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04/05/2025 06:05:00

Basket, oggi la sfida Trapani Milano. A chi serve alzare la tensione?

 Mi è venuto un indice da bodybuilder,  nel dover scrivere sempre le stesse cose sul basket a Trapani. Il recente braccio di ferro, alla vigilia della sfida di oggi con Milano, tra governance e tifo organizzato non rappresenta una novità in senso assoluto, anzi è il sequel dell’ennesimo episodio di una storia infinita.

E capita spesso che, in casi del genere, la toppa sia peggiore del buco. Quella che sta cercando di confezionare la proprietà per turare la falla del caro-prezzi e soffocare una polemica sul nascere.

Il dover far ricorso a truppe di tifosi provenienti da Palermo o dintorni per confezionare l’ennesimo sold-out nella partita più importante della stagione, ha il vago sapore di una rivalsa contro coloro che si sono permessi di puntare l’indice su una misura ritenuta eccessiva.

Il comunicato congiunto del tifo organizzato fa un chiaro riferimento ad realtà socio-economica del territorio molto precaria (terz’ultima provincia in Italia come reddito pro-capite) e punta il mirino sul fatto che sarebbero in molti, tra studenti, disoccupati e monoreddito a non potersi permettere il prezzo dei biglietti. 

Se prima si è riusciti a fare il pieno in un Palazzetto da 4490 posti, molto è dovuto alla gran messe di abbonamenti staccati ed alla risposta puntuale ad ogni match da parte della cittadinanza nei singoli match. E se ora, nella partita clou della stagione si rischia di trovare la curva, dove alberga il tifo più acceso e passionale, con chiazze di vuoto, non ci si può non domandare a cosa sia dovuta questa improvvida ed antiestetica “alopecia”. Inscenare un braccio di ferro nel momento più delicato del torneo ed in cui la griglia di partenza, come nei Gran Premi automobilistici, sfugge alla ragione dei più.

E’ risaputo che il fattore campo sia ormai più sensibile nel Basket piuttosto che nel Calcio, se non altro per le condizioni ambientali che un catino chiuso, assiepato in ogni ordine di posti, attrattivo e coinvolgente anche delle masse più silenziose, comporti sull’esito delle gare. Di conseguenza, aldilà delle ragioni addotte dalle controparti a difesa delle loro argomentazioni, il risultato finale della querelle in atto sfugge ad ogni tipo di razionalità, quella che dovrebbe vedere un corpo granitico , compatto , incrollabile nei confronti di uno step tecnico e fisico che all’inizio del campionato sembrava incolmabile.

Ora tutto sembra inclinare al peggio, similmente in cui l’equipaggio del Bounty si ammutina nei confronti di un Comandante alla Bligh, che tratta i suoi uomini con durezza per tamponare un atto di sedizione, visto solo da Antonini dall’alto della sua caparbietà ed indiscutibile autoritarismo. Nel suo pugno di ferro ha peròm dimenticato di inserire il guanto di velluto , alla guisa dello stesso Trump ( cui il Tycoon nostrano sembra ispirarsi) sui dazi doganali verso altri Paesi.

A questo punto, la domanda più ricorrente, quella che si pone l’uomo della strada, non può essere non riconducibile al “cui prodest” , al chi giova questo clima di conflittualità permanente. Non certo alla SportInvest che ne detiene le sorti sia in termini sportivi che economici. Una vittoria finale accrescerebbe prestigio, visibilità internazionale in campo sportivo e maggiori introiti in termini di incassi, marketing, merchandising e pubblicità nei edia, sul fronte economico. E poiché siamo in un periodo di Conclave, in cui occorre eleggere un Papa (nella fattispecie il massimo risultato sportivo), il Gran Maestro delle celebrazioni liturgiche non ha fatto altro che lanciare “l’ extra omnes”, quel fuori tutti, quel "comando io perché tiro fuori i soldi e mi ritengo l’unico depositario del verbo". Sicuramente un cocktail difficile da decifrare considerato il momento topico. Ma la presunzione è tale che, a costo di recuperare credibilità e prestigio si ricorre a sottigliezze e futilità.

 

La innegabile validità di percorso ed i risultati raggiunti meriterebbero ben altre strategie operative, cioè quelle pienamente condivisibili da tutte le componenti. I meriti vanno ascritti, oltre che alla Proprietà anche allo Staff Tecnico, alla Squadra ed appunto al Tifo Organizzato. Ma forse le motivazioni di tanto scempio vanno ricercate altrove , in quell’annunciato disimpegno evidenziato a chiare lettere dai palesi comunicati trasmessi via X. Ci si trova di fronte ad un disimpegno annunciato ed addirittura vengono stabiliti anche i termini finanziari per togliere le tende e possibilmente piantarle altrove: “Speriamo di avere qualche proposta e subentrare, cosi potrà ripagare al sottoscritto i quasi 4.5 milioni di euro per ristrutturalo. Poi mi si chiede perché voglio andare via” è uno dei post. A parte il balletto delle cifre che cambiano ad ogni piè sospinto, ormai risulta fin troppo chiara l’intenzione di andarsene. La rottura con la tifoseria organizzata non rappresenta altro che l’ultimo atto di un copione già scritto da tempo. I malpensanti pensano che sii va alla ricerca di alibi che coinvolgano Amministrazione locale , che fin dal primo momento ha steso ai suoi piedi un red carpet, messo a disposizione per tempi infiniti strutture sportive ed elargito generosamente cittadinanza onoraria. Per poi calare la mannaia sul tifo organizzato, reo di lesa maestà. Avanti il prossimo e sotto a chi tocca. 

Il sorcio verde



Basket | 2025-12-07 21:13:00
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