Sono ventisette le richieste di condanna avanzate dai pm della Dda di Palermo negli abbreviati del procedimento scaturito dall’operazione dei carabinieri “Hesperia”, che il 6 settembre 2022 ha scompaginato le famiglie mafiose di Marsala, Mazara e Campobello di Mazara.
Il processo abbreviato si svolge davanti al giudice delle udienze preliminari di Palermo Ermelinda Marfia. Nell’indagine sono rimasti coinvolti 35 presunti mafiosi e fiancheggiatori di Cosa Nostra (otto sono stati già rinviati a giudizio davanti il Tribunale di Marsala), riportando in cella fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, come il 67enne capomafia campobellese Francesco Luppino. E la pena più severa (20 anni di carcere) è stata invocata proprio per lui. Venti anni sono stati chiesti anche per il marsalese Francesco Raia.
Queste le altre richieste: 17 anni e 4 mesi ciascuno per Marco Buffa, Antonio Cuttone e Vincenzo Spezia, 16 anni per Antonino Ernesto Raia (fratello di Francesco) e Piero Di Natale, 12 anni per Tiziana Rallo, Vito Gaiazzo e Antonino Pace, 8 anni per Leonardo Casano, 5 anni e 4 mesi per Girolamo Li Causi, 3 anni e 4 mesi per Paolo Bonanno, 2 anni e 8 mesi per il palermitano Jonathan Lucchese, 2 anni e 4 mesi per Marco Manzo, 4 anni per Antonino Nastasi, 5 anni e 4 mesi per Vincenzo Pisciotta, 6 anni per Giuseppa Prinzivalli, 3 anni e 4 mesi per Francesco Pulizzi, 2 anni e 4 mesi per Vito Rallo, 4 anni per Vincenzo Romano, 6 anni e 8 mesi ciascuno per Carmelo e Giuseppe Salerno, di Paceco, 3 anni e 4 mesi per Francesco e Rosario Stallone, 4 anni per Michele Vitale e 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Speciale. Gli ultimi due di Partinico. Sei le udienze dedicate alla difesa. L’ultima il 28 giugno. L’indagine “Hesperia” è sfociata nell’arresto di 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche diversi volti nuovi. Tra i primi, quello di Francesco Luppino, che era uscito dal carcere circa tre anni prima dopo aver scontato una lunga condanna per mafia.
Secondo l’accusa, si era rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala. Le accuse a vario titolo contestate agli indagati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose. In carcere, oltre a Luppino, sono finiti anche i marsalesi Antonino Ernesto Raia, Francesco Giuseppe Raia, Francesco Pulizzi, Vito Vincenzo Rallo, Leonardo Casano e Vito De Vita, i campobellesi Vincenzo Spezia, Piero Di Natale e Marco Manzo, il castelvetranese Rosario Stallone, i mazaresi Antonino Cuttone, Vito Gaiazzo, Antonino Pace, Marco Buffa, Vincenzo Pisciotta, i trapanesi Carmelo e Giuseppe Salerno, i palermitani Jonathan Lucchese e Antonino Nastasi e il partinicese Michele Vitale. Ai domiciliari, invece, Tiziana Rallo, Vincenzo Romano, Paolo Bonanno, Lorenzo Catarinicchia, l’imprenditore Girolamo Li Causi, Antonino Lombardo, Nicolò Macaddino, Bartolomeo Macaddino, Giuseppa Prinzivalli, Stefano Putaggio, poi tornato in libertà ma comunque sempre indagato, Francesco Stallone.
Già rinviati a giudizio, invece, i marsalesi Filippo Aiello, di 76 anni, Lorenzo Catarinicchia, di 41, Vito De Vita, di 45, Stefano Putaggio, di 49, Antonino Lombardo, di 70, Riccardo Di Girolamo, di 44, e i mazaresi Nicolò e Bartolomeo Macaddino, di 62 e 58 anni. Il processo si terrà davanti il Tribunale di Marsala. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 19 aprile. Le indagini Hesperia, nate nell’ambito delle ricerche per arrivare a Matteo Messina Denaro, testimoniano anche l'attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico, con riferimento a condizionamenti di aste giudiziarie e gare d'appalto e, alla gestione, in forma pressoché monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti. Accertata pure l'estorsione ad una cantina vinicola e ad alcune strutture ricettive. A chiedere di costituirsi parte civile sono stati, tra gli altri, i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, l’associazione Codici, Michele Buffa, la Possente e la Cantina Europa.