Storia di un coniglio rosicone e una Tesla, senza lieto fine
di Katia Regina
Non è vero che la Sinistra rosica, lo dice pure il proverbio: chi non risica non rosica. Vi risulta forse che abbia risicato finora? Tranquilla, serena, a scorazzare per i campi; larghi, stretti e santi. S'indigna un tot al giorno, qualche volta un tot al chilo, quando va nei talk, ma poi alla fine quando il banconista dice: sono un chilo e due, che faccio lascio? E lasci, lasci. Belli composti, misurati, mai una parola eccessiva, non sanno neppure fare le faccette o le vocine durante i comizi. E intanto vince chi la spara più grossa: presidenti condannati che minacciano senza giri di parole la volontà di prendersi Stati sovrani semplicemente perché gli servono. Miliardari con facce rubiconde e pupille dilatate che possono comprarsi tutto e tutti.
E che dovrebbero fare, diventare come questi? Scendere in piazza a protestare? Manco più questo si può fare in Italia, pure se fai resistenza passiva ti possono arrestare. La Sinistra non sa neppure rosicare, è ferma nel Centro della carreggiata, abbagliata dalle luci dell'ultimo modello della Tesla. Come un coniglio smarrito tra i campi, per l'appunto, già pentito di essersi avventurato fuori dal cespuglio dove sta infrattato tutto il tempo.
E pensare che la parola rosicare l'ha sdoganata, in politica, proprio uno che in teoria dovrebbe essere di Sinistra, vabbè Centro, insomma da quelle parti: Francesco Rutelli. Ci siete rimasti male, ammettetelo. Vi aspettavate tutti Matteo Renzi. E no! Il primato non è suo, in questo caso, ma va da sé che la popolarità di rosicare è arrivata quando Renzi ha cominciato a usarla, insieme a ciaone, stai sereno... anche perché chi si ricorda qualcosa che ha detto Francesco Rutelli? A parte il fatto di essere il marito di Barbara Palombelli.
A Giorgia Meloni va tutta la mia ammirazione per come ha saputo gestire la liberazione di Cecilia Sala, un viaggio lampo di poche ore nella villa di Mar-a-Lago del presidente Elon Trump, no scusate Donald Musk non c'era. È partita nottetempo, di nascosto dai suoi alleati, novella Amelia Earhart, ha attraversato tutto il globo terracqueo e, arrivata a destinazione, ha pure dovuto sorbirsi un documentario sul sistema giudiziario americano sempre più politicamente motivato. Anche se pare le sia piaciuto e abbia pure detto a Trump: anvedi, proprio come dannoi... 'rtaccisua.
Vabbè, abbiamo scherzato, almeno in questa ultima parte. Ora però lo dico seriamente: quando un governo riesce a ottenere la liberazione di un proprio cittadino tenuto in ostaggio, provo grande gioia. Trattare con i criminali non lo ritengo uno scandalo, quando si tratta di vite umane.
È stata brava, lei e tutta la squadra, certo anche un po' fortunata, la congiuntura è favorevole in questo periodo storico, il borsino degli scambi ostaggi è ai minimi storici, il rapporto è uno a uno. C'è stato un tempo, nel 2011 per la precisione, che per liberare un soldato israeliano il Governo di Netanyahu ha restituito 1027 palestinesi in cambio. Altri tempi. Nella guerra in corso in Medio Oriente è difficile avere dati certi sullo scambio di ostaggi, anche se il presidente israeliano è lo stesso di allora, le cose sono cambiate, la strategia è diversa ora: meglio farli fuori quando sono ancora piccoli sti palestinesi.
Consigli per la lettura: La fattoria degli animali di G. Orwell, a proposito di conigli e ruoli marginali nella storia.
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