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10/05/2023 18:15:00

"La bieca epopea garibaldina"

 Garibaldi, spacciato per “eroe dei due mondi”, in realtà era un criminale al soldo degli inglesi, per i quali aveva praticato il traffico di schiavi e il saccheggio mediante la “guerra di corsa”. Nell’America del sud era stato arrestato e condannato per aver rubato cavalli. Gli stessi Savoia si lamentavano del suo comportamento a dir poco disonesto.


LA VERITÀ SU GARIBALDI
Garibaldi Era un avventuriero che nel 1835 si era rifugiato in Brasile, dove all’epoca emigravano i piemontesi che in patria non avevano di che vivere. Fra i 28 e i 40 anni visse come un corsaro assaltando navi spagnole nel mare del Rio Grande do Sul al servizio degli inglesi che miravano ad accaparrarsi il commercio in quelle aree. In Sud America non è mai stato considerato un eroe, ma un delinquente della peggior specie. Per la spedizione dei mille fu finanziato dagli Inglesi con denaro rapinato ai turchi, equivalente oggi a molti milioni di dollari. In una lettera, Vittorio Emanuele II ebbe a lamentarsi con Cavour circa le ruberie del nizzardo, proprio dopo “l’incontro di Teano”: “… come avrete visto, ho liquidato rapidamente la sgradevolissima faccenda Garibaldi, sebbene – siatene certo – questo personaggio non è affatto docile né così onesto come lo si dipinge e come voi stesso ritenete. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l’affare di Capua, e il male immenso che è stato commesso qui, ad esempio l’infame furto di tutto il danaro dell’erario, è da attribuirsi interamente a lui che s’è circondato di canaglie, ne ha eseguito i cattivi consigli e ha piombato questo infelice paese in una situazione spaventosa”.


SBARCO DI MARSALA: fu di proposito “visto” in ritardo dalla marina Duosiciliana (Due Sicilie), i cui capi erano già passati ai piemontesi, e fu protetto dalla flotta inglese, che con le sue evoluzioni impedì ogni eventuale offesa. Tra i famosi “mille”, che lo stesso Garibaldi il giorno 5 dicembre 1861 a Torino li definì “Tutti generalmente di origine pessima e per lo più ladra ; e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto”, sbarcarono in Sicilia, francesi, svizzeri, inglesi, indiani, polacchi, russi e soprattutto ungheresi, tanto che fu costituita una legione ungherese utilizzata per le repressioni più feroci. Al seguito di questa vera e propria feccia umana, sbarcarono altri 22.000 soldati piemontesi appositamente dichiarati “congedati o disertori”. 
La sceneggiata passata alla storia come “Impresa dei Mille”.
Si parla dello sbarco a Marsala di Garibaldi e dei Mille che non ebbe nulla di eroico. Sbarcarono di giorno, protetti dalle navi Inglesi, che impedirono alle navi del regno delle Due Sicilia di bloccare e bombardare i due piroscafi garibaldini ‘Piemonte’ e ‘Lombardo’. La tragicomica commedia ‘scritta’ dagli Inglesi comincia la sua ‘avventura’ siciliana. I primi traditori Duosiciliani.
Garibaldi non si scompone. Anzi, dà l’ordine di andare diritto dentro il porto di Marsala. Sa quello che fa. Questo è il porto della sua salvezza. È sicuro di poter comunque sbarcare, senza che le navi nemiche lo cannoneggino.
Intanto, alla fonda, nel porto di Marsala, si trovano due navi da guerra della Mediterranean Fleet di Sua Maestà Britannica: l’Argus e l’Intrepid, comandate rispettivamente da Winnington Ingram e da Marryat. Sono due poderose navi. Gli equipaggi erano abbastanza all’erta per entrare in azione immediatamente se fosse arrivato un ordine in tal senso.
I “rivoluzionari” non ci sono perché i Siciliani sapevano già che lo sbarco dei Mille a Marsala era una sceneggiata orchestrata dagli Inglesi. Anzi, per evitare rapine, violenze e stupri da parte dei garibaldini in cerca di ‘refurtiva’ ‘femmine’, in tantissime abitazioni di Marsala campeggia la scritta a caratteri cubitali: “ABITAZIONE INGLESE”. I garibaldini sapevano che non dovevano toccare le proprietà inglesi. E lo sapevano anche i marsalesi…
La prima giornata di Garibaldi a Marsala – Le porte sono sbarrate e le ?nestre sono chiuse. Parliamo un po’ più dettagliatamente della prima storica giornata di Garibaldi e dei suoi eroi a Marsala (11 maggio 1860), tenendo conto di ciò che realmente avvenne allora. E non di ciò che sarebbe stato inventato successivamente o che si continua ad immaginare ancora ai nostri giorni.
Dopo il fortunato sbarco, l’ungherese Türr, in avanscoperta con 50 volontari, esplora le adiacenze del porto. Così scrive il Fusco: «La città sembra abbandonata. Non s’incontra un’anima. Finestre chiuse, porte sbarrate. Dove sono gli insorti di cui Crispi raccontava le prodezze? Marsala è un blocco di silenzio e di timore. Sulla banchina, schierati lungo il muraglione bigio della Ditta Ingham, gli uomini in camicia rossa sembrano zenzeri. Garibaldi li passa in rivista. Li elogia.
Soltanto una bandiera italiana: quella di Giorgio Manin – A questo punto, Giorgio Manin, ?glio dell’ultimo discusso doge di Venezia, Daniele tira fuori dalla custodia di velluto nero il tricolore italiano e lo fa sventolare con un gesto teatrale. I volontari gridano in coro: «Viva l’Italia».
Sono soltanto loro che si sgolano. L’importante è, però, che gli equipaggi Inglesi dell’Intrepid e dell’Argus li possano sentire. Cosa, questa, che avviene regolarmente.
Scopo raggiunto, quindi. Ne parleranno quasi tutti i giornali d’Europa. Intanto le navi Duosiciliane possono sparare qualche altro colpo di cannone. È una brutta sorpresa. Molta paura per i Garibaldini che temono che il gioco delle parti sia terminato. Ma tutto torna a funzionare. Gli Inglesi faranno smettere dopo poco. Qualche attimo di sgomento, quindi, nient’altro. Garibaldi, fra Bixio e Sirtori, può così avanzare verso il centro della cittadina lilybetana.
«Non un’ombra, non un rumore», sottolineano ancora il Fusco e tanti altri autori che si sono occupati di questa vicenda. Le porte di casa vengono chiuse e le ?nestre altrettanto. Sulle une e le altre sono ben visibili cartelli sui quali è scritta a caratteri ben visibili: «DOMICILIO INGLESE».
Nino Bixio indignato… Si lamenta del fatto che non s’incontri neppure un Siciliano. Il Generale Garibaldi, in vena di ironia, gli indica due bambini, fratello e sorella, che guardano con gli occhi spalancati la scena di quegli stranieri che si avvicinano. «Ecco due rappresentanti del Popolo Siciliano che ci danno il benvenuto», dice, scrive sempre il Fusco.
La frase «DOMICILIO INGLESE», scritta sui cartelli nelle abitazioni private e collocati alle porte e alle ?nestre serviva ad evitare violenze, soprusi, stupri, rapine ed altro da parte delle truppe garibaldine. E anche di quei combattenti che di volta in volta si aggregavano.
Da questi cartelli si evince che i Siciliani conoscevano bene come stessero le cose e che avevano compreso perfettamente che i Garibaldini e gli Inglesi sostenevano in perfetta combutta l’occupazione e l’intera operazione Unità d’Italia. I primi a capirlo ovviamente furono i Marsalesi.
Fra le cinque e le sei del pomeriggio, i Garibaldini entrano in municipio. Svuotano le casse comunali. Si impadroniscono del Palazzo del Municipale. Garibaldi scrive un proclama al «generoso popolo Siciliano». Il Sindaco e gli assessori fanno buon viso a cattiva sorte.
«Alcuni cittadini (solo uomini) cominciano a riunirsi, cautamente, davanti al palazzo comunale», scrive ancora il Fusco. Nessun bagno di folla, dunque. Eppure lo sbarco è già avvenuto da un pezzo.
A questo punto è necessario parlare di un episodio secondario e del tutto marginale, ma che tuttavia, nel suo piccolo, è utile per comprendere meglio l’aria che tira in quel di Marsala.
I carcerati liberati e assoldati dai garibaldini – Nel modesto carcere mandamentale i detenuti in attesa di giudizio sono in tutto quattordici persone, accusate di piccoli reati. I poveracci vengono subito liberati dai Garibaldini e spacciati per detenuti politici e per rivoluzionari. È un’occasione da non perdere per i liberatori. I quattordici non fanno in tempo a riprendersi dalla meraviglia che vengono pure vestiti in camicia rossa ed armati di schioppo. Ed ovviamente vengono pure arruolati, come volontari, nell’Armata Garibaldina. Anzi, nel glorioso Corpo dei «Cacciatori delle Alpi».
Intanto, però, la piccola messa in scena diventa la migliore risposta che Garibaldi pensa di dare a quanti si sono accorti che i cittadini di Marsala, dimostrando una grande dose di coraggio, gli hanno praticamente chiuso la porta in faccia. E che, addirittura, lo hanno sbeffeggiato quando hanno posto sulle porte di casa le tabelle domicilio inglese o le bandiere britanniche, facendogli capire che sanno bene chi realmente comandi. Non sono affatto fessi i Marsalesi ed i Siciliani in genere, né selvaggi, né beduini, come pensano Bixio e tanti altri ancora.
Il Console Inglese si fa in quattro… – Ed è soprattutto, quella dell’11 maggio, una giornata caratterizzata da un continuo via vai di ufficiali, di agenti e di emissari Inglesi. Il loro Console si fa letteralmente in quattro. Alla potente e prestigiosa Comunità Britannica di Marsala rimane sempre il merito di essere l’unica a festeggiare Garibaldi e, talvolta, ad applaudirlo. Il Governo di Torino continua a recitare e a far ?nta di niente. Mentre tutto ciò avviene a Marsala, le autorità del Regno Sabaudo, da Torino a Firenze, diramano ?nti ordini di bloccare Garibaldi e di impedire eventuali spedizioni di sostegno. Fingono, cioè, di non essere a conoscenza di ciò che esse stesse hanno organizzato e continueranno ad organizzare. Sono, infatti, già in fase di mobilitazione altre spedizioni, via mare, di truppe volontarie. E non soltanto dalla Liguria e dalla Toscana, ma anche da Malta. Sono stati, altresì, ingaggiati alcuni battaglioni di mercenari stranieri ben addestrati e di provata ferocia.
È notte, intanto. Soprattutto a Marsala. Il Duce dei Mille può, a sua volta, fare sogni tranquilli nel Palazzo Fici-Sarzana.
  
Per i siciliani non è solo un triste avvio della nuova unità nazionale, un cambio di sovrano, un’annessione senza consenso al Piemonte, ma una terribile sottomissione.
Ai contadini, cui inizialmente era stata promessa la terra, fu tolta ogni speranza: le terre ecclesiastiche requisite e addirittura quelle demaniali concesse solo ai soliti baroni che potevano acquistarle all’asta.
In alcuni dei villaggi che osarono ribellarsi – quelli di Bronte, Niscemi e Ragabulto, dove i latifondisti erano inglesi – fu mandato il generale Nino Bixio: un pazzo sfrenato, vero e proprio criminale di guerra che non esitò a far fucilare decine di innocenti.


Oggi uno come lui sarebbe sotto processo all’Aja, ma la retorica risorgimentale ha trovato comunque il modo di dedicargli una via in ogni città.
Alla storia passarono anche i fatti di Bronte. Dal momento che i Borbone avevano regalato la cittadina all’ammiraglio inglese Nelson, i britannici si rivolsero a Garibaldi per mettere fine alla rivolta contadina che aveva insanguinato la zona. Gli insorti, guidati dall’avvocato Lombardo, avevano già ammazzato quindici persone tra ricchi proprietari terrieri e ora si temeva il peggio. Così Garibaldi inviò Bixio, il quale fece allestire un processo, individuò cinque presunti responsabili, tra i quali Lombardo, e li fece fucilare. La fretta con cui tutto questo avvenne, fu tale che si parlò apertamente di strage di innocenti, in quanto i veri responsabili erano già fuggiti da un pezzo. Comunque sia, Bronte restò per sempre una macchia nella carriera di Bixio. Quindi Nino Bixio, non fu un grande eroe così come ce lo dipinge una storia scritta dai vincitori per nascondere la verità che era un criminale di guerra tra i più efferati e feroci, da solo, eseguì 700 fucilazioni. Dobbiamo dedurre che, sempre da solo, uccise più di 3.000 contadini se consideriamo che, raramente si fucilava una sola persona per volta. Quando il nome di questo bieco assassino verrà cancellato dalle lapidi dei paesi meridionali, quando si distruggeranno i monumenti innalzati al Garibaldi, che approvava dette fucilazioni?
Dal momento in cui i piemontesi varcarono il Tronto, in circa un mese furono massacrati più uomini che i traditori puniti in 30 anni da tutti i governi chiamati “dispotici” dai liberal-massoni. Costoro:“… fatto compiuto per restar monumento di stoltezza. 


Francesco Puglia