Un vetro crepato, l'acqua in sala macchine e il mistero di un blackout prima della tempesta. Le indagini si concentrano su un'anomalia interna. Intanto muore un sub durante il recupero del relitto.
Non un mistero internazionale, né un complotto in stile cinematografico. A distanza di quasi nove mesi dal naufragio del Bayesian, il superyacht affondato nella rada di Porticello il 19 agosto 2023, le indagini si concentrano su un’ipotesi molto più concreta: un guasto tecnico che avrebbe compromesso l’imbarcazione ben prima della tempesta.
Il veliero, appartenuto al magnate britannico Mike Lynch, imprenditore dell’high tech tra i più influenti al mondo, era considerato un gioiello di ingegneria navale, progettato per essere praticamente inaffondabile. Eppure, quella notte, colò a picco con sette persone a bordo. Una di loro, il cuoco di bordo Recaldo Thomas, non sopravvisse.
L’indizio del vetro crepato
L’elemento che sta orientando le indagini è una finestra antisfondamento crepata tra la sala macchine e la control room. Non si tratta di una rottura qualsiasi: il vetro è bombato verso l’interno, segno che la pressione dell’acqua proveniva dalla sala macchine, e che la control room, all’inizio, era rimasta asciutta.
Per la Procura di Termini Imerese, con i pm Concetta Federico e Raffaele Cammarano, si tratta di un dettaglio tecnico cruciale. A confermare la dinamica è il consulente tecnico Alessandro Biriaco, ingegnere navale incaricato insieme alla Guardia Costiera.
Ma da dove è entrata l’acqua, se tutte le porte stagne risultavano chiuse? E se lo scafo, almeno per quanto finora visibile, è integro?
Le indagini tecniche: cosa si cerca
Una parte dello scafo, la fiancata destra, è ancora nascosta dal fondale. Solo dopo il 25 maggio, con il recupero del relitto, si potrà escludere definitivamente l’esistenza di uno squarcio. Altrimenti, si dovrà pensare a una rottura interna: una presa a mare, un giunto dell’asse elica, oppure un altro punto critico vicino alla sala macchine.
Gli investigatori hanno accertato anche un altro dettaglio: l’albero maestro del Bayesian, alto 72 metri, si è spento durante la tempesta. Non era più illuminato. Perché? Il guasto avrebbe colpito il gruppo elettrogeno, situato proprio nella sala macchine. Alcuni testimoni avrebbero notato che l’albero già prima della burrasca sembrava inclinato, suggerendo che qualcosa non andasse già da ore.
Le testimonianze a confronto
Il confronto tra le testimonianze dei due velieri ormeggiati uno accanto all’altro è emblematico. Il comandante del Sir Robert Baden Powell, veliero battente bandiera olandese, ha raccontato di aver consultato l’app meteo Windy, acceso i motori e puntato la prua al vento, salvando l’imbarcazione senza un graffio.
Dal canto suo, il comandante del Bayesian, James Cutfield, ha spiegato di essere stato svegliato dall’ufficiale Griffiths, ma di non aver fatto in tempo a reagire. Stessa versione dell’ufficiale Tim Parker Eaton. Tutti e tre sono indagati per omicidio colposo e naufragio colposo.
La morte del sub e la battaglia legale
Nel frattempo, la tragedia si è allargata. Il sub Robcornelis Maria Huijben Uiben, 39 anni, olandese, è morto durante un’immersione per il recupero del relitto. Una notizia che ha riportato sotto i riflettori una vicenda che, nonostante il clamore iniziale, resta ancora priva di certezze.
Sul fronte giudiziario, la tensione è alta. Mario Bellavista, legale dei familiari del cuoco deceduto, afferma che «gli accertamenti confermeranno le ipotesi dei magistrati, che non sono affatto fantasiose». Di segno opposto la posizione dell’avvocato Giovanni Rizzuti, difensore di Cutfield, che ribadisce «l’estraneità totale del comandante e dell’equipaggio».
Ora si attende il sollevamento del Bayesian dal fondo del mare. Solo allora – forse – emergerà la verità su un affondamento che, finora, ha posto più domande che risposte.