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27/02/2023 09:27:00

Alcamo, Nicastri e l'eolico: "Davo regali a tutti"

Non riceveva richieste di denaro ma concedeva a tutti di suo, il re dell'eolico, Vito Nicastri. Lo ha confermato, l'imprenditore alcamese davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Palermo, dove è stato ascoltato come testimone assisitito nel processo che vede imputato Marcello Asciutto, il funzionario dell'assessorato regionale all'Energia, accusato di corruzione in atti contrari ai doveri d'ufficio, che avrebbe intascato una tangente di 30 mila euro per agevolare le pratiche per gli impianti di biometano finanziati da Nicastri, coimputato nello stesso procedimento, ma che ha già  definito la sua posizione con il pattegiamento.

La vicenda giudiziaria nasce da un’inchiesta della Dda di Palermo su un giro di tangenti alla Regione che avrebbero favorito Vito Nicastri - finito sotto accusa per i suoi rapporti con Messina Denaro -, e il suo presunto socio occulto Paolo Arata nell’ottenere autorizzazioni per affari nell’eolico e nel bio-metano. Ai regionali corrotti sarebbero andate mazzette dagli 11 mila ai 115 mila euro. L’inchiesta portò in carcere l’imprenditore e re dell’Eolico Vito Nicastri, al quale nel 2015 la Dia ha confiscato beni per 1,3 miliardi di euro.

Alla domanda del pubblico ministero De Leo, se Nicastri avesse pagato funzionari, l'imprenditore ha risposto: "Tanti. Specie nel primo periodo quello dell'eolico. Erano impianti che avevano un certo... per cui posso dire che sono stati pochi quelli che hanno chiesto. Ero io a concederli. Ma per un semplice fatto: ci si rendeva conto che un'autorizzazione rilasciata, per me valeva qualche milione di euro, per cui andare a concedere 10mila euro, 5mila euro, quelli che erano, era un atto di generosità, di ringraziamento. Solo uno me li ha rifiutiati, ma gli altri con un po' di timidezza...". 

Nicastri ha ricostruito la sua storia imprenditoriale: "Dal 2000 al 2010 mi sono occupato della fase progettuale degli impianti. Ero sviluppatore di impianti eolici, verso la fine mi sono occupato anche di impianti fotovoltaici, ma poi è successo quello che sappiamo", dal 2010 la sua società è stata commissariata. 

Riguardo al patrimonio, Nicastri ha detto che è ancora confiscato: "non è il miliardo e mezzo di cui si è parlato, perché ritengo che siano cifre, diciamo, molto spropositate. La considerazione che è stata fatta secondo me è quella del valore, cioè, di tutti gli impianti che ho realizzato io, ma li ho fatti per terzi, la mia attività consisteva soltanto nello sviluppo, per cui gli importi che sono stati sequestrati a mio avviso sono intorno ai 40 milioni di euro, tra i beni e anche i soldi che c'erano sui conti correnti.

Riguardo all'impianto di biometano sarebbe stato gestito dalla famiglia Arata, da Paolo e il figlio Francesco. E su questa vicenda Nicastri dà la sua versione: "Sono stato sempre contrario ai rifiuti, quasi sempre non portano bene. E' un settore complicato, difficile. Il signor Paolo Arata insieme con una ditta di Milano, ha insistito a dire: "Ma noi dobbiamo fare impianti puliti, cioè impianti che funzionano. Cioè, noi abbiamo rapporti con certi ambienti, per cui, tu ti occupi della fase autorizzativa, poi la gestione saranno altri che se ne occupano, e ho accettato".  Poi Nicastri fa anche i nomi di chi è stato pagato: i funzionari Tinnirello, Causarano e poi un altro di cui ha sentito parlare e non ha mai conosciuto, si riferisce ad Asciutto. 

 

 



Giudiziaria | 2024-12-13 08:15:00
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