Diga Trinità, i sindacati chiedono i danni alla Regione
ConfSal, Copagri e FederAgri hanno avviato un’azione legale risarcitoria contro la Regione Sicilia e gli enti preposti alla gestione della Diga Trinità, per i danni causati dalla siccità negli ultimi anni. I sindacati agricoli chiedono il riconoscimento dei danni subiti dalle aziende servite dal bacino idrico, imputabili all’inefficienza gestionale della diga, che ha falcidiato i raccolti e compromesso intere colture. Milioni di ettolitri d’acqua, che avrebbero potuto salvare le produzioni, sono stati irresponsabilmente sversati in mare, mentre il settore agricolo affrontava carenze idriche insostenibili.
La vicenda è l’ennesimo esempio della cattiva gestione delle risorse idriche siciliane. Per anni, la Diga Trinità è rimasta sottoutilizzata. Solo recentemente, grazie alla perizia dell’ingegnere Salvatore Miliziano, si è accertato che l’invaso non presentava rischi strutturali tali da giustificare lo sversamento dell’acqua. Un’informazione arrivata troppo tardi per gli agricoltori, che hanno già subito perdite ingenti: uliveti e vigneti secchi, raccolti compromessi e danni economici incalcolabili.
Cipriano Sciacca (ConfSal Sicilia), Enzo Daidone (ConfSal Trapani), Pino Aleo (Copagri) e Michele De Maria (FederAgri) hanno inviato un documento sindacale alle aziende agricole del comprensorio irriguo della Diga Trinità-Castelvetrano, con copia al Presidente della Regione Renato Schifani, all’Assessore Regionale all’Energia, ai dirigenti del Dipartimento Acque e Rifiuti e all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico. La richiesta è chiara: risarcire le aziende danneggiate da questa negligenza amministrativa.
Dal 2018, il Dipartimento Regionale Acque disponeva delle risorse per intervenire sulla Diga Trinità. Eppure, nulla è stato fatto. Il risultato? Un’infrastruttura strategica inutilizzata, invasi vuoti e il settore agricolo in ginocchio. Secondo le stime, uliveti e vigneti hanno registrato perdite fino al 70%, con quasi 6.000 ettari di terreni compromessi. Un danno incalcolabile per l’intera economia del territorio.
Ci si chiede: perché nessuno ha vigilato? Perché la Regione ha ignorato i richiami delle associazioni di categoria? Perchè una perizia di così vitale importanza viene fatta eseguire dopo circa 7 anni? di chi ha permesso questo scempio? Chi pagherà ora i danni agli agricoltori? La decisione è queste ultime ore di chiudere la valvola di fondo della Diga Trinità. La stessa che permetteva il continuo sversamento dell'acqua piovana verso il mare. Dopo anni il bacino bacino idrico assolve al suo compito, accumulare l'acqua piovana per fronteggiare la siccità dei mesi estivi. La politica regionale sulla gestione della Diga Trinità ha evidentemente sbagliato, si è dimostrata incapace di programmare interventi manutentivi e prevenire i danni agli agricoltori con una perizia fatta in tempi ragionevoli. Ora si trova ad affrontare economicamente danni ingenti.
I sindacati si stanno mobilitando per un’azione legale collettiva, mirata a ottenere il ristoro per i danni strutturali (colture compromesse) e produttivi (minore produzione per mancata irrigazione). Ma non basta: serve un cambio radicale nella gestione delle infrastrutture idriche per evitare che episodi del genere possano continuare a compromettere l'agricoltura siciliana. Gli agricoltori del bacino irriguo della Diga Trinità sono invitati a rivolgersi alle segreterie sindacali competenti, via email o telefono, per avviare azioni mirate a tutelare i loro diritti. Una battaglia necessaria per evitare che simili disastri si ripetano.
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