Dalla cittadinanza onoraria agli insulti: volano gli stracci tra Antonini e Tranchida
Chissà se tra qualche giorno, per il compleanno di Antonini, Tranchida farà un videomessaggio di auguri, come in passato.
La sensazione è che non sarà neanche invitato alla sobria festicciola, come l'anno scorso.
(A proposito, se per caso vi siete persi l'altissimo momento giornalistico che immortala l'ultimo compleanno, eccolo ...)
Tra Antonini e Tranchida, infatti, volano gli stracci.
Dai tappeti rossi alla polvere sotto al tappeto
C’era una volta il tempo delle strette di mano, degli annunci in pompa magna e dei brindisi nei palazzetti e negli stadi. Valerio Antonini, l’uomo con la grana, aveva appena comprato il Trapani Calcio e il Trapani Basket. E il sindaco Tranchida lo accoglieva con il tappeto rosso, felice di vedere una ventata di investimenti, visibilità, vittorie e spettacolo. La concessione del palazzetto in tempi record, un assessore, Barbara, con delega ad hoc per ogni esigenza, e una cittadinanza onoraria in tempi record.
Poi, però, sono arrivate le richieste. Una su tutte: la Cittadella dello Sport, un progetto di cui Antonini parla spesso, ma che – come abbiamo raccontato su Tp24 – ancora non esiste ufficialmente su carta, anche perchè è collocato su area demaniale. Il Comune, più volte, ha provato a spiegare la questione: “Non è competenza nostra, serve una procedura precisa”, hanno detto. Ma Antonini non l’ha presa bene.
Le provocazioni
Così è partita una campagna di frecciate pubbliche contro il Comune, e in particolare contro il Sindaco. Prima, qualche intervista maliziosa. Poi, post sui social, più o meno ironici. E infine, l’artiglieria pesante: una durissima nota del comitato “Trapani-Erice Una città”, che ha accusato l’Amministrazione di tutto: confusione, immobilismo, sciatteria.
Il comitato, però, come abbiamo raccontato qui su Tp24 ha come presidente Ignazio Grimaldi, direttore generale di Telesud, la tv locale di proprietà di Antonini.
Tranchida non ci ha messo molto a collegare i puntini. E ha risposto in una dichiarazione Tp24, che potete leggere qui, sostenendo che dietro quella che pare una “spontanea” mobilitazione civica c’è la regia mediatica dell’imprenditore romano.
"Non sbragare, Giacomo"
E qui arriva il colpo di classe – o di clava – di Antonini: un post sui social, degno di un dirigente scolastico che rimprovera un bidello un po’ svogliato.
Scrive: "È proprio vero che la politica è di chi ha la faccia come il .... Giacomo rifletti, sei un uomo intelligente e serio. Non sbragare. Abbiamo cose importanti da fare per le infrastrutture sportive che sono il futuro del territorio, ma vedo che hai tempo solo per mascariare ultimamente".
Un attacco diretto e personale. Con tanto di uso del termine “mascariare”, che a Trapani non è una parola qualsiasi.
Il sindaco non ci sta: "Trapani esiste da prima del 1200 a.C."
Tranchida, stavolta, non ha ingoiato il rospo. E ha risposto con una lunga e durissima nota stampa, in cui chiama in causa Antonini, Grimaldi, Virgilio, il cavallo di Troia e persino il carbone. Il tono è da resa dei conti: Trapani esiste da prima del 1200 a.C.”, scrive il Sindaco, “e continuerà ad esistere e proliferare a prescindere da Antonini e dai suoi preziosi e non certo disinteressati, quanto non richiesti, consigli”.
Ma la frase chiave è un’altra: “U rispettu è misuratu, cu lu porta l’havi purtatu”, antico detto siciliano che significa: il rispetto si dà a chi lo merita. Un avvertimento elegante, ma neanche troppo.
Tranchida non si limita a respingere le accuse, ma rimanda al mittente il concetto di “mascariare”, spiegandolo in modo fin troppo dettagliato: “Tingere col carbone, lasciare un segno indelebile, calunniare. Era una pratica molto usata nella sub cultura mafiosa per distruggere la reputazione di qualcuno”.
Infine, invita Antonini a “chiarirsi e chiarire pubblicamente”, e ribadisce che il Comune resta aperto a tutti, ma solo nel rispetto della legge e delle competenze.
E adesso?
La sensazione è che tra i due non ci siano più margini di recupero. I toni, da istituzionali, sono diventati personali. Le accuse, da generiche, sono passate a nomi e cognomi.
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