Neppure il luogo (davanti il Commissariato di polizia di Marsala) li ha fatti desistere dal venire alle mani dopo la lite del giorno precedente. E in Commissariato si erano recati per denunciarsi a vicenda per i fatti di ventiquattr’ore prima.
Casualmente, sono arrivati pressoché in contemporanea e il fuoco è riesploso. E’ accaduto il 31 dicembre 2020. Tutto sotto l’occhio delle telecamere di sorveglianza della polizia. Un mese dopo, uno dei protagonisti della violenta lite, Michele Gambuzza, 53 anni, di origine catanese, sporge denuncia per lesioni personali contro i marsalesi Salvatore e Francesco Barsalona. La conseguenza è stata che il Gambuzza è finito sotto processo per calunnia.
Accusa dalla quale, adesso, è stato assolto (“il fatto non sussiste”) dal giudice Chiara Vicini. E per questo ha espresso la sua “soddisfazione” l’avvocato difensore Francesco Vinci, che ha sostenuto l’innocenza del suo cliente, affermando che seppur in presenza di alcune divergenze tra il contenuto della querela a suo tempo presentata dal Gambuzza (disse di essere stato aggredito da Francesco Barsalona, ma dalle riprese video del Commissariato è emerso che fu lui a colpirlo, per primo, con un pugno), fu comunque picchiato e subì lesioni al labbro e alle gengive, con “tremore” a un dente.
Intervenne un’ambulanza del 118 e un medico. “Per configurarsi il reato di calunnia – ha sostenuto l’avvocato Francesco Vinci – il Gambuzza prima si sarebbe dovuto ‘autoprocurare’ tali lesioni, per poi incolpare, falsamente, Barsalona Francesco e Salvatore di avergliele cagionate…”. Nella rissa davanti al Commissariato a subire danni, infine, fu anche un’auto della polizia. Nel parapiglia (pugni, spintoni, cadute a terra), fu danneggiato, infatti, lo sportello del portabagagli di un’auto “civetta”.