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04/03/2023 06:00:00

Tornano le Province, la legge ripristina l'elezione diretta di presidenti e consiglieri

Dieci anni fa, era il 4 marzo del 2013, la giunta regionale guidata da Rosario Crocetta approvava il disegno di legge per l'abolizione delle Province sostituendole,  un anno dopo, con i liberi consorzi tra Comuni. Ora è stato dato l'addio alla legge che le ha abolite. Per la verità già con il governo Musumeci nel 2019 si doveva tornare alle province ma non se n'è fatto più nulla nonostance siano state più  volte programmate le elezioni. Ora è pronta la legge di riforma regionale che dovrà essere analizzata dal Parlamento siciliano. Il disegno di legge è stato approvato ieri dalla giunta Schifani, diversamente da quanto previsto precedentemente, ora l'elezione di presidenti e consiglieri provinciali sarà diretta.

Il "mostro" economico abbattuto - Le Province siciliane erano considerate nove colossi che costavano 700 milioni di euro all'anno. Presidenti, assessori e consiglieri formavano un esercito di 350 unità che percepivano ricche indennità. Il presidente della Provincia di Palermo, per esempio, incassava un mensile di 8.459 euro, il vice 6.334 mentre gli assessori prendevano 5.948 euro e i consiglieri poco più di 2.500 euro. Inoltre lo Stato spendeva per le Province siciliane 295 milioni, il trasferimento più imponente in Italia. Il personale rappresentava quasi il 50 per cento della spesa corrente per un totale di 244 milioni annui, secondo i dati Istat del 2009. Tra il 2007 e il 2010 ogni siciliani pagava di tasse destinate alle Province 60,93 euro. Ammontava a oltre 4 milioni la spesa sostenuta per i trecento e passa consulenti contrattualizzati nel 2011. 

Il presidente Schifani - «Oggi abbiamo avviato il percorso per la reintroduzione delle Province in Sicilia, con l’elezione diretta di presidenti e Consigli. L’abolizione degli enti intermedi, nove anni fa, con l’istituzione delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi non ha mai funzionato. Con questo testo onoriamo un impegno assunto con i siciliani in campagna elettorale, e soprattutto diamo risposta a un’esigenza sentita non soltanto in Sicilia, ma in tutto il Paese, come dimostrano le iniziative legislative presentate in Parlamento e in fase avanzata di discussione. Per questo sono ottimista su un iter veloce in Ars, attraverso anche un confronto con tutte le forze politiche, rispetto al quale siamo sempre disponibili».  Lo ha detto il presidente della Regione Renato Schifani, presentando il disegno di legge sulla riorganizzazione delle Province e delle Città metropolitane adottato in mattinata dalla giunta. Il testo riprende la proposta depositata in commissione Affari costituzionali del Senato, adattata al contesto normativo siciliano.
 

 Cosa cambia con la nuova legge - Le Province saranno sei più le tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina; il progetto di riforma individua gli organi di governo e la loro composizione, introducendo la figura del consigliere supplente; stabilisce le quote rosa nelle liste, con almeno un quarto delle candidature riservato a donne; prevede la doppia preferenza di genere, come nei Comuni; introduce il collegio unico per l’elezione del presidente della Città metropolitana e della Provincia, la divisione della circoscrizione elettorale in collegi per l’elezione dei consiglieri provinciali, in modo da dare adeguata rappresentanza a tutti i territori. Per le province con popolazione superiore al milione di abitanti sono previsti 36 consiglieri e massimo 9 assessori; per quelle tra cinquecentomila e un milione di abitanti, 30 consiglieri e fino a 7 assessori, mentre quelle con meno di 500.000 abitanti potranno eleggere 24 consiglieri e le giunte avranno massimo sei assessori. Il ddl fissa le competenze dei nuovi organismi.

Il sistema elettorale - Il sistema elettorale adottato sarà il proporzionale con metodo D’Hondt per l’assegnazione dei seggi alle liste. L’entrata in vigore della legge, dopo l’approvazione in Assemblea regionale, è condizionata all’abrogazione della legge Delrio da parte del Parlamento nazionale.

Sammartino e Messina - «L’atto varato oggi dalla giunta - ha detto il vicepresidente Sammartino - è il primo grande passo di un processo di riorganizzazione del sistema degli enti locali in Sicilia. Una tappa importante all’insegna della grande collegialità politica con cui opera questo governo, per garantire risposte concrete e servizi efficienti ai siciliani». «Finalmente, dopo anni di commissariamento - ha aggiunto Andrea Messina, assessore Autonomie locali  - si intravede il traguardo del ripristino delle Province. L’obiettivo del disegno di legge del governo è quello di riorganizzare e di ricostruire tutti quei servizi e le funzioni che in questi anni sono stati abbandonati, dalla viabilità all’edilizia scolastica degli istituti superiori. L’auspicio è che si vada al voto già nel prossimo autunno o nella prossima primavera, considerato che ci sono delle condizioni che non dipendono soltanto dalla Regione».

“Popolari e Autonomisti” -  "Il ruolo della Provincia, quale ente intermedio tra Comune e Regione, è diventato necessario per curare gli interessi e promuovere lo sviluppo delle comunità. Quest’ultime hanno perso la loro identità in seguito alla riforma Del Rio che, nel 2023, risulta definitivamente tramontata”. Lo dichiarano i deputati del gruppo "Popolari e Autonomisti" all’Ars Giuseppe Castiglione, Giuseppe Lombardo e Giuseppe Carta, dopo la conferenza stampa in cui il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani ha illustrato il disegno di legge sulla riorganizzazione delle Province e delle Città Metropolitane. “Il gruppo dei Popolari e Autonomisti dell’Ars – continuano i deputati Castiglione, Lombardo e Carta – vuole manifestare l’approvazione per l’iniziativa proposta dal Governo Regionale. Il risultato del ripristino delle province porterà uno sviluppo economico e produttivo oltre che commerciale, turistico, sociale, culturale e sportivo”. “Auspichiamo – concludono i deputati Popolari e Autonomisti - una costante interlocuzione con il Governo Nazionale, in modo che il legislatore Statale possa apportare le necessarie modifiche a una riforma che non ha prodotto i risultati sperati soprattutto. L’obiettivo è di tutelare l’importanza delle democrazie e incrementare i servizi erogati dall’Ente Provincia a favore dello sviluppo dell’intera comunità regionale, anche alla luce della vicenda della catanese Pubbliservizi, emblema di ciò che ha comportato la cancellazione delle province”.

Catanzaro PD - "All'inizio di questa legislatura il Pd ha presentato all'Ars un disegno di legge per l'istituzione delle provincie. Una scelta, la nostra, determinata dai fatti: dopo il lungo iter che ha portato alla definizione dei Liberi Consorzi, durante i cinque anni del governo Musimeci abbiamo atteso invano le elezioni degli organi degli enti. A questo punto di fronte ad una costante incertezza, ai ritardi del centrodestra ed alla necessità di riassumere la piena governance delle competenze degli enti, ad iniziare da scuole e strade, meglio un 'ritorno alle province' piuttosto che lasciare tutto in questo limbo istituzionale". Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars.