Esercizio di stile sulla vicenda delle desinenze femminili per Messere Manfredi Potenti
di Katia Regina - Dopo aver saputo della proposta di legge del senatore della Lega Manfredi Potenti, la prima cosa che io abbia fatta è stata quella di cercarlo sulla rete, vedere che faccia avesse: lo faccio sempre quando qualcosa che leggo, scritta da qualcuno, mi colpisce, sia nel bene sia nel male. Un bisogno di dare un volto a chi ha pensato e scritto quelle parole. Una cosa puerile, per certi versi, ma tant'è… Proverò a non scadere nel body shaming, ma ho subito associato il volto del senatore a quello di Dario Argento, solo un po' più allegro. Ecco, dunque, il volto di chi ha pensato, scritto e proposto un ddl atto a fermare l'evoluzione linguistica, anche se solo per poche ore, visto che il decreto è stato presto ritirato. Cosa può avere ispirato il senatore a impiegare il suo tempo, retribuito fino a 13000 euro al mese, a occuparsi della questione sulle desinenze al femminile nei documenti ufficiali?
Ecco un brevissimo estratto con cui si prova a giustificare le sue intenzioni:
“Necessario un intervento normativo che implichi un contenimento della creatività nell’uso della lingua italiana nei documenti delle istituzioni”
Contenere la creatività appare come la forma edulcorata di qualcosa già noto. Avete presente il nazionalismo linguistico? Siamo nel 1926. Anche allora fu un decreto a imporre la purificazione della lingua, fino ad arrivare a promuovere l'uso del Voi al posto del Lei nelle comunicazioni ufficiali. In quegli anni, la questione della parità di genere neppure si poneva, ma il principio di imporre sistemi linguistici compiacenti al regime già serpeggiava con la pianificazione di strategie di propaganda e controllo ideologico.
Dopo questa associazione spontanea, sono tornata a guardare il volto del senatore... escludendo definitivamente una possibilità di simile arguzia.
Poiché a stabilire le regole linguistiche ci sono gli accademici della Crusca, che già si sono pronunciati in merito, non mi resta che cimentarmi in un esercizio di stile per esorcizzare lo sconcerto per tutta la triste vicenda, una missiva rivolta al senatore nostalgico di forme linguistiche degne d'altri tempi:
A Messer Manfredi,
Egregio Messer Manfredi,
Mi vedo costretta a rivolgermi a Voi con questa missiva per esprimere il mio più profondo disappunto riguardo alla Vostra recente proposta di legge volta a vietare l'uso della desinenza femminile nei documenti ufficiali. Non intendo qui tediarVi con il lungo elenco dettagliato delle conquiste femminili già a partire dal secolo scorso. Giusto un breve accenno. Qualora Vi fosse sfuggito, sappiate che partecipiamo attivamente alla vita politica, culturale, artistica e financo in tutti gli ambiti della scienza. Immagino che troverà balzana l'idea che una donna possa persino comandare interi eserciti, governare grandi nazioni, pilotare gli aerei, fare scoperte scientifiche tali da meritarsi il Nobel...Cionondimeno, che vi piaccia o no, il genere femminile non solo esiste anche nelle declinazioni linguistiche italiane, ma sceglie e decide a chi conferire la propria fiducia attraverso il mandato elettorale in misura pressoché pari al genere a cui Voi dite di appartenere.
Non vorrei apparire insolente nel ricordarVi che la società si fonda sul rispetto reciproco, valore, questo, che non traspare nella Vostra proposta di legge volta a sottrarre dignità linguistica al genere a cui sono certa di appartenere.
Vi ricordo infine che il Vostro ruolo Vi impone di mostrare maggiore interesse alle spinose vicende che affliggono il nostro Paese. Se proprio volete occuparVi delle Donne, sarò ben lieta di indicarVi le urgenze che affollano con perigliosi ostacoli la quotidianità dell'Esser Donna. A tal proposito Vi esorto ad approfondire la conoscenza di ulteriori aspetti, non secondari, della sfera più intima dell'universo femminile, materia questa trascurata da secoli dagli uomini ingenuamente persuasi di detenere i soli strumenti necessari al compiacimento femminile. Ciò detto, liquidiamo la credenza che l'audacia sia virtù data in dote divina ai soli uomini.
Resto fiduciosa che saprete cogliere il significato più profondo di queste mie parole, grazie alla mia natura ottimista, correggendo il Vostro operato futuro.
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