
Matteo Messina Denaro e i medici in "famiglia" che hanno curato lui e il padre
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Dal 16 gennaio, giorno dell'arresto di Matteo Messina Denaro si è iniziato a parlare del medico, anzi dei medici, che lo hanno avuto in cura fino a quel momento, visto che l'ex latitante di Castelvetrano è affetto da un tumore al colon e che è stato arrestato proprio perché quel giorno, doveva sottoporsi ad una seduta di chemioterapia.
Ad essere indagato nelle ore successive all'arresto è stato il dottor Alfonso Tumbarello che ha curato per due anni "Andrea Bonafede/Matteo Messina Denaro", poi finito in manette per concorso esterno in associazione mafiosa e falso. Accanto alla famiglia dei Messina Denaro c'è una tradizione di medici che si sono presi cura di loro, o perché imparentati o perché appartenenti alla famiglia mafiosa del capostipite, Francesco Messina Denaro.
Vediamo chi sono questi medici di famiglia ai quali si è aggiunto, Tumbarello, che al momento rimane in carcere, nei giorni scorsi, infatti, il Tribunale del Riesame ha rigettato l'istanza di scarcerazione sia per il medico che ha prescritto le ricette, sia per Andrea Bonafede, il factotum che aveva il compito di andare ritirarle.
Il primo medico di "famiglia" e medico personale di Francesco Messina Denaro è Vincenzo Pandolfo di Partanna. Nella storia della mafia belicina quello di Pandolfo è un nome importante. Curava personalmente Francesco Messina Denaro, e per seguirlo, dato che il vecchio boss soffriva di diabete ed era malconcio, si è fatto un pezzo di latitanza con lui. Pandolfo, 50 anni, partannese, è morto nel 2010 in carcere, a Carinola, provincia di Caserta, dove era recluso dal 2006, dopo 15 anni di latitanza.
Uomo di fiducia dei Messina Denaro, si diede alla latitanza nel 1991 quando ancora contro di lui non c’erano ordini di cattura.
Pandolfo il "medico buono" - Pandolfo, giovane medico si offrì di seguirlo, lui e don Ciccio nel 1993 furono raggiunti dal «rampollo» di casa Messina Denaro, Matteo. E Pandolfo quasi sicuramente nel novembre del 1998 è rimasto fino agli ultimi istanti Francesco Messina Denaro, morto di crepacuore dopo l’arresto dell’altro figlio, Salvatore. L’anziano boss fu vestito e fatto trovare poggiato in un cancello di una tenuta agricola nelle campagna castelvetranesi di contrada Airone. Pandolfo si sarebbe occupato di lui, avvertendo anche i familiari dove dovevano recarsi per prendere le spoglie del proprio congiunto. Poi il «medico buono» continuò la latitanza con Matteo Messina Denaro. Si costituì nel 2006, dopo aver chiesto autorizzazione a Matteo Messina Denaro, presentandosi al carcere Pagliarelli. Il pomeriggio di sabato 17 aprile, Vincenzo Pandolfo, venne trovato senza vita nella cella del carcere casertano dove si trovava, nella casa di reclusione di Carinola. La sua morte fu un giallo.
Giuseppe Guttadauro - Tra i medici di famiglia, imparentati con i Messina Denaro, c'è Giuseppe Guttadauro, fratello di Filippo Guttadauro, marito di Rosalia che è sorella di Matteo Messina Denaro. Arrestato lo scorso anno assieme al figlio Mario Carlo, accusati di far parte di Cosa nostra, di aver fatto parte della famiglia mafiosa di Palermo-Roccella, inserita nel mandamento di Brancaccio-Ciaculli.
Chi è Giuseppe Guttadauro - Medico chirurgo presso l'Ospedale Civico di Palermo, nel 1984 venne arrestato la prima volta per associazione mafiosa a seguito delle accuse dei collaboratori di giustizia Vincenzo Sinagra e Salvatore Contorno che lo indicarono come fiancheggiatore del boss Filippo Marchese; al Maxiprocesso di Palermo ebbe sei anni e sei mesi di reclusione. Arrestato nuovamente nel 1994 nell'ambito dell'operazione "Golden Market", scaturita dalle dichiarazioni di Gaspare Mutolo, Giuseppe Marchese e Giovanni Drago, venne condannato a tre anni e sei mesi al processo.
Capo mandamento di Brancaccio - Divenne il capo del mandamento di Brancaccio dopo l'arresto e la conseguente carcerazione dei capimafia Giuseppe Graviano e Filippo Graviano, di Antonino Mangano, di Gaspare Spatuzza e di altri. Guttadauro fu arrestato nel novembre del 2002; la moglie, Gisella Greco e un figlio furono arrestati il 6 dicembre del 2002 nel corso dell'operazione antimafia detta "Ghiaccio" durante la quale lo stesso Guttadauro ricevette un ulteriore mandato di arresto. Sua moglie e suo figlio continuarono presumibilmente a portare avanti affari illeciti nonostante la sua assenza e agirono come canale per i suoi messaggi agli altri boss mafiosi fuori dal carcere.
Le talpe alla Dda e il caso Cuffaro - Nell’inchiesta sulle talpe alla Dda i Carabinieri del ROS, nel corso di intercettazioni ambientali all'interno della casa di Guttadauro, registrarono conversazioni tra quest'ultimo e Domenico di Miceli, assessore alla sanità nella città di Palermo.. Guttadauro apprese la presenza di cimici all'interno della sua abitazione dal medico Salvatore Aragona, che a sua volta ottenne l'informazione da Domenico Miceli, a cui l'aveva riferita il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro. Prima che Guttadauro scoprisse le cimici, fu registrato mentre descriveva come la mafia avesse finanziato la campagna elettorale di Cuffaro nel 2001. Per la vicenda legata a Cuffaro, Giuseppe Guttadauro venne condannato a 13 anni e 4 mesi di carcere.
Alfonso Tumbarello - Con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico, i carabinieri del Ros, a fine gennaio hanno arrestato Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara accusato di aver curato per anni Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Tumbarello ha firmato 137 ricette mediche per consentire a Messina Denaro di essere operato a Mazara del Vallo, nel 2020, e poi di effettuare le cure oncologiche di cui aveva bisogno, alla clinica Maddalena di Palermo.
Ha chiesto per il boss il primo intervento chirurgico - Il primo intervento chirurgico cui è stato sottoposto Matteo Messina Denaro è stato reso possibile proprio grazie ad una falsa scheda a nome di Andrea Bonafede firmata dal dottor Tumbarello, il 5 novembre 2020, nella quale scriveva di aver eseguito personalmente “un’accurata anamnesi e valutazione clinica del paziente, che già aveva eseguito una colonscopia ed era in cura farmacologica, sollecitandone il ricovero a causa della neoformazione stenosante del giunto retto-sigma”. Un ricovero che dopo pochi giorni aveva portato all’intervento chirurgico del 13 novembre 2020. Ed in calce alla scheda, Tumbarello aveva perfino chiesto di essere informato, attraverso una “esauriente relazione clinica”, delle condizioni di salute del paziente al termine del ricovero. Il paziente era Andrea Bonafede, ovvero Matteo Messina Denaro.
Nel passato di Tumbarello anche la politica. Nonostante un nutrito pacchetto di voti, aveva mancato le elezioni a consigliere provinciale, poi all’Assemblea regionale e a sindaco della città. Nell’ordinanza del gip si fa riferimento anche a Vaccarino, la cui vicenda viene definita “inquietante” e “delicatissima”, sottolineando il canale di collegamento con Messina Denaro che l’ex sindaco di Castelvetrano “aveva cercato e poi trovato” per conto del Sisde nel periodo dal 2004 al 2006 (il noto carteggio Svetonio-Alessio).
La vicenda legata a Vaccarino - Dal verbale di esame reso da Vaccarino nel processo Golem 2, ad ottobre 2012, proprio sui “pizzini” del boss “risulta che Vaccarino aveva inviato un messaggio a Messina Denaro Matteo, in quel momento già latitante da 10 anni, proprio attraverso il fratello Salvatore, convocato per tale scopo presso lo studio del dott. Tumbarello su richiesta dello stesso Vaccarino”. Sempre nell’ordinanza di arresto del medico, si sottolinea l’evidenza di come “Vaccarino abbia potuto contare sull’affidabilità e riservatezza del dott. Tumbarello cui chiedeva di organizzare un incontro con Messina Denaro Salvatore, presso lo studio medico di quest’ultimo, evidentemente luogo ritenuto sicuro per non esporre i partecipanti a rischi, già facilmente prospettabili dal semplice fatto che Vaccarino ed il fratello del latitante avevano evitato una diretta interlocuzione sfruttando il tramite, insospettabile, dell’odierno indagato”.

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