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22/04/2024 06:00:00

Nave Iuventa: i dubbi sulle indagini, le testimonianze non credibili e i pregiudizi

 30 mila pagine di fascicolo, 80 dischi di registrazioni telefoniche, 120 di intercettazioni ambientali, in tutto questo materiale non c’è una sola chiamata tra un esponente delle organizzazioni che si occupano di traffico di migranti e i volontari accusati di aver utilizzato la nave Iuventa come un “taxi del mare”, d’accordo con i criminali. (Potete leggere qui articolo dopo la sentenza di assoluzione). Indagini che sono andati avanti durante tutti questi anni con molte incognite e tanti dubbi, tra testimonianze inconsistenti, non credibili ma credute e pregiudizi.

L'udienza preliminare tra le più lunghe in Italia - L’accordo sarebbe stato supposto dagli inquirenti basandosi su alcuni comportamenti tenuti in mare durante i soccorsi. E’ ciò che appare nell’informativa dello Sco, dell’Nsi della Guardia Costiera e della Questura. Il 4 marzo 2022 la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 28 febbraio scorso ha invece chiesto il proscioglimento. Tra le due date è andata in scena un’udienza preliminare tra le più lunghe e complesse della storia giudiziaria d’Italia.

Le accuse assurde contenute nell'informativa - I pm sostenevano che i soccorritori e i marinai della Iuventa, Vos Prudence e Vos Hestia, Medici Senza Frontiere e Save The Children e la società armatrice Vroon partecipassero ad un accordo criminale che prevedeva la consegna dei migranti con l’obiettivo di far aumentare le donazioni alle ong. In tutto questo gli imputati rischiavano fino a 20 anni di carcere, mentre nell’informativa a sostegno delle tesi dell’accusa si contestavano le condizioni di mare buono nelle fasi di salvataggio e che i mezzi avessero un motore in buone condizioni come se ciò escludesse il pericolo per la vita dei migranti in imbarcazioni sovraffolate, priva di ogni barlume di sicurezza. Mentre in parlamento tre anni prima il responsabile del centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano e futuro generale della guardia costiera Nicola Carlone aveva detto che ogni barcone che parte dall’Africa è a rischio naufragio.

"La spiccata personalità criminale del capo missione di Medici senza frontiere" - Altra cosa che si contestava era di non svolgere l’attività di polizia durante il salvataggio o a bordo delle imbarcazioni. L’informativa parlava di “spiccata personalità criminale e attitudine a delinquere”, come se la persona in questione fosse un boss mafioso, si trattava di Tommaso Fabbri, capo missione di Medici Senza Frontiere, che nei mesi scorsi ha coordinato i soccorsi della ong in Palestina con l’intensificarsi dei bombardamenti.

Le testimonianze alla base dell'accusa - Le cose più inquietanti dell’informativa riguardano le testimonianze di un agente del ministero dell’Interno sotto copertura e di due ex poliziotti. Ciò che dicono viene preso per buono, non considerano che per essere fuori dalla polizia hanno mentito e commesso reati. Nelle intercettazioni inoltre parlano dei migranti come animali. Tutte le accuse erano partite dalle loro dichiarazioni e queste sono cadute tutte.

Il tribunale non paga i lavori di messa in sicurezza della Iuventa - “Ho emesso una fattura di 25mila euro al Tribunale di Trapani un anno e mezzo fa e non ho ancora visto un soldo. L’80% di quella cifra è stata anticipata dal mio cantiere navale per mettere in sicurezza la Iuventa ed evitare che affondasse”, lo ha detto al Manifesto Salvatore D’Angelo responsabile di Base Nautica che si è occupata dei lavori ordinati dal gup Samuele Corso a dicembre 2022. La Iuventa sequestrata il 2 agosto 2017 era stata acquistata da un gruppo di attivisti, principalmente tedeschi, riuniti nella ong Jugend Rettet. Dal giugno 2016 alla data del sequestro la nave effettua 175 interventi, assistendo 23mila persone. Dopo che la procura di Trapani emette il fermo, confermato anche in Cassazione, la nave viene trasferita da Lampedusa al capoluogo sici-liano. E abbandonata. La custodia viene assegnata alla capitaneria di porto che non si preoccupa di mantenerla in buone condizioni. Lasciata in acqua viene abbandonata e saccheggiata. “Non posso fare un calcolo preciso sul costo su due piedi - afferma D'Angelo - Bisognerebbe vedere nel dettaglio tutto quello che va sistemato e che tipo di lavoro si vuole fare. Ma sarà necessario almeno mezzo milione di euro”.  Il gup ne ha disposto il dissequestro e la restituzione a Jugend Rettet ma così non potrà essre usata e qualcuno dovrà rispondere delle condizioni in cui versa.


Kathrin Schmidt, ultima capomissione della luyenta, prima del sequestro della nave. "Da quel 2 agosto 2017 alla sentenza del gup ha vissuto sapendo che sarebbe potuta finire in carcere. «Provo soprattutto rabbia, tutto questo non sarebbe mai dovuto cominciare. Mi sento travolta. Mi sto rendendo conto solo ora quanto mi sia costato tutto questo negli ultimi anni. Ma sono soprattutto arrabbiata. Molto arrabbiata. Tutto ciò che abbiamo subito non era necessario, è stato un processo politico che non sarebbe mai dovuto cominciare. Quello che hanno fatto e semplicemente al di là di qualsiasi cosa. Cosa ha pensato quando ha saputo che la accusavano di essere d'accordo con i trafficanti? All'inizio ridevo. E durante il sequestro della nave che ci siamo resi conto che era stata superata ogni linea. In quel momento non eravamo accusati solo di collusioni con i trafficanti, ma anche di avere armi da fuoco illegali a bordo".

"Bisogna continuare a parlare di chi non non ha voce" - "Vi rendete conto? Hanno perquisito la luventa da cima a fondo cercando armi da fuoco! Era tutto assurdo. Non potevo crederci. Ho riso solo fino a quando ho capito che facevano sul serio, erano dannatamente seri. Il processo doveva diventare un palcoscenico politico. Uno strumento di lotta per diffondere la consapevolezza di come le migrazioni sono criminalizzate in modo sistematico, di quello che viene fatto contro le persone in movimento. Di queste persone che bisogna parlare. E queste persone che bisogna ascoltare. Vogliono condannarle all'invisibilità. Ma hanno voce, anche se non la sentiamo abbastanza. E più facile celebrare i soccorritori da eroi. Tanti parlano di come siamo stati criminalizzati noi, ma non è questo il problema principale. Ci sono migliaia di persone che sono già in prigione per gli attraversamenti di frontiera. Io non ho trascorso neanche un giorno dietro le sbarre. Eppure ho avuto tanta gente che ha ascoltato la mia storia, che l'ha raccontata. Ma pochissimi sentono le storie che importano davvero. I problemi peggiori non li vivono i soccorritori, che godono del privilegio bianco, ma le persone in movimento che sono descritte come pericolose, come criminali”.