Quantcast
×
 
 
02/07/2023 06:00:00

Il pubblico e il privato nel caso MIccichè

 Il caso Gianfranco Miccichè non dovrebbe essere manco un caso, si discute di una presunta assunzione di cocaina, uso personale. Il deputato regionale, ex senatore, già presidente dell’ARS, ex commissario azzurro in Sicilia, non ci sta a questo linciaggio mediatico. Il suo nome è uscito su tutta la stampa nazionale, Miccichè non è nemmeno indagato, ma le sue foto sono ovunque, di lui si parla in ogni ambiente politico, c’è pure imbarazzo. In verità l’imbarazzo ci dovrebbe essere unicamente se il fatto presunto divenisse reale, vero, concreto, un fatto assodato. E l’imbarazzo in quel caso ricadrebbe non solo su Miccichè ma sulle istituzioni che lui ha rappresentato e che ancora oggi rappresenta. Perché fare uso di droga, comunque, non è proprio bere un bicchiere di vino o mangiare il frutto proibito. Si riesce a normalizzare anche ciò che normale non è.

Ad oggi però si è nel campo della presunzione, non c’è certezza e se anche vi fosse non c’è alcuna consumazione di reato. Miccichè, dunque, è finito nel mirino di una gogna mediatica che lo vuole ancora più fuori dalla politica. Ma la sua posizione è già marginale, quasi inestinte, sia dentro Forza Italia che dentro il partito.

A difendere Miccichè ci ha pensato Cateno De Luca, in una sua lunga diretta, quelle che fa e che acchiappano tanti seguaci: "Io ci sono passato nella gogna mediatica, la mia famiglia c’è passata. Lasciando stare il merito, io in quel ristorante di cui si parla ci sono stato, due o tre volte, con Miccichè, per colazioni di lavoro e c’erano altri a discutere di politica. Non accetto la strumentalizzazione che è stata fatta di una persona che, comunque, non è indagata. Di chi è il bersaglio Miccichè?”. 

E’ la domanda che si fanno in molti e lo stesso Miccichè che per difendersi o per dire la sua può solamente utilizzare i giornali, le interviste, le dichiarazioni.

A difesa di Miccichè anche la deputata nazionale Daniela Ternullo: “Sono profondamente indignata per la macchina del fango che la stampa ha scatenato contro il presidente Gianfranco Micciché, bersaglio di una vergognosa operazione di delegittimazione e di discredito, che lo vuole coinvolgere in un’inchiesta sulla droga per la quale - e lo sottolineo con decisione - non risulta essere indagato. Si tratta di una manovra infame e strumentale, che ha lo scopo di danneggiare una personalità di primo piano e di grande valore del centrodestra siciliano e nazionale, che ha sempre lavorato con serietà, trasparenza e impegno. Un uomo lungimirante, che ha dato l’opportunità a tante personalità politiche che oggi gli voltano le spalle di avere ruoli di prestigio”.

E poi ancora: “Un uomo brillante che non conosce invidia, gelosie ma che vive per essere felice e rendere felice gli altri. Auspico che gli organi competenti facciano immediata chiarezza e che si ponga fine a questa campagna calunniosa, che non rispetta la dignità e la reputazione di un uomo che non merita di essere trascinato nel fango per chissà quali finalità. Sono ormai molti anni che ho avuto il privilegio di conoscere l’on. Micciché e la sua splendida famiglia. Tra alti e bassi, tra noi c’è sempre stato un confronto costruttivo e leale, che solo una persona intelligente e colta come lui può garantire. Sarò sempre al suo fianco perché credo a quello che lui stesso ha dichiarato, consapevole che anche questa volta saprà difendersi con determinazione e coraggio, per continuare a fare il suo dovere con onore e responsabilità”.

A Villa Zito Miccichè aveva tutti i giorni un tavolo riservato, era di casa, sostiene che adesso a 70 anni non sniffa più cocaina, che qualche peccato lo ha commesso in gioventù, ha parlato di errore, poi in un quotidiano nazionale ha aggiunto:“Anche se facessi un tiro ogni tre mesi, sarebbero solo problemi miei”. 

Purtroppo però non è così. Il pubblico e il privato si mischiano quando si è appunto personaggi pubblici, quando si rappresentano istituzioni, quando si rappresenta l’elettorato. E’ una questione etica che in questa Sicilia pare non esista più. Non sin può fare la guerra allo spaccio e all’uso di droga, che oggi consuma la vita a tantissimi giovani, se poi mancano gli esempi dentro le istituzioni. Miccichè potrebbe davvero non avere assunto nulla ma le parole hanno sempre un peso e restano in circolo molto più di una dose di cocaina.