Il caso Bucaria / 2: eppure qualcuno sapeva
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Eppure qualcuno sapeva. Qualcuno sapeva cioè il vero movente del tentato omicidio di Domenico Cuntuliano, nel 2013. E' la storia che stiamo raccontando in questi giorni su Tp24 (qui la prima puntata) e che racconta delle indagini che hanno portato poi alla condanna, in primo grado, del noto imprenditore trapanese Matteo Bucaria.
Chi è Matteo Bucaria? Lo raccontano, al processo, due testimoni, Giuseppe Linares, all’epoca dirigente della Mobile e poi dirigente dell’ufficio di prevenzione della Questura, fino al 2013, e Fabrizio Giacalone, responsabile della sezione per la criminalità organizzata della Squadra Mobile di Trapani e amico di Bucaria.
Linares dice che ha conosciuto Bucaria nel 1999, presentatogli dall’ispettore Francesco Pellegrino. E’ un imprenditore operante nel settore edile che, pur essendo vicino alla famiglia mafiosa locale, era stato preso di mira lo stesso dalle organizzazioni criminali dislocate nel territorio della provincia di Trapani, in ragione del fatto che svolgeva lavori che interessavano i territori di competenza di diverse famiglie mafiose, in particolare, quelle di Marsala e Mazara del Vallo.
Bucaria, pertanto, iniziò una collaborazione con le forze dell'ordine. Nel 2004, ammise il suo ruolo all'interno del meccanismo di spartizione degli appalti, utilizzato dalla mafia con imprenditori collusi. Da quel momento la sua popolarità aumenta. Il nome di Bucaria viene associato all’antiracket trapanese, lui parla e racconta anche del versamento di mazzette ai politici (qui raccontiamo ad esempio il caso dell’ex Sindaco di Pantelleria, Di Marzo)
Amico di Matteo Bucaria è anche il funzionario di polizia Fabrizio Giacalone. Lo dice lui stesso in udienza. E’ uno dei primi ad arrivare sul luogo del fattaccio, chiamato dalla sorella di Bucaria, raccoglie e registra le dichiarazioni del ferito.
E Gervasi? Anche Gaspare Gervasi era conosciuto, dal punto di vista investigativo, per essere vicino ad alcuni mafiosi trapanesi, ed in particolare di Leonardo Coppola. Gli faceva da autista. E conosceva molto bene Bucaria.
Come si conoscono Gervasi e Bucaria? Questa è bella. Gervasi, uomo vicino a Cosa nostra, è dipendente comunale, ed è addetto all’acquedotto. Dal 1990 in poi, inizia a collaborare con Bucaria. Come? Bucaria ha una ditta che effettua riparazioni idriche. Gervasi, invece, manipola i rapporti, in modo da farlo pagare di più. Poi i due dividevano il ricavato.
Gervasi si allontana da Bucaria quando lui decide di collaborare con gli investigatori, e di confidarsi in particolare con Fabrizio Giacalone, dopo aver ricevuto diverse intimidazioni, mentre Gervasi era invece vicino alla famiglia mafiosa. I due poi si riavvicinano quando muore il nipote di Gervasi, al quale viene intitolata una squadra di calcio, della quale fa parte anche Bucaria. E Gervasi dà il suo contributo per la campagna elettorale della sorella di Bucaria, Katia, per il consiglio comunale.
Ma la domanda è: c’era qualcuno che aveva magari il sospetto del coinvolgimento di Matteo Bucaria come mandante dell'omicidio del cognato? Al processo vengono sentiti tre appartenenti alle forze dell’ordine: Andrea Castaldi, Francesco Pellegrino, e Liberale Marino. Dalle indagini emerge che loro erano a conoscenza di alcuni risvolti della vicenda, prima ancora che le nuove indagini rivelassero il clamoroso colpo di scena. Loro confermano, e dicono di aver avuto “notizie confidenziali”, senza indicare la fonte, o di aver sentito in giro quello che si diceva su Bucaria. Insomma, sapevano che Bucaria era il mandante . E sapevano che il movente era economico: voler mettere le mani su una cospicua somma di denaro ricevuta dal cognato Cuntuliano dopo un incidente stradale. Perché Bucaria era nei guai, guai grossi, e aveva disperato bisogno di soldi.
Castaldi, all’epoca dei fatti comandante dei Carabinieri dice di aver inviato due note alla Procura di Trapani : il 9 Maggio del 2013, e il 12 Maggio. In quelle note riferiva che fonti confidenziali individuavano in Bucaria il mandante del tentato omicidio del cognato, per ragioni economiche. Eppure in Procura nessuno ha dato seguito a questo rapporto, che dopo quasi dieci anni si è rivelato fondato. Perché? Eppure la grave situazione economica in cui in quegli anni versava Bucaria era nota negli ambienti imprenditoriali. Quasi in contemporanea la Guardia di Finanza stava accendendo i riflettori sull’imprenditore, con un’inchiesta per bancarotta fraudolenta che faceva luce in particolare sull'Idrosciacca Srl. Ma tutto sembra viaggiare su un altro binario...
Castaldi parla dei suoi dubbi con l’ispettore Pellegrino, ai tempi già in pensione. Pellegrino è in buoni rapporti con Gervasi (è stato un suo confidente), che pochi giorni prima del tentato omicidio gli aveva detto che stava per chiudere un affare che gli avrebbe cambiato la vita. E’ talmente amico con Gervasi che, dopo l’arresto, accompagna i familiari dall’avvocato Galluffo, che viene nominato legale di fiducia di Gervasi. Invece in udienza dirà di non sapere nulla del movente, né di essere stato lui l’autore delle lettere anonime ricevute dal maresciallo Castaldi che accusavano Bucaria. Sapeva del dissesto economico delle società di Bucaria, e, attenzione, Cuntuliano gli aveva detto che aveva sospetti su Bucaria per l’attentato subito.
Un carabiniere che sapeva.
Un poliziotto che sapeva.
C’è anche un finanziere che sapeva: Marino Liberale, detto Dino. ;ilitare della Guardia di Finanza in pensione: Cuntuliano è cugino di sua moglie, e gli confida che sospetta di Bucaria. La circostanza viene confermata a Liberale anche da Francesco Pellegrino.
Tanti sospetti, nessuna indagine. Bisognerà aspettare il 2019. Domani vedremo perchè.
- FINE SECONDA PARTE -
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