Quantcast
×
 
 
28/09/2023 14:00:00

"E' calato il silenzio sulla Radioterapia a Trapani"

 “Proporremo la vicenda della radioterapia a Trapani al Guinness dei Primati: siamo certi che vincerà il record della… lista d’attesa più lunga del mondo.”

Questo è quanto affermato dal “Comitato Promotore per la Radioterapia a Trapani”, sorto un anno fa per denunciare lo scandaloso caso del reparto di Radioterapia oncologica presso l’Ospedale S. Antonio Abate di Erice-Trapani, previsto e promesso già dal 2009 ma mai realizzato.

Dell’avvio dei lavori, più volte annunciato dall’Asp come ormai prossimo, non v’è traccia nell’apposita area alle spalle del nosocomio cittadino, sito scelto per ospitare due nuove palazzine a servizio dell’Ospedale ed il reparto di Radioterapia.

Le notizie ufficiali più recenti sul progetto risalgono ai primi di luglio di quest’anno, quando nel corso di una conferenza stampa il Commissario dell’Asp, Vincenzo Spera, ha preannunciato - con un certo ottimismo - "novità positive entro l’estate". Invece sull’argomento è calato ancora una volta il più totale silenzio.

"Nessuno, ad oggi, sa esattamente che cosa manchi, se un mero passaggio procedurale (la designazione del c.d. “soggetto attuatore”?) o le risorse finanziarie" dicono dal Comitato.

“Il vaso è davvero colmo. Siamo di fronte non soltanto alla plateale e gravissima violazione del diritto costituzionale alla salute e del fondamentale principio della prossimità delle cure oncologiche (i pazienti di Trapani e dei territori limitrofi debbono recarsi o a Palermo o a Bagheria o a Mazara del Vallo per sottoporsi a radioterapia), ma anche ad un’intollerabile ed oltraggiosa mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini. Alle nostre domande abbiamo avuto soltanto risposte approssimative e continui balbettii”.

“Ora è necessaria una mobilitazione collettiva - conclude il Comitato – Una presa di coscienza di tutti e un’azione forte e decisa nei confronti della Regione e degli Enti di competenza. A breve rivolgeremo un appello alle Associazioni, agli Ordini professionali, ai Sindacati, alla Scuola, ai Sindaci, ai Parlamentari, alla Chiesa, ai Comitati di quartiere, alla Stampa, per chiedere la realizzazione di un diritto che è di tutti”.