Un’analisi a 360 gradi sulla violenza contro le donne. Da quella fisica a quella verbale, passando per gli atteggiamenti, le mezze frasi o i falsi complimenti. È stato il tema affrontato dal Rotary Trapani Birgi Mozia nel corso dell’incontro con gli studenti sul tema “La violenza contro le donne e la virilità offesa: uomini e maschi”, tenutosi all’aula magna dell’Istituto “Leonardo da Vinci” e curato dalla professoressa associata Ignazia Maria Bartholini, docente di Sociologia all’Università degli Studi di Palermo. L’iniziativa è stata fortemente voluta da Marianna Grammatico, presidente del Rotary Trapani Birgi Mozia e sposata da tutto il direttivo del club service.
All’incontro hanno partecipato un centinaio di studenti che hanno attivamente partecipato ad un dibattito al termine dell’intervento della Bartolini. “Perché dovrei vergognarmi per gli altri maschi? Si parla di femminicidio e non si ricorda che poche settimane fa un uomo è stato ucciso dalla propria fidanzata” ha domandato uno studente. Il riferimento è a quanto dichiarato da Elena Cecchettin, la sorella di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. La ragazza ha ribadito in un intervento televisivo l’importanza di una rivoluzione culturale, per scongiurare altri femminicidi e violenze di genere. La miglior risposta è proprio nelle parole che Elena rivolge agli uomini: «Vorrei che i ragazzi ci rendessero la vita un po’ più facile e non ci obbligassero a stare attente, che ci aiutassero anche loro nel tenere a bada queste persone, nel richiamarle, i loro amici maschi o loro stessi, fare un po’ di autoanalisi e rendersi conto quando hanno avuto comportamenti sbagliati per imparare per il futuro e non riproporli più. È anche questo il messaggio importante da dare. Non è giusto che tutta la responsabilità di quello che ci succede ricada sulle ragazze, come purtroppo spesso viene narrato»
L’intervento di Ignazia Bartolini evidenzia come la scuola abbia un ruolo importantissimo nel combattere pregiudizi avvertiti come automatismi vissuti in modo naturale e normale e riflessi nel lessico familiare e nei gesti quotidiani.
La prevenzione al femminicidio passa, dunque, dalla resa di coscienza e dal cambio di mentalità per un progresso sociale e culturale, a garanzia di una società equa, inclusiva e paritaria nel rispetto del bene primario: la vita. Perché non bisogna mai dimenticare che la parità di genere è una battaglia che va condotta dalle donne insieme agli uomini, non contro di essi. Una volta in più, non bisogna poi dimenticare di fare rete e rivolgersi sempre con fiducia alle autorità e alle associazioni antiviolenza.
Anna Restivo