Marsala. Sturiano e gli altri assolti per il caso dell'energia "rubata"
Il giudice monocratico Giuseppina Montericcio ha assolto il presidente del Consiglio comunale di Marsala, Enzo Sturiano, dall’accusa di “istigazione al furto di energia elettrica per il Comune”.
Assolti anche gli altri quattro imputati del processo: il geometra Gaspare Giuseppe Zichittella, responsabile dell’illuminazione pubblica del Comune di Marsala, Filippo Giacalone e Leonardo Badalucco, anche loro dipendenti comunali, e Vincenzo Stella, che all’epoca dei fatti (2017) era presidente del comitato organizzatore dei festeggiamenti per San Giuseppe in contrada Ventrischi. L’indagine era nata dalle intercettazioni alle quali era sottoposto Sturiano nel 2017 nell’ambito delle indagini antimafia sull’ex deputato regionale trapanese Paolo Ruggirello, poi confluite poi nell’inchiesta “Scrigno”. Le telefonate di Sturiano, all’epoca riferimento politico di Ruggirello a Marsala, furono stralciate e inviate per competenza alla Procura di Marsala e delegate al pm Roberto Piscitello. Al presidente del Consiglio comunale veniva contestato il reato per aver chiamato il geometra Zichittella e sollecitato, il 19 marzo 2017, l’installazione di due fari sulla piazza della Chiesa Nuova di Ventrischi, in occasione della celebrazione del tradizionale “Invito” di San Giuseppe che si svolgeva nello spiazzale antistante, in una zona al buio.
Zichittella, a sua volta, avrebbe chiamato due dipendenti per montare due fari. A Stella si contestava un “indebito guadagno”, dato che i fari, secondo l’accusa, sarebbero stati installati “abusivamente e senza alcuna autorizzazione”. Il pm aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati a due anni di carcere ciascuno. La Procura, quindi, se i tempi della prescrizione non dovessero impedirlo, potrebbe fare ricorso in appello contro l’assoluzione. All’inizio del processo, le difese avevano eccepito l’inutilizzabilità delle intercettazioni in quanto disposte in un altro procedimento (“Scrigno”) e perché questo riguardava “fatti privi di connessione”. Il giudice, però, accolse la richiesta del pm, ritenendole utilizzabili. “Siamo molto soddisfatti – ha commentato, subito dopo la lettura della sentenza, l’avvocato Maurizio D’Amico, che insieme alla collega Caterina Titone ha difeso Filippo Giacalone - Una sentenza giusta, che ha accolto appieno le argomentazioni difensive. Una imputazione liquida per una richiesta di condanna solida. L’accusa non ha spiegato quando, dove e come il nostro assistito avrebbe commesso il fatto. Una sentenza di assoluzione pronunciata non ha favore dell’imputato, ma a favore del diritto”. Oltre a D’Amico e Titone, a difendere gli imputati sono stati Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari, Alessandro Di Girolamo, Pietro Cavasino e Manuela Canale.“Sono estremamente soddisfatto per l’esito del processo che ci ha visti impegnati per ben ventuno udienze.
Il Tribunale, accogliendo le richieste del collegio difensivo, ha assolto tutti gli imputati con formula piena, perché il fatto non sussiste.
Attendiamo le motivazioni per una più approfondita disamina delle argomentazioni che hanno indotto il Tribunale lilibetano ad emettere la sentenza assolutoria", è invece il commento dell'avvocato Cavasino.
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