Petrosino. I voti comprati e le estorsioni. Marco Buffa dal carcere: "Faccio cadere il Comune..."
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“Faccio cadere il Comune”. Ed effettivamente le vicende che stanno emergendo in questi giorni sul voto di scambio nelle elezioni amministrative sono un vero e proprio terremoto per Petrosino.
Michele Buffa, consigliere comunale eletto a sostegno dell’amministrazione guidata da Gaspare Anastasi, è stato arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Avrebbe comprato voti da Marco Buffa, già in carcere e condannato per mafia, ritenuto capo decina di cosa nostra a Petrosino. Il consigliere comunale è stato sospeso ieri con provvedimento del prefetto.
Marco Buffa è stato arrestato a settembre nell’operazione Hesperia. Da quell’operazione si è arrivati agli arresti di Petrosino. Ed è un cerchio che si chiude, se vogliamo, ciò che rivela in carcere l’esponente mafioso.
E’ furioso, infatti, Marco Buffa quando sa che a denunciarlo per estorsione è stata la stessa persona che ha portato in giro in campagna elettorale a raccogliere (e comprare, secondo quanto emerge dalle indagini) i voti.
E’ la vicenda singolare che emerge dalle indagini. Con estorto ed estorsore che avrebbero stretto un patto per la compravendita di voti in campagna elettorale.
In carcere, in particolare, Marco Buffa apprende che tra i reati che gli vengono contestati ci sono due estorsioni aggravate commesse nei mesi di novembre e dicembre 2021 in danno di Michele Buffa e Nicolò Vinci, Consigliere e Presidente di Cantine Europa. Un’indagine che parte proprio dalla denuncia di Michele Buffa. Questa circostanza provoca la dura reazione di Marco Buffa, detenuto, che viene captata durante i colloqui con i familiari.
In particolare al carcere Pagliarelli di Palermo Marco Buffa, a gennaio di quest’anno, telefona alla moglie e le riferisce che Michele Buffa in quel procedimento è parte offesa ma che qualche mese dopo i fatti denunciati gli aveva chiesto di procurargli i voti per le elezioni amministrative “manifestandogli addirittura la disponibilità a corrispondere denaro per l’acquisto dei voti” si legge nell’informativa.
“Gli stampini, i Fac Simile me li ha portati lui fino a casa per le elezioni. Io non sono né sbirro nè nulla, ma devo andare a consumare a lui”, dice Buffa detenuto alla moglie. “I soldi che mi hanno dato per le elezioni… io non li volevo, e loro mi hanno detto ‘prendili, per darli alle persone delle case popolari”. Buffa poi fa sapere alla moglie che era sua intenzione chiedere al giudice dell’udienza preliminare di acquisire direttamente nel contraddittorio la testimonianza di Michele Buffa per vagliarne l’attendibilità, alla luce degli accordi che erano stati presi per le elezioni dopo le estorsioni denunciate. “Per me può perdere il posto di lavoro, può perdere tutto. A me che cazzo mi interessa se cade pure il Comune, io gli ho portato i voti, ci siamo messi a girare pure con lui, siamo andati qua e là. In un posto c’è stata una riunione e c’era pure lui e mi ha detto ‘però Marco mio evitiamo di farci vedere’” per Marco Buffa quello, a posteriori, era l’indizio del tranello, che si era già organizzato per la denuncia per estorsione. “Con lui siamo andati a prendere i voti alle case popolari”.
Il 16 gennaio, giorno dell’arresto di Matteo Messina Denaro, Marco Buffa a colloquio con i suoi familiari ribadisce che sarebbe stata sua intenzione raccontare quanto accaduto in campagna elettorale, anche a costo di far “cadere il Comune”. “Al processo faccio cadere il Comune io, io faccio cadere il Comune!”. Il detenuto è furioso. “Non devo accusare nessuno. Io gli devo dire ‘glielo hai detto al presidente della Corte e al Pubblico ministero che sei salito per me alle elezioni?””. Buffa prospetta lo scioglimento del comune. “Nel momento in cui io faccio questa situazione già sono centosettanta voti meno e decade il Comune per corruzione. Lui ha avuto a che fare con persone malandrine che gli hanno portato voti. Non è che sono andato io a cercarlo, è lui che ha cercato me. Eh!”.
Marco Buffa, sempre a colloquio con la moglie, racconta che il consigliere comunale, allora candidato, in cambio dei voti gli avrebbe garantito posti di lavoro presso le Cantine Europa. “Ti faccio entrare nella cantina, non ti preoccupare…” gli avrebbe detto il consigliere comunale. Marco Buffa racconta poi alla moglie che durante la campagna elettorale era andato con il candidato poi eletto nel quartiere di case popolari di Petrosino e gli aveva dato 700 euro, “gli aveva anche offerto altro denaro all’associato mafioso il quale, rifiutato il denaro aveva comunque potuto fruire di una cena” scrivono gli investigatori. Un boccone amaro, poi, certamente.
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