage di Alcamo Marina continua. Un vero bluff durato 12 anni, quello dell'inchiesta della Procura di Trapani, senza che sia stata svolta nessuna indagine sulla Strage di Alkamar che rimane uno dei misteri italiani. Nel 2020 l’inchiesta sul duplice omicidio viene chiusa con queste parole: «Rilevato che nell’ultimo decennio non sono stati compiuti atti istruttori e conseguentemente non sono emerse ipotesi investigative apprezzabili e degne di ulteriori approfondimenti, né in relazione alla individuazione degli autori della strage di Alcamo, […] chiede disporsi l’archiviazione del procedimento […]». A firmare la richiesta è un giovane magistrato, Maurizio Agnello procuratore aggiunto a Trapani.
Commemorazione - Alle ore 12,30 la santa messa nella chiesa Stella Maris, sarà celebrata del cappellano militare della Legione carabinieri di Sicilia, don Salvatore Falzone. A seguire deposizione delle corone d’alloro, un minuto di raccoglimento davanti la stele che ricorda i due carabinieri. Saranno presenti Carmine Apuzzo, nipote che porta lo stesso nome del carabiniere ucciso e un rappresentante dell’Associazione carabinieri di New York, intestata ai due militari assassinati.
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