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03/09/2024 06:00:00

Trapani e il linguaggio volgare e aggressivo dei politici

 Sono anni che si assiste ad un imbarbarimento del “linguaggio politico”, si utilizzano termini volgari e anche molesti, sgradevoli per chi ascolta e per le Istituzioni tutte.


Gli amministratori si esprimono come se fossero al bar, l’aggressività è diventata una regola.
Non ci si cura più del consueto dialogo istituzionale, c’è una totale assenza di rispetto dei ruoli ma finanche personale. Uno sgarbo istituzionale continuo che manifesta solo debolezza politica e arroganza di contenuti, dimostrando di non reggere alle critiche se non offendendo e di non sapere affrontare un dibattito civile. Cioè la normalità.

Sovente accade ovunque ma Trapani ne è diventata esempio in accezione negativa, i consigli comunali sono una ferita aperta alla città, perché quando le offese diventano accanimenti e scontro verbale non si tratta più di un problema di linguaggio ma ad essere svilite sono le funzioni istituzionali.

Il sindaco Giacomo Tranchida lancia offese manco fossero petali di fiori sugli avversari, lo fa non solo in Aula ma anche in dichiarazioni pubbliche. Etichettare i consiglieri di minoranza come “comico da circo” oppure “il cameriere di…” è un'operazione di attacco a tutto il contesto istituzionale, oltre che un pessimo esempio per le future generazioni di amministratori locali.

Si chiama rispetto del sistema democratico della minoranza o di chi la pensa in maniera diversa, in gioco c’è la credibilità di tutta la comunità.
Colpisce che non si avverta nemmeno la gravità della pratica messa in circolo, a fare compagnia a Tranchida è pure il suo leale Lele Barbara.
L’aggressività verbale verso gli interlocutori politici è una mancanza di stile ma pure un affronto alla carica che si ricopre. E’ tipico di chi vorrebbe solo obbedienza altrimenti c’è il linciaggio con toni sprezzanti. Bisognerebbe ricordare semplicemente che ogni strappo nelle Istituzioni legittima altri strappi, con il conseguente abbassamento del livello civile della città. Il linguaggio politico oggi va a braccetto con la volgarità, crescono gli slogan ma non ci sono contenuti. E’ un tiro a freccette contro chi ha osato criticare.

Ci ha abituati al turpiloquio Beppe Grillo, ma il suo modo di parlare nascondeva un vuoto di ragionamento, almeno lui sì che era un comico.
E’ tempo di una rinnovata dignità per le Istituzioni, per evitare che la politica assuma i toni della rissa, il concetto primario è sempre lo stesso per tutti: l’educazione.