Quantcast
×
 
 
07/03/2024 06:00:00

Cellulari a scuola: è ora di dire basta?

 Nella Circolare del 19 dicembre 2022 il Ministero dell' Istruzione precisa il divieto dell'utilizzo dei cellulari in classe, nel rispetto dell’indagine conoscitiva della settima Commissione permanente del Senato della Repubblica del 2021, in cui vengono redatti gli effetti da “abuso di cellulare”, non tanto diversi da quelli di droghe come anche la cocaina, in quanto simili i sintomi e talvolta gli effetti.

In realtà, non sembra un provvedimento sorprendente e mi meraviglia l'idea che lo possa diventare per qualcuno, sia perché fa parte delle già note regole di buon costume, sia perché in ogni contesto sano è importante che ci si possa adeguare ed integrare, nel rispetto delle regole, ancora di più se scolastico e di apprendimento. Adeguarsi ad un contesto vuol dire anche avere le risorse per poter cambiare temporaneamente un comportamento proprio, tollerandone le emozioni negative che potrebbero scaturirne, per poter vivere anche poi l' esperienza sana di sentirsi accettati e di conseguenza parte di un gruppo non disadattivo. Non dovrebbe essere quindi difficile adeguarsi, riponendo il cellulare durante le ore di studio e poi poterlo riutilizzare, ma se così divenisse, allora dovremmo porci delle domande. Per quale motivo uno studente farebbe fatica a non accettare la regola? Perché ha uno stile oppositivo o perché non riesce a separarsi dal telefonino e quindi ne è dipendente? Ci può essere un altro motivo ancora? Ci apriamo così ad interessanti valutazioni, perché questo problema in realtà si sta presentando. Infatti, invitare a sospendere, anche per un breve tempo, l'utilizzo del cellulare, diventa molto più complesso di quello che si pensa e questo mi viene riferito sia da molti genitori, sia viceversa da molti figli, che lamentano di non sentirsi visti e di avere mamma o papà sempre con il cellulare in mano. Le neuroscienze intervengono sull'argomento spiegando il danno provocato dall'uso sconsiderato degli smartphone e da tutto ciò che ne deriva, aprendo al mondo delle dipendenze per esempio da social o dai giochi on line, che risultano creare squilibri chimici nel cervello e ridotta capacità cognitiva. Ciò è facile da comprendere se si entra nell'idea della presenza, nel nostro cervello, di aree di memoria come quella a Breve Termine e quella a Lungo Termine, che non possono funzionare adeguatamente se poste sotto stress. È chiaro quindi che se i circuiti neuronali della Memoria a Breve Termine, chiamata anche Memoria di Lavoro, sono saturati dal continuo bombardamento di immagini e informazioni provenienti dallo “scrollare su internet" , in gergo giovanile, con fatica possono funzionare adeguatamente nei processi di attenzione o memorizzazione temporanea e poi a lungo termine o reiterazione del ricordo. Ce ne si accorge quando “non si ricorda qualcosa come sparito su una pagina bianca" e questo perché la memorizzazione necessita di ordine, proprio come quando non si trova in casa un oggetto mal riposto. Vi è mai capitato di prendere in mano lo smartphone per cercare un’ informazione ed aprendo l'app venire catturati da immagini o fatti e improvvisamente di esservi dimenticati di quello che stavate cercando? Ecco, questo ne è un esempio, sembra quasi un po' un piccolo rapimento, che naturalmente è voluto dal marketing, che crea appositamente contenuti accattivanti. Questo è uno dei motivi per cui, durante l'apprendimento scolastico, è importante “staccare la spina dal mondo internet”, sia per favorire l'attenzione, sia per decongestionare i circuiti cerebrali sovrastimolati. Favorire l’attenzione vuol dire rendersi disponibili anche a stare dentro un contesto per un periodo di tempo e, in particolare, entrare in contatto con l'altro vedendolo e rispettandolo, senza fughe cognitive o comportamentali in un mondo alternativo. Come ben sappiamo l'essere umano è tuttavia adattevole e quindi anche il nostro cervello si adegua e si costruisce a seconda di esigenze e contesti sociali, per questo che è pericoloso l'uso eccessivo di tali strumenti anche in età infantile e adolescenziale, tenendo conto che sono età in cui il cervello si forma, strutturandosi poi intorno ai venticinque anni. Capita che spesso siano proprio i genitori a “dare il cellulare ai bambini per intrattenerli o calmarli", anche questo è un comportamento da rivedere perché porta i piccoli ad una “risoluzione con appagamento immediato”, che allontana dall’ apprendimento della capacità di imparare a tollerare anche le frustrazioni sane, utili alla crescita e all'apprendimento di tempi più lunghi di attesa per un eventuale appagamento. In parole semplici, se non insegniamo al bambino ad attendere ed ad avere pazienza in modo sano, non possiamo meravigliarci se poi mostra aggressività non ottenendo subito quello che vuole.

 In conclusione, favoriamo un uso intelligente degli smartphone, che sono un bello strumento se ben utilizzato ed io non ne sono a sfavore, ben venga il riposo intelligente da internet in alcune ore del giorno ed anche nei momenti pre-sonno, ben venga il riporre il cellulare quando si è in compagnia di altre persone, favorendo la relazione senza terzi presenti ed in cui il ruolo del terzo è assunto dal telefonino. Nei momenti precedenti all'addormentamento consiglio attività preparatorie al riposo, poiché l'idea di rilassamento con il cellulare in mano è discutibile se pensiamo anche soltanto alla miriade di impulsi visivi, luminosi ed informativi generati durante l'utilizzo, che disturbano le successive ore di riposo notturno. Ritroviamo il piacere del contatto con la natura dell'uomo e dell'ambiente che ci circonda, che non è un lunapark come internet, ma ha caratteristiche più moderate, perché è importante rammentare che l'eccesso è invece tipico delle droghe.

Dott.ssa Anna Maria Tranchida - Psicologa e psicoterapeuta